Siamo abituati oramai a vedere serie dedicate ai personaggi più problematici e dibattuti della nostra storia e contemporaneità, facendoci spesso scoprire personalità di altre nazioni che magari non conoscevamo perché il loro "fenomeno" o "scandalo" non era arrivato sui nostri lidi. E il racconto di truffatori o sedicenti tali in titoli come WeCrashed, The Dropout, Wanna, Painkiller sta per aggiungere un nuovo elemento alla propria scuderia. Ve lo presenteremo nella recensione de Le mille vite di Bernard Tapie, la nuova serie originale francese dal 13 settembre su Netflix. Un uomo che non ha vissuto solamente una vita, proprio come indica il titolo, bensì tante esistenze per come ha saputo continuamente rinascere dalle proprie ceneri e reinventarsi, spesso a discapito degli altri ma non solo: una figura sottilmente e pericolosamente in bilico tra il benefattore e il truffatore.
Bernard Tapie, bugiardo patologico o inventore geniale?
Si dice che i gatti abbiano nove vite. Bernard Tapie, il protagonista della serie Netflix, potrebbe averne molte di più e le vediamo tutte nei sette episodi che compongono la miniserie. Un disclaimer iniziale ci avvisa subito che per quanto queste molteplici esistenze siano testimoniate e documentati dai suoi affari che sembrano non avere fine, la vita personale e i dialoghi privati sono totalmente romanzati. Quasi a voler mettere le mani avanti da parte degli autori per tutelarsi, intuizione che non ha sicuramente caratterizzato il controverso personaggio al centro dello show.
Questo perché nelle varie imprese e carriere che cuce su se stesso e sulla propria immagine - dall'aspirante cantante all'imprenditore di elettrodomestici, dal fornitore di un servizio accelerato di assistenza ai malati di cuore al restauratore di aziende sull'orlo del fallimento, solo per fare alcuni esempi e farvi capire la folle varietà del suo operato - è sempre stato da un lato audace e coraggioso, dall'altro irresponsabile e fin troppo ambizioso. Figlio di un operaio che aggiustava caldaie, viene mostrato come abbia sempre voluto arrivare in alto, in cima al successo, e spesso attraverso metodi non convenzionali e soprattutto rischiosi per sé e per i propri cari, che continuava a coinvolgere nelle proprie idee di impresa che spacciava come geniali nonché come il futuro dell'economia francese.
Diventare Bernard Tapie
Laurent Lafitte riesce a calarsi bene nei panni del protagonista Bernard Tapie, rendendolo non troppo detestabile ma nemmeno troppo amabile agli occhi del pubblico, riuscendo così ad impersonare la figura problematica che rappresenta per la popolazione francese. Un uomo che non ha mai guardato in faccia a nessuno pur di raggiungere i propri scopi ma che allo stesso tempo aveva a cuore la propria famiglia e i propri dipendenti, che considerava un secondo nucleo affettivo. Eppure vediamo come spesso cadesse in depressione e si piangesse addosso e in questo sarà la figura femminile più importante della sua vita, ovvero Dominique (Joséphine Japy) a tirarlo su nei momenti più bui, e viceversa.
Ciò che la figura di Tapie vuole denunciare è la disparità sociale negli anni '60 e '70 e l'aspirazione ad occhi aperti che caratterizzava la sua persona, che sembra voler ottenere il lusso per "vendicarsi" dei ricchi figli di papà con cui anche da adulto si ritrova ad avere a che fare, che non si sono mai guadagnati nulla ma hanno sempre ereditato il successo e che lo guardano con disprezzo. Eppure è lui stesso a voler fare la minor fatica possibile per ottenere la fama, passando sopra ai propri affetti e alzando sempre la posta in gioco, spesso troppo in alto, facendo il passo più lungo della gamba, come dice il celebre proverbio. Allo stesso tempo però vediamo il suo buon cuore, nel voler far avere alla propria famiglia il benestare che non aveva mai avuto in casa.
Un truffatore romantico
Ciò che Le mille vite di Bernard Tapie fa in un modo originale rispetto alle altre storie e serie di questo tipo, è trasmettere il messaggio di credere nei sogni a tutti i costi. Bernard Tapie infatti aveva totale fiducia non solo nei propri desideri ma anche in quelli di chi gli stava accanto, ritenendo che non fosse mai troppo tardi per inseguirli. Fascino e carisma, le due caratteristiche principali di un ottimo venditore sono anche quelle portate sullo schermo da Laurent Lafitte, che non manca di mostrare però anche il lato quasi romantico della persona dietro il personaggio. Come spesso accade quando si racconta tanto l'ascesa quanto la caduta di un tale uomo "d'affari", ma che in questo caso è da moltiplicare al quadrato per quante vite ha vissuto Bernard Tapie, anche quando sembrava finito, senza possibilità di redenzione agli occhi del tribunale e dell'opinione pubblica. Proprio come recita il titolo.
Conclusioni
Abbiamo parlato di un diverso modo di raccontare l’inseguimento dei propri sogni nella recensione de Le mille vite di Bernard Tapie. Questo perché la serie francese originale Netflix mostra entrambi i lati della combattuta e dibattuta figura pubblica che è stata Tapie: dalla politica allo sport, fino alle aziende di cui è stato presidente, sempre al limite della legalità e spesso coinvolgendo i propri familiari nei suoi schemi economici tanto geniali quanto pericolosi.
Perché ci piace
- Laurent Lafitte incarna bene entrambe le facce del personaggio pubblico francese.
- Dedicare ogni episodio ad una delle vite, in un certo senso, del protagonista.
- La figura di Dominique.
Cosa non va
- Lo spazio per i personaggi secondari è davvero residuale.
- La regia non è banale ma nemmeno indimenticabile.
- Il disclaimer iniziale lascia qualche perplessità, soprattutto quando si assiste ad alcune trovate narrative al limite del ridicolo.