A sette anni di distanza da Non essere cattivo di Claudio Caligari, che li ha fatti conoscere non soltanto dal grande pubblico, ma li ha uniti, Luca Marinelli e Alessandro Borghi tornano a dividere un set che parla di un'amicizia. Le otto montagne, tratto dall'omonimo romanzo di Paolo Cognetti, racconta la storia di Pietro e Bruno, ragazzi che sentono il richiamo della montagna.
In sala dal 22 dicembre, Le otto montagne è una storia potente, che si mette accanto a persone unite nel profondo, anche se non si vedono così spesso, senza giudicarle. A fare da sfondo una natura maestosa, che, come dice Bruno, il vero montanaro tra i due protagonisti, "solo gli snob di città chiamano natura".
Diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, già registi di Alabama Monroe e Beautiful Boy, anche sceneggiatori, il film ha vinto il Premio della giuria (ex aequo con EO di Jerzy Skolimowski) al Festival di Cannes 2022. È proprio lì che abbiamo incontrato i due attori, felici di poter tornare a recitare insieme.
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Le otto montagne: Luca Marinelli e Alessandro Borghi di nuovo insieme
In Le otto montagne Luca Marinelli e Alessandro Borghi fanno a gara di bravura. Ma non mettono in atta una competizione malsana, no: sono l'uno al servizio dell'altro. Una cosa bellissima, che rende l'interpretazione di entrambi migliore. C'è un altro campo da gioco però su cui si sfidano: quello della barba. Marinelli ammette la sconfitta in questo campo: "La sua è più bella, più piena". Una "barba vera" come dice il personaggio di Bruno.
Scherzi a parte, nel film sono al centro di un amore vero, quello tra due ragazzi che sono amici, ma è come se fossero fratelli. Per Borghi è stato molto bello: "Tornare a condividere con Luca un progetto che parla di amicizia in senso assoluto è stato un grande privilegio, un regalo. Un po' perché partivamo un po' avvantaggiati dalla grande amicizia che ci lega da ormai sette anni, da Non essere cattivo, e poi perché siamo stati accompagnati da una serie di persone che hanno resto questa esperienza indimenticabile. I nostri registi, Charlotte e Felix, Paolo Cognetti, che ha scritto il libro, persone che hanno fato parte della montagna, con la montagna. È stato bello arrivare sul set, sapere di avere Luca vicino e non dovermi preoccupare di un sacco di cose. Sapere che sarebbe stato tutto estremamente organico e una scoperta continua".
"Povere parole, poveri pensieri"
La battuta "povere parole, poveri pensieri" è una delle chiavi di lettura del film, in cui, citando il buon Nanni Moretti, le parole sono molto importanti. Borghi rivela l'origine: "Questa battuta all'inizio non c'era nel film. Abbiamo aggiunto un po' di cose. Anche se non è farina del mio sacco: le ho sentite da persone che sono state fondamentali per me per la creazione di Bruno. Questa battuta in particolare viene da Remigio, uno dei più grandi amici di Paolo: un giorno sono andato a casa sua a fargli un miliardo e mezzo di domande. Mi sono fatto raccontare com'è iniziato il suo processo di scoperta della lettura. E lui mi ha detto questa cosa parlando di libri. Mi ricordo che rimasi abbagliato da questa cosa e ho chiesto a Felix se potevamo metterla nel film".
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Per Marinelli invece: "Per Pietro l'anima di Bruno è fondamentale. Le poche frasi che gli dice, questa e quella davanti al falò, io quando una cosa mi piace la faccio, sono come illuminazioni. Sono poche parole con molti pensieri! Con un pensiero forte dentro, che sono benzina per il motore di Pietro. Loro si nutrono l'un altro".
Riscoprire padri o trovare dei fratelli?
Un'altra figura importante del film è quella di Giovanni (interpretato da Filippo Timi), padre di Pietro, che però va più d'accordo con Bruno. Cos'è più importante? Riscoprire i nostri padri o trovare dei fratelli, anche se non di sangue? Per Borghi: "Questa è una domanda molto impegnativa: perché io per fortuna un padre ce l'ho. E lo amo molto. Chi non sa chi sia il proprio padre immagino possa avere il bisogno di volerlo riscoprire. Io tendo sempre ad andare avanti: l'importanza di trovare le nostre persone la trovo assoluta".
Marinelli: "Padri, madri. Il personaggio di Pietro ha la pazienza di osservare i suoi genitori dopo. In un momento in cui con uno dei due non ci può più dialogare. Secondo me è bello trovare prima questa pazienza. Perché, comunque, qualsiasi cosa loro fanno è fatta con amore. Soprattutto è importante incontrare le persone: come ogni film è un'avventura, un viaggio. Come il nostro: abbiamo avuto questa fortuna di incontrarci e questo secondo film ci ha permesso di conoscere nuove persone insieme. Ogni film è un'occasione per essere curiosi, incontrare e riconoscere gli altri".