Le sorelle Yusra e Sarah Mardini sono cresciute in quel di Damasco con il sogno di diventare nuotatrici e partecipare alle Olimpiadi. Una speranza coltivata dal padre che, dopo aver avuto sei figlie femmine, ha deciso di allenarle a fondo affinché potessero raggiungere i loro obiettivi. Lo scoppio della guerra in Siria ha però drasticamente cambiato le priorità e ora le due ragazze prendono una decisione che potrebbe cambiare per sempre le loro vita e la carriera agonistica.
Come vi raccontiamo nella recensione de Le nuotatrici, Yusra e Sarah decidono infatti di intraprendere un pericoloso viaggio che le conduca fino in Europa, per la precisione in Germania, prima che fuggire dal Paese natale diventi un'opzione impraticabile. Insieme al cugino prendono un aereo per Istanbul e da lì poi cercano di arrivare nel Vecchio Continente come tanti altri profughi e richiedenti asilo: dovranno affrontare una pericolosa traversata in mare aperto, per poi finire a lottare contro le politiche di respingimento e infine impigliate nelle tenaglie della burocrazia. Ma il loro sogno, quello di nuotare e prendere parte alle Olimpiadi di Rio, è sempre vivo e vegeto...
Contro tutto e tutti
Una storia di abnegazione, coraggio e sacrificio quella raccontata in questo film biografico che ripercorre la vera storia delle sorelle Mardini. Una storia che non poteva non diventare un film, carica com'è di significati nel suo ergersi da vicenda intima e personale aperta a metafora sulla condizione e le difficoltà vissute sulle propria pelle da chi è in cerca di un posto migliore dove vivere.
Le nuotatrici è un film quanto mai attuale che si carica di speranza e amarezza, capace di tratteggiare le psicologie delle due giovani protagoniste con un approccio sincero e sentito, mai schiavo del patetismo ma sempre pronto ad innescare slanci emotivi di rilievo, complice una regia che nonostante alcune lungaggini - la durata supera le due ore - sa dove e come colpire, con una manciata di scene capaci di creare un solido climax e una tensione generale costante nell'odissea delle sorelle.
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L'inizio della fine
Sorelle che conducono una vita come tutte le loro coetanee almeno fino al giorno in cui gli aliti di guerra fanno suonare in loro un campanello d'allarme. Di grande effetto la scena nella discoteca all'aperto mentre sullo sfondo cittadino, in lontananza, si susseguono esplosioni e il fumo si diffonde tra i palazzi. Quando le bombe cominciano a cadere la fuga è il solo mezzo possibile per poter sperare non soltanto di sfuggire agli orrori dell'imminente conflitto ma anche di poter gareggiare per il proprio popolo anche se a migliaia di chilometri di distanza. Un sogno che dovrà cozzare in parte con la realtà quando la sola possibilità diventa quella di partecipare alle Olimpiadi nella squadra dei rifugiati, organizzata ah hoc per la suddetta edizione.
Diviso in tre parti distinte - la quotidianità prima della guerra, il viaggio della speranza e infine l'attesa, ormai al sicuro, sia dell'asilo che della partecipazione olimpica - Le nuotatrici possiede pur nel suo apparente schematismo una certa profondità, anche per via di personaggi secondari e situazioni corollarie in grado di restituire verosimiglianza alla narrazione.
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Un'odissea contemporanea
Il dramma è ovviamente imperante nelle fasi salienti della vicenda, relative al tragitto che Yusra e Sarah hanno dovuto percorrere per arrivare infine in terra tedesca: dalla Turchia alla Grecia, per poi avere a che fare con il muro ungherese - i notiziari ci ricordano i passaggi più crudi e crudeli che ebbero luogo al confine qualche anno fa - e infine con l'agognata meta finale, che da terra di salvezza rischia di trasformarsi nell'ennesima prigione.
Poco importa se soltanto una delle protagoniste potrà effettivamente realizzare il proprio sogno, giacché anche l'altra ha modo di trovare il proprio scopo nella vita e mettersi al servizio dei più deboli, di coloro che hanno deciso di tentare il suo stesso destino. Come ci informano le scritte in sovrimpressione durante titoli di coda le due hanno avuto a che fare con percorsi diametralmente opposti e conseguenze assai diverse, ma entrambe sono riuscite ad assurgere a simboli di speranza per un popolo martoriato. Due supereroine, come amano etichettarsi tra di loro, impossibili da non amare.
Conclusioni
Due sorelle siriane che hanno il sogno di gareggiare alle Olimpiadi si trovano costrette ad abbandonare il proprio Paese allo scoppio della guerra e cercano rifugio in Europa nel tentativo di coltivare le loro ambizioni agonistiche. Un viaggio della speranza, che le accomuna ad altre centinaia, migliaia, di profughi in cerca di un posto migliore. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de Le nuotatrici, questo film biografico ispirato alla vera storia delle sorelle Mardini è intenso e credibile, abile sia nel trattare le psicologie delle due protagoniste (interpretate magnificamente da Manal e Nathalie Issa) che nel raccontare il dramma vissuto dai rifugiati: il tutto, ed è un merito non da poco, senza cedere alla retorica spicciola o al patetismo strappalacrime. La regista Sally El Hosaini trova sempre la giusta chiave di lettura, riuscendo a emozionare nella gestione dell'intimità psicologica delle due ragazze e con una manciata di scene madri che assumono molteplici significati, aprendosi ad altrettanti spunti di riflessione.
Perché ci piace
- Le protagoniste, anch'esse sorelle come i loro personaggi, sono intense e credibili.
- Una regia che scava nel dramma con lucidità, riuscendo a emozionare senza ricorrere a soluzioni facili.
Cosa non va
- Le due ore e dieci di durata possono risultare parzialmente eccessive.