"Ci diamo del tu?", chiede, "Certo, il tu nemmeno al papa!", le rispondiamo, scherzosamente. Si fa una risata, e iniziamo una mezz'ora di chiacchierata. Alla fine, glielo diciamo: far parte delle Generazione Skam Italia è "una sorta di status"; un punto di partenza ma anche un punto d'arrivo. E le diciamo anche quanto le attrici e gli attori under 30 abbiano un approccio diverso al mestiere del cinema, riuscendo a focalizzare i propri pensieri durante le interviste. Come dimostra Lea Gavino, romana, classe 1999, che ha appena ripreso il ruolo di Viola in Skam 6, dopo essere stata protagonista, insieme all'Elia di Francesco Centorame, nella quinta stagione. "Sì, c'è un nuovo gruppo", spiega, "Il mondo delle Rebelde viene approfondito. Ma non le chiamerei più Rebelde, meglio Rebeldi... Dentro, ci sono anche Munny, interpretato da Yothin Clavenzani e Giulio, ovvero Andrea Palma. Oltre Elia".
Durante l'intervista, con Lea, abbiamo affrontato diversi temi: se Skam è una vera e propria factory, abbiamo riflettuto sull'importanza di esseri uniti - "nonostante ci abbiano spinto alla competizione" -, parlando poi di musica (è nel video di Mare malinconia di Franco126 e Loredana Bertè), e parlando di un valore fondamentale come l'onestà intellettuale. Perché poi, è questa la grande differenza di una generazione fuori dal comune: essere intelligenti. Con l'intelligenza si può arrivare ovunque. E Lea Gavino ne è la pragmatica dimostrazione.
Lea Gavino, la nostra intervista
Lea, appena ho visto Skam 6, ho pensato: sembra il primo giorno di scuola, ma da ripetenti. Un netto cambio.
Sicuramente. Nella quinta stagione c'è stato un accompagnamento tra "gruppi". In fondo, è anche una questione di scelte. Questa volta, al centro ci sono le Rebelde. La cosa divertente è che le Rebelde non sono popolari, e al primo sguardo sembrano sia delle sfigate sia delle snob. Non si fanno problemi a non andare alle feste, a restare a distanza. Ed è divertente che lo spettatore resti spiazzato, almeno all'inizio. Poi, capisce l'anima di queste quattro ragazze, e ci si affeziona.
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A proposito, le feste sono un must di Skam. Come le girate?
Il nostro metro sul set sono le feste. E ci chiediamo, quante feste mancano alla fine? Perché sono i momenti più complicati da girare. In Skam 6 c'è la festa di Pasqua, dove succede di tutto. La giornata sul set è complicata, dalla mattina alla sera sei chiusa dentro una festa, tra comparse e ciak. Bisogna stare concentrati, portando in risalto la giusta atmosfera, e improvvisando, anche.
Se uno dei temi è il perdono, Lea riesce a perdonare?
Credo di aver un carattere che vive di sensazioni. Perdono, se considero l'errore ingenuo. Nella serie, Giulio viene perdonato perché è un ragazzino. Se sbagli a quattordici anni, ci potrebbero essere delle dinamiche che non conosci, e comunque correggibili. Però, non mi concentro tanto sul perdono o sulla chiusura. Se mi fai un torto grave, o ti perdono o non ti stimo più. Perché il rapporto cambia.
Skam Italia è una sorta di Oxford. Hai percepito di essere in una serie tanto importante in fatto di casting?
Quando ho vinto il provino della quinta, ho percepito una certa responsabilità. Ma era la stessa percepita da Francesco, o da Tiziano Russo, che doveva essere all'altezza rispetto a Ludovico (Ludovico Bessegato, regista delle stationi 1-4 ndr.). Eravamo tre persone che tenevano in gioco la squadra. Dopo, quando è uscita su Netflix, mi sono resa conto del riverbero che ha nella nostra industria.
Da Skam a Una storia nera
Oltre Skam, arriverai al cinema ne Una storia nera di Leonardo D'Agostini. Viene definito un film "dalla storia ambigua". L'ambiguità è fondamentale nelle scelte di un interprete?
Sì, cercare la tridimensionalità è importante. Poi dipende dai momenti. Alcune volte vorrei fare qualcosa di drammatico, altre di più leggero. Dipende dalla vita che stai affrontando. Dipende da quello che vuoi dare. È un mestiere di sensazioni ed emozioni, e Una storia nera è capitato nel momento giusto: ho avuto modo di esplorare lati interessanti.
Un mestiere, appunto. Ma in Italia il cinema è considerato un mestiere di privilegiati.
Perché credo ci sia ignoranza, a livello pragmatico. Il cinema non è andare sul set, recitare e guadagnare. Stai tutto il giorno fuori, c'è la preparazione. È un mestiere faticoso anche a livello fisico. E l'azione fisica, richiede una concentrazione incredibile. Dovrebbe esserci più concentrazione nello spiegare cosa il cinema. E ti dico, UNITA (associazione di attrici e attori che tutela la dignità professionale degli associati, ndr.) sta facendo un grande lavoro, soprattutto con noi attori under 30.
Con ritardo, ma le cose cambiano. Perché adesso? Perché con voi?
Non lo so, forse perché siamo cresciuti con la paura trasmessa dagli altri; la paura di fare un lavoro così difficile. E l'ambiente, e i provini, e la frustrazione addosso. Se c'è tanta ambizione, ora è tutto più accessibile, e c'è la necessità di cavalcare un cinema e una cultura diversa, aprendoci alla possibilità del sogno.
A proposito di sogni. Ti ricordi la prima volta che ti hanno fermata per una foto?
Era il giorno dell'uscita di Skam 5. Non so se ero più emozionata io o la ragazza che me l'ha chiesta. Era una ragazza grande, sui trent'anni. E mi aveva fatto piacere questa cosa, ci siamo messe a parlare, è stato toccante, devo dire.
Preparazione, sogni, unione: il ritmo di una grande attrice
Hai lavorato con Franco126 per il videoclip Mare Malinconico. Lui, come altri cantautori romani, raccontano bene una certa generazione. Ne hai uno preferito?
Calcutta! Ho fatto tutti i suoi concerti. Sono una grande fan. È un innovatore, si è creato uno spazio dentro un genere, e ha un gusto musicale che sa rinnovarsi, con un gusto per la scrittura.
Ecco, ma quanto è importante ascoltare musica, andare al cinema, studiare, in questo lavoro?
Sicuramente, informarsi è importante. Essere colti e intelligenti, si ha una marcia in più. Studiare? Non è obbligatorio secondo me. Ho fatto la Volontè, perché ho sentito la necessità di intraprendere un percorso di studio. Invece mio fratello Damiano, per carattere, ha strutture che non lo hanno spinto allo studio. È più istintivo. In fondo è un mestiere creativo, non serve una laurea per farlo. Andare al cinema poi è un obbligo morale.
Tra l'altro, come generazione mi sembra vi sosteniate a vicenda.
Sostenere i film degli altri? Beh, è onestà intellettuale. Ci insegnano a vivere di competizione, ma la stessa UNITA lo spiega in altri modi: bisogna essere uniti. L'unione fa la differenza, e devi volere bene all'industria. Mi emoziona vedere tanta gente al cinema, come vedere le code per il film di Paola Cortellesi. Non sono nel cast? 'Sti cavoli! È bello che le persone vadano al cinema. È una vittoria per noi attori.
Lea, devo chiedertelo. Il gruppo dei Rebeldi ha ancora tanto da dire. E anche il personaggio di Viola, ha ancora molto da dire. Insomma, vogliamo già Skam 7. La vedremo?
(ride ndr.) Non ho idea, bisogna chiedere alla produzione! Però sì, Benedetta Santibelli e Maria Camilla Brandenburg sono brave, attrici molto credibili, come è bravo Yothin Clavenzani. Viola? Viola si è raccontata nella quinta, e ha avuto la sua voce.