Durante la conferenza stampa de Le otto montagne, pellicola diretta da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che a detta degli stessi cineasti ha come vera protagonista la Valle d'Aosta, Alessandro Borghi e Luca Marinelli hanno parlato estensivamente del film, concentrandosi su com'è stato tornare a recitare nei panni di due migliori amici a distanza di sette anni da Non essere cattivo, il celebre lungometraggio del 2015 diretto da Claudio Caligari. Borghi, evidentemente più ferrato di Marinelli per quanto concerne la lingua inglese, si è anche lasciato andare regalando al pubblico della conferenza della Kermesse francese una risposta esauriente relativa al metodo Stanislavskij di cui, a quanto pare, non sembra essere un grande fan.
Avendo già recitato nei panni di Vittorio e Cesare in Non essere cattivo, film presentato il 7 settembre 2015 alla 72ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia riscuotendo un ottimo successo, Alessandro Borghi e Luca Marinelli non hanno avuto difficoltà a calarsi nei ruoli di Pietro e Bruno in questa pellicola tratta dal romanzo omonimo di Paolo Cognetti, vincitore del premio Strega. Alla domanda: "Avete già recitato nel ruolo di due migliori amici, è una coincidenza che lo abbiate fatto di nuovo e vi è stato d'aiuto quando avete iniziato a prepararvi per questo film?", Borghi ha risposto dicendo: "Si, abbiamo fatto un film che era molto importante per noi chiamato Non essere cattivo, sono passati sette anni. Ma se penso a questo progetto la risposta è si, Pietro e Bruno hanno qualcosa in comune con quei personaggio, Vittorio e Cesare. Abbiamo praticamente invertito i dettagli emotivi dei personaggi."
Alessandro, Luca e l'amicizia davanti alle telecamere
Per Borghi non è stato affatto difficile calarsi nel personaggio e al fine di tornare a recitare al fianco di Marinelli nei panni di due amici doveva semplicemente pensare alla loro vera amicizia: "Io adoro Bruno quindi è facile per me, non devo far finta che mi piaccia. E questo è un punto di partenza essenziale per costruire qualcosa che sia incredibilmente vicino alla realtà, ovvero quello che devo fare ogni volta che conduco delle ricerche per un personaggio. Avevamo delle ottime fondamenta per costruire qualcosa con i personaggi di Bruno e Pietro con l'aiuto di questi due grandissimi registi, che ci hanno sostenuto molto, e con l'aiuto delle montagne che, sin dall'inizio, per quanto mi riguarda, sono state le vere protagoniste di questa storia. Abbiamo avuto la possibilità di stare sulle montagne, di viverle con la guida incredibile che è Paolo Cognetti, lo scrittore del libro. In un certo senso tutto quello che doveva accadere è accaduto, è stata una scoperta continua e ogni volta che ci sentivamo distaccati dovevamo semplicemente ricordarci che ci volevamo bene e tutto diventava molto semplice per noi."
Anche Marinelli trova che sia stato estremamente facile tornare a recitare accanto al suo storico collega: "Avevamo questa amicizia già da prima quindi abbiamo usato questo filtro per creare questa nuova amicizia tra Pietro e Bruno. In un certo senso è stato facile ma dovevamo anche interpretare due persone che erano completamente diverse da noi. Tutto sommato non è stato complicato perché lo abbiamo fatto insieme, proprio come sette anni fa. Eravamo professionalmente distanti e poi ci siamo rincontrati su queste montagne con queste persone meravigliose che sono qui con noi oggi. Mi rivolgo proprio a voi: desidero ringraziarvi per la vostra onestà, per il vostro coraggio e... per il vostro cuore."
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Alessandro Borghi e il metodo Stanislavskij
Una giornalista, durante la conferenza, ha chiesto ad Alessandro Borghi di parlare di com'è stato prima calarsi ed inseguito abbandonare il suo personaggio, al che l'attore italiano ha spiegato: "Non sono molto interessato al metodo Stanislavskij quindi per me, e questa è solo la mia opinione, è importante dividere la vita reale da quella dei personaggi. A volte si crea una tale confusione quando si mischiano le due cose, alla fine in Italia quando finisce la giornata lavorativa dobbiamo andare in banca o dal commercialista, dobbiamo fare un sacco di cose e non è possibile restare nel personaggio nella vita reale."
Proseguendo nella conversazione, l'attore ha spiegato che il senso di libertà che ha provato sul set è stato essenziale per portare a termine il lavoro: "La cosa migliore è che è stato un viaggio così incredibile e pieno di amore e di fiducia e per questo motivo non ho dovuto pensare molto a cosa avrei dovuto fare per portare a termine la mia, la nostra, performance e cose del genere. Non abbiamo parlato molto dei personaggi, né tra noi né con i registi, abbiamo recitato e abbiamo selezionato ciò che andava bene scartando il resto. È stata davvero una scoperta continua costruita su una base di fiducia e libertà. Mi sono sentito molto libero sin dall'inizio e credo che quello sia il punto di partenza necessario per essere in grado di portare a termine il lavoro. Devi eliminare il giudizio, il tuo ego, e lavorare con gli altri. Ho avuto l'incredibile opportunità di lavorare con questo grandioso team."
A questo punto Alessandro Borghi non ha potuto fare a meno di mascherare un'evidente confessione attraverso un'esilarante battuta: "Alla fine del film ho pensato che sarebbe stato fantastico se avessimo avuto la possibilità di girare per altri due anni, l'ho chiesto ai produttori a dire la verità... davvero, è stato fantastico, il set era come una grande famiglia e io ho sentito la necessità di raccontare questa storia nel miglior modo possibile."