Le tinte forti di Youssef Chahine
Le chaos, diretto a quattro mani dal vecchio leone della cinematografia egiziana Youssef Chahine e da Khaled Youssef, è un affresco vitale e irriverente dell'Egitto contemporaneo che mescola impegno civile, denuncia del sistema corrotto che governa il paese e sguardo antropologico sulla popolazione alle prese con la modernità. Ambientato a Choubra, caotico e popoloso quartiere cosmopolita del Cairo, Le chaos ruota attorno alla figura di Hatem, poliziotto brutale e corrotto che, protetto dalla connivenza dei superiori, tiene in scacco gli abitanti del quartiere mediante arresti arbitrari e atroci violenze. Il punto debole di Hatem è la vicina di casa Nour, giovane professoressa d'inglese, di cui l'uomo è invaghito, ma che a sua volta è innamorata dell'aitante procuratore distrettuale Cherif. La situazione precipita quando Nour riesce finalmente a coronare il suo sogno d'amore e a fidanzarsi con Cherif, evento che farà impazzire di gelosia Hatem spingendolo a un gesto estremo.
Le chaos si fa portatore di quella vivace tradizione coloristica e musicale tipica di certe cinematografie orientali, in primis quella indiana. La narrazione passa attraverso una continua alternanza di registri, comico, grottesco, (melo)drammatico: a scene di brutale violenza, tra cui le torture inflitte ai carcerati frustati a sangue solo per un accesso d'ira, si affiancano buffi siparietti che mettono in ridicolo il personaggio di Hatem, come l'uscita notturna con la prostituta, le scaramucce con la madre di Nour e il pranzo in cui il poliziotto si presenta con una parrucca per sembrare più giovane e aitante. Questa mescolanza di toni che all'inizio diverte e incuriosisce, alla lunga rischia di spiazzare lo spettatore poco avvezzo all'esotico pout pourri proposto da Chahine. Basti osservare il controverso personaggio di Hatem, interpretato con grande abilità da Khaled Saleh, che spicca nella coralità di un cast assai meritevole. Feroce carnefice dai tratti somatici simili a quelli di Saddam Hussein, Hatem è capace di trasformarsi in un attimo in un mesto Charlot, o in uno di quei personaggi da slapstick comedy destinati a soccombere perennemente contro l'eroe positivo. Egoista, sciocco e crudele, ma anche ingenuo e patetico, il personaggio del poliziotto corrotto ci viene presentato da un regista complice e ammiccante che sembra quasi volerlo rendere simpatico al pubblico per poi capovolgere la situazione con un finale drammatico e spiazzante.
L'intento principale di Chahine resta, però, quello di mostrarci la situazione politico-sociale dell'Egitto contemporaneo, alle prese con la conciliazione tra una modernità solo apparente e i retaggi di un complicato passato. Stato di polizia fintamente democratico, governato da una classe politica corrotta a tutti i livelli, dove sembra non esservi più posto per la religione, che viene invocata alla stregua di stregoneria solo per ottenere un filtro magico o un incantesimo che faccia innamorare Nour di Hatem. Al di là della volontà di denuncia, Le chaos si mostra apertamente per ciò che è, un grande feuilleton popolare animato da amori impossibili, invidie, gelosie e scaramucce, con una manciata di forti figure femminili assai diverse tra loro (la ragazza dolce e innamorata, la madre vedova che difende strenuamente la figlia, l'ex attivista politica, l'occidentale spregiudicata tutta sesso e tatuaggi) a tessere i fili della vicenda e un cattivo atipico. Vivace e frizzante fino alla fine, nonostante qualche eccessiva semplificazione che si fa perdonare grazie alla regia spumeggiante e ai continui colpi di scena, alla fine dei conti Le chaos svela come la speranza di Chahine si concentri tuttora nella ribellione, nella forza della massa che deve necessariamente lottare per difendere i propri diritti, per far prevalere legge e ordine in una nazione vessata dai retaggi di un passato dittatoriale che ancora non rinuncia ad allentare la sua morsa di ferro sulla popolazione.
Movieplayer.it
3.0/5