Una media di quasi dieci milioni di spettatori a puntata negli Stati Uniti (senza contare i sensazionali numeri del DVR, le video-registrazioni digitali), con uno zoccolo duro di fan incollati davanti alla ABC ogni giovedì sera, e uno Screen Actors Guild Award concesso - con generosità forse eccessiva - alla sua pur eccellente protagonista, quella Viola Davis già applauditissima per le sue superbe performance in film quali Il dubbio e The Help.
Si è appena conclusa in America la prima stagione di How to Get Away with Murder, da noi rititolato Le regole del delitto perfetto e attualmente in programmazione su Fox: il nuovo fiore all'occhiello di una dei Re Mida della TV a stelle e strisce, quella Shonda Rhimes già artefice del successo ormai decennale di Grey's Anatomy, e ora nei panni di produttrice esecutiva nonché nume tutelare per il creatore Peter Nowalk, autore di una serie che ha saputo conquistarsi di diritto lo statuto di novello guilty pleasure del piccolo schermo. E adesso che l'ultimo episodio, The Night Lila Died, ha dato risposta al quesito che ha tenuto banco per ben cinque mesi fra i teleappassionati, ovvero "Chi ha ucciso Lila Stangard?", proviamo a tracciare un bilancio di quanto Le regole del delitto perfetto ci ha offerto in questa sua stagione d'esordio, fra pregi (in primis l'efficace gestione della suspense) e punti deboli, per concludere con un commento dettagliato (a rischio spoiler!) sulla doppia puntata del season finale...
Piccoli omicidi tra amici
L'omicidio: è l'elemento chiave della serie, a partire già dal titolo (quel murder in seguito al quale è necessario to get away, ovvero "farla franca"). Da questa prospettiva, il principale punto di forza dello show di Peter Nowalk consiste proprio nella gestione parallela (benché non sempre impeccabile) di un duplice mistero: da un lato, nella linea narrativa del "presente", l'indagine sull'assassinio della studentessa Lila Stangard (Megan West), la quale - come si scoprirà fin dalle prime puntate - intratteneva una relazione clandestina con il marito di Annalise Keating, l'ambiguo Sam (Tom Verica); dall'altro, nella linea narrativa del "futuro", l'omicidio di Sam, che vede coinvolti gli allievi prediletti di Annalise, con responsabilità che saranno appurate appieno soltanto nel nono episodio, Uccidimi, uccidimi, uccidimi. Dopo le rivelazioni sulla fatidica notte della morte di Sam, e il conseguente ricongiungimento fra la storyline principale e il plot dei flashforward, le successive sei puntate de Le regole del delitto perfetto hanno rinunciato allo sdoppiamento dei piani temporali per concentrare invece tutta la tensione sugli sforzi, da parte dei giovani comprimari, per mantenere il silenzio a proposito dell'uccisione di Sam e per resistere ad un logorante senso di colpa, nonché alla paura di essere smascherati e arrestati.
Le intenzioni degli autori, tuttavia, si sono dimostrate ben lontane rispetto al morality tale: ciò che sembra interessare davvero agli sceneggiatori della serie, infatti, non è tanto approfondire i drammi della coscienza e la responsabilità etica della complicità in un delitto, quanto innescare un meccanismo da classico murder mystery in grado di stuzzicare e tener desta la curiosità degli spettatori, presentando una pluralità di possibili sospetti e ponendo i protagonisti stessi nella sgradevole podizione di possibili indiziati, dal momento in cui Sam Keating, presunto assassino di Lila, si trasforma in un cadavere 'ingombrante' che potrebbe compromettere per sempre le carriere - e perfino le esistenze - degli imprudenti tirocinanti di Annalise. E quando, all'improvviso, verranno ritrovati i (poco amabili) resti di Sam, dopo che il suo corpo era stato bruciato e fatto a pezzi, la situazione per gli allievi di Annalise si farà sempre più insostenibile, nonostante il diretto intervento della propria mentore allo scopo di coprir loro le spalle (come sappiamo, infatti, la donna era perfettamente a conoscenza della sorte in cui era incorso suo marito).
I protagonisti: the Keating Five
Se Viola Davis, sia in virtù di un indiscutibile talento d'attrice, sia per un personaggio ricco di grinta e di carisma, domina immancabilmente la scena ogni qual volta la sua Annalise appare sullo schermo, ampio spazio è occupato anche dai succitati allievi della professoressa Keating: il team dei cosiddetti Keating Five, studenti di giurisprudenza di belle speranze e di fatale ambizione, che si ritroveranno coinvolti personalmente nel mistero dell'assassinio di Lila Stangard. Dopo i tentennamenti iniziali, gli autori della serie sono riusciti a conferire una personalità ben precisa, condita da qualche ulteriore sfumatura psicologica, ai cinque tirocinanti alle prese con una rovinosa "perdita dell'innocenza" che li porterà a sporcarsi le mani di sangue. Certo, in nessun caso ci vengono regalati dei ruoli di grande spessore né davvero memorabili. Wes Gibbins (Alfie Enoch), generoso, idealista e proveniente dalla lower class, è animato da un'ingenuità a tratti quasi disarmante e da una 'purezza' non sempre credibile, ma in fondo rappresenta l'"eroe positivo" della serie; non a caso è lo studente con la quale Annalise stringerà un legame di confidenza e, a tratti, addirittura un affetto pseudo-materno, e sarà sempre lui a battersi affinché la ragazza di cui si sta innamorando, Rebecca Sutter (Katie Findlay), venga scagionata dall'accusa di aver ucciso la sua amica Lila.
Laurel Castillo (Karla Souza), tipica "brava ragazza", intelligente e sensibile, che però si lascia coinvolgere sentimentalmente con il "tuttofare" di Annalise, Frank Delfino (Charlie Weber), costituisce una sorta di controparte femminile per Wes, mentre Michaela Pratt (Aja Naomi King) è contraddistinta da un'ambizione - professionale e sociale - elevata ad assoluta priorità esistenziale, ma pure da una scarsa saldezza di nervi. Connor Walsh (Jack Falahee), affascinante e narcisista, risulta uno dei personaggi più accattivanti della serie, a dispetto di una certa inverosimiglianza nel suo repentino passaggio da tombeur d'hommes a devoto corteggiatore del suo ex fidanzato. All'esuberante Asher Millstone (Matt McGorry), l'unico fra i Keating Five a non aver preso parte all'omicidio di Sam, è affidato il compito di "epicentro comico" della serie: le sue battute goliardiche e le sue mossette buffe hanno l'evidente scopo di introdurre una nota di umorismo in un racconto altrimenti cupo e drammatico, ma non si può non ammettere che la comicità di grana grossa (e talvolta un po' greve e ripetitiva) del personaggio non sia proprio fra gli esempi più brillanti del lavoro degli sceneggiatori, a prescindere dalle capacità di McGorry.
Un guilty pleasure a sfondo legal
Come avevamo già avuto modo di rilevare in precedenza nei nostri commenti ai singoli episodi, Le regole del delitto perfetto presenta un implicito quanto inevitabile modello di riferimento, dal quale pare aver mutuato diversi elementi: Damages, insuperato capolavoro del filone legal thriller, in onda fra il 2007 e il 2012. Non soltanto per l'ambientazione nel microcosmo delle cause legali, né per le tante, possibili analogie fra la Annalise Keating di Viola Davis e l'ancor più abile e spregiudicata Patty Hewes di Glenn Close: rispetto alla determinazione granitica e alla dimensione intimamente tragica del personaggio della Close, Annalise esibisce aspetti meno definiti e convincenti, come certe sue voragini di insicurezza nel rapporto con il marito Sam e dei "momenti di cedimento" davvero esagerati (si veda l'episodio Mama's Here Now, quasi un riempitivo basato sul didascalico confronto fra Annalise e la madre Ophelia, ovvero Cicely Tyson). Tra i punti di contatto con Damages vanno inclusi anche l'importanza del rapporto fra mentore e allievo, un tema che tuttavia ne Le regole del delitto perfetto non riceve mai uno sviluppo realmente profondo (al di là di alcuni emblematici scambi di battute fra Annalise e Wes), e la costruzione narrativa a flashforward (e pure in questo caso, il paragone va tutto in favore di Damages).
Lo show della ABC, in effetti, non possiede lo spessore né l'intensità di una grande serie, né tantomeno la finezza drammaturgica o la qualità di scrittura delle maggiori perle della TV odierna. La vera ragione d'interesse de Le regole del delitto perfetto va individuata piuttosto nella sua natura di piacevole guilty pleasure, in grado (almeno finora) di non scivolare nella farsa o nell'autoparodia, risultando però sensazionalistico e sorprendente quanto basta da motivarci ad attendere di volta in volta l'episodio successivo (e in fondo, mutatis mutandis, non siamo poi troppo distanti da un altro esempio di giallo televisivo in salsa da puro divertissement, lo Sherlock con Benedict Cumberbatch). Il tallone d'Achille della serie, a tal proposito, rimangono i "casi della settimana": frettolosi, più o meno strampalati, messi in scena in maniera sbrigativa e, in genere, di scarso mordente rispetto al plot principale (e da questa prospettiva, gli autori de Le regole del delitto perfetto dovrebbero andarsi a studiare nei dettagli gli episodi di The Good Wife).
The Night Lila Died: il colpo di scena finale (spoiler!)
Nel nostro bilancio complessivo riguardante la serie con Viola Davis, non potevano mancare alcune considerazioni sul finale della prima stagione, andato in onda negli USA, in una doppia puntata, il 26 febbraio scorso (attenzione: a chi non avesse ancora visto l'ultimo episodio, e non volesse pertanto rovinarsi la sorpresa sui vari colpi di scena, consigliamo di non proseguire la lettura). Nei minuti conclusivi di The Night Lila Died, mediante un flashback risalente a qualche mese prima, scopriamo finalmente la verità sull'omicidio di Lila Stangard: a uccidere la studentessa, strangolata a mani nude e poi nascosta in un serbatoio pieno d'acqua, non è stato Sam Keating, ritenuto l'autore del delitto, né tantomeno Rebecca Sutter, sulla quale gli autori avevano provato a dirigere i sospetti del pubblico, bensì Frank Delfino, il braccio destro di Annalise e il suo uomo più fidato. Il movente? Non ben precisato, ma gli stessi flashback ci rivelano che Frank ha agito su precisa indicazione di Sam, che è quindi il mandante del crimine (l'uomo, come ben sappiamo, era l'amante di Lila e l'aveva messa incinta).
Una sorpresa? In buona parte sì, dal momento che nulla lasciava presagire un movente per Frank, né tantomeno esistevano indizi di un suo potenziale coinvolgimento nel delitto. Se pertanto alla serie va riconosciuta la capacità di averci spiazzati, emerge però anche una punta di delusione per quella che, a nostro avviso, appare come una "soluzione di comodo" non ancora giustificata dagli eventi (in tal senso, gli estimatori del giallo classico potrebbero appellarsi a un "gioco poco corretto" da parte degli autori). Con un finale in cui si accumulavano gli indizi contro l'infida Rebecca (indizi fin troppo palesi per persuaderci della sua colpevolezza), uno scenario assai più coerente avrebbe potuto vedere come ipotetica assassina Bonnie Winterbottom (Liza Weil), l'avvocato al soldo di Annalise: una giovane donna in apparenza fredda e controllata, ma anche sentimentalmente inquieta e legata da un rapporto di dipendenza, non privo di conflitti, verso Annalise. Frank è una scelta senz'altro più inaspettata, ma non del tutto giustificata: starà alla seconda stagione, ora, conferire credibilità a questo colpo di scena, illustrandoci ulteriori dettagli relativi all'omicidio di Lila.
Ma c'è ancora tempo per un altro, clamoroso cliffhanger: nell'ultimissima sequenza del finale, Annalise e Frank si interrogano l'un l'altro (professandosi entrambi innocenti) sulla responsabilità di un nuovo delitto... quello di Rebecca, il cui cadavere è stato appena rinvenuto dai due nello scantinato di casa Keating, dove i tirocinanti di Annalise l'avevano trascinata nel corso di un forsennato interrogatorio culminato in un'esplosione di isteria collettiva. Proprio quando la professoressa sembrava aver rassicurato il povero Wes, sull'orlo di una crisi di nervi, sulla necessità di credere alla versione della ragazza (e quindi alla colpevolezza di Sam), l'omicidio di Rebecca si prepara a diffondere una nuova ondata di paranoia e di sospetti sui malcapitati protagonisti. Che gli studenti di Annalise abbiano un secondo cadavere da far sparire nel nulla? Oppure stavolta saranno solo Annalise e Frank a fare il "lavoro sporco", mentre il mistero si fa sempre più fitto? Per chi vorrà avere risposta a questi interrogativi, l'appuntamento con Le regole del delitto perfetto è per il prossimo autunno...