La sua seconda regia, la commedia degli equivoci Luck-Key, è risultata campione di incassi in Corea nel 2016. Eppure prima di girare il film Lee Gye-Byeok, ex assistente alla regia di Park Chan-Wook, aveva atteso ben undici anni per rimettersi dietro la macchina da presa dopo l'esordio con La bella e la bestia. L'occasione propizia è arrivata proprio con l'esilarante pellicola che racconta lo scambio di identità tra un aspirante attore sull'orlo del suicidio e un killer che perde la memoria dopo essere scivolato in un bagno pubblico. Una pellicola che sfrutta meccanismi narrativi semplici facendo leva su situazioni improbabili, su incontri inaspettati e sulla simpatia irresistibile del protagonista Yu Hae-jin.
La vocazione per la commedia, in Lee Gye-byeok, è irresistibile e il regista spiega l'attrazione del pubblico nei confronti di Luck-Key, primo al box office per parecchie settimane, proprio con la scelta del genere. "Prima di Luck-Key era un po' che le commedie erano assenti dal grande schermo e il pubblico coreano voleva vedere qualcosa di spensierato. E poi volevano vedere Yu Hae-jin, l'attore che ho scelto come protagonista". Il regista racconta la genesi del suo hit spiegando che "Luck-Key non è un progetto originale, ma è un è un remake di un film giapponese, Key of Life, di Uchida Kenji. Io sono anche sceneggiatore e ho collaborato alla sceneggiatura con Uchida. Avrei voluto dirigere io il film, così ho avuto l'idea di fare un remake".
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Cosa non si fa per avere successo
Il segreto del successo di Luck-Key sta in buona parte nella scelta degli interpreti, la pop star Joon Lee, che porta avanti con successo una carriera parallela di attore, le splendide figure femminili e soprattutto il mattatore Yu Hae-jin. Lee Gye-byeok confessa: "All'inzio per il ruolo del killer smemorato volevo un attore bello e affascinante, ma Yu Hae-jin si è offerto per il ruolo e ha insistito perché voleva fare questo film a tutti i costi. Alla fine, visto il suo talento, ho deciso che in questo ruolo avrebbe funzionato. E' un attore molto famoso e sapevo che avrebbe dato le giuste sfumature al personaggio". La scommessa è stata vinta, in Luck-Key Yu Hae-jin e la sua mascella squadrata ci regalano risate a non finire, ma anche momenti di grande umanità".
La scelta di raccontare la storia di un aspirante attore fallito, interpretato da Lee Joon, che scambia la propria identità con quella di un uomo benestante, il quale sfonderà sul serio in tv, ci fa riflettere. Il mondo della televisione e del cinema coreano ci vengono raccontato con sguardo ironico, quasi parodistico. Se pensiamo alla lunga assenza di Lee Gye-byeok, che ha aspettato undici anni prima di girare il suo secondo film, allora acquista senso anche la critica nei confronti dell'ambiente che in qualche modo ha respinto il regista a lungo prima di riaccoglierlo in seno. Lee, però, se la ride al pensiero e ammette: "Il film che ho girato 11 anni fa era una commedia, proprio come Luck-Key, ma allora ero giovane. Anche il film era spensierato. Preparando questo nuovo lavoro mi sono reso conto di essere invecchiato. I miei personaggi lottano per arrivare a raggiungere il loro obiettivo, a realizzarsi, la società non è così comoda come sembra. Non volevo fare una parodia delle produzioni televisive, semmai volevo puntare il dito contro un fenomeno presente in Corea, quello dei giovani comparsi dal nulla che all'improvviso diventano star e tutti li vogliono. Ci saranno anche in Italia".
Una vita per far ridere
Quando racconta la sua esperienza sul set come aiuto regista di Park Chan-wook, gli occhi di Lee Gye-byeok si illuminano. Il simpatico regista si è fatto le ossa imparando il mestiere sui set di Mr. Vendetta - Sympathy for Mr. Vengeance e Old Boy. Sorridendo, ci racconta di aver "fatto anche la comparsa per Park. Il suo stile è incredibile. Per ora ho girato due commedie, vorrei fare un film più forte, ma non imiterei il mio mentore perché non mi piace la violenza. La mia indole mi porta a dirigere soprattutto commedie". Lee Gye-byeok riconosce a Park Chan-wook la capacità di creare un'atmosfera molto piacevole sul set. Il cineasta racconta: "Ho un grande rispetto per Park, è bellissimo lavorare con un regista che ama così tanto il cinema. Chiunque abbia lavorato con Park, sul set ha imparato il rispetto. Park Chan-wook non urla mai, presta attenzione a tutti, cerca di creare un'atmosfera divertente. Da lui ho imparato ad ascoltare ogni singola opinione. La differenza principale tra noi due è che quando parla, Park sta fermo. Io sono agitato e vado in giro tutto il tempo".
Se da Park Chan-wook ha appreso metodo e rispetto per i collaboratori, vista la sua passione per la commedia le fonti di ispirazione di Lee Gye-byeok sono di tutt'altro genere. Tra i modelli di riferimento, il regista guarda, infatti, all'Italia e conclude: "Per un autore di commedie il modello di riferimento resta Roberto Benigni, ma io ho una passione per Nanni Moretti. Se penso a Caro Diario mi viene subito da ridere. Da noi Nanni Moretti è piuttosto noto tra i cinefili. Lo amo perché nei suoi film la risata scaturisce da una situazione presa dal quotidiano. Mentre le commedie americane o coreane spesso hanno al centro del plot la figura dell'idiota, Nanni Moretti ti fa sentire vicino ai personaggi, loro sono proprio come te".
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