Come dice Joker in The Killing Joke di Alan Moore: "Basta una brutta giornata per ridurre alla follia l'uomo più assennato del pianeta". Lo stesso succede a Pinuccia e alle sue sorelle, che magari non sono pazze, ma rimpiangeranno per sempre una giornata finita malissimo. Protagonista di Le sorelle Macaluso, film tratto dall'omonima opera teatrale di Emma Dante, che la regista ha adattato per il grande schermo, Pinuccia da adulta ha il volto di Donatella Finocchiaro.
Insieme a lei tante altre attrici: sì perché Le sorelle Macaluso, presentato in concorso alla 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, e nelle sale dal 10 settembre, racconta la storia di cinque sorelle di Palermo, viste durante tre fasi della loro vita.
Abbiamo incontrato Donatella Finocchiaro proprio al Lido di Venezia, dove una sola domanda ha scatenato una risposta sentita e lunghissima: perché, come si vede nel film, spesso siamo cattivissimi soprattutto con chi ci sta più vicino? Secondo l'attrice: "Siamo esseri cattivi: siamo buoni, ma c'è anche tanta cattiveria in noi. Per esempio: la mia ex padrona di casa è una donna molto cattiva. Ce ne sono persone cattive. Io purtroppo ne ho incontrate: non tante, ma ce ne sono. È pieno il mondo di cattiveria, sennò non sentiremmo nei telegiornali quello che sentiamo. Paradossalmente, proprio in questo periodo storico del Covid e del post Covid, le persone cattive sono diventate più cattive e le persone buone sono rimaste buone. Anzi, più buone. Gli estremi e i sentimenti in questa situazione si sono acuiti, amplificati. Quello che siamo, siamo e saremo. Non è vero che questa esperienza ci ha reso migliori: non sono assolutamente così positiva. Questo cambiamento ha amplificato quello che è la società di oggi."
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La famiglia è lo specchio della società
"La famiglia, che è il cuore di questo film, è proprio l'emblema di quello che è la nostra società. È lo specchio della nostra società. Ci dobbiamo fare tante domande: se oggi un ragazzino di 21 anni muore massacrato di botte da altri ragazzini beh, signori, facciamocele delle domande. Domande su quello che siamo noi, come genitori, di quello che insegnano ai nostri figli. Perché quello che insegnano ai nostri figli sarà il loro futuro e la società di domani. Capiamo, facciamoci dei mea culpa, capiamo quello che sta succedendo. Questo film racconta la famiglia, racconta delle sorelle, che si incontrano, si amano e si odiano. La famiglia non ce la scegliamo, ci capita. Qualcuno dice che è un po' più spirituale e che noi da sopra ci scegliamo i genitori. Non lo so. Siamo così: c'è chi capita bene e chi capita male. Queste sorelle hanno comunque la necessità di stare insieme. Come succede nella famiglia meridionale, siciliana. Tu sei mio padre, mia madre, mia sorella, mio fratello, comunque ti voglio bene perché sei il mio sangue."
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"Con le dovute eccezioni perché se sei un assassino, anche se sei mio padre, non ti perdonerò. È tutto da vedere. Ho fatto uno spettacolo con delle donne che hanno vissuto in carcere, sono le mogli di boss, e giustificavano i mariti per quello che hanno fatto, perché erano i loro mariti. Ci sono dei meccanismi nella famiglia davvero molto sottili. Anche molto malati. Così come nell'amore. Quale donna sopporterebbe la violenza di un uomo, se non per amore? I pugni, quale donna vorrebbe finire massacrata? Nessuna. Però l'amore e i sentimenti malati, che purtroppo sono segni del nostro squilibrio mentale, ci fanno sopportare anche questo."