Ci sono attori che rimangono rinchiusi dentro certi ruoli per tutta la vita, ingabbiati nei loro alter ego in celluloide dentro i quali ristagnano per anni senza riuscire ad evadere mai davvero (pensiamo ad Elijah Wood con Frodo o a Keanu Reeves con il suo Neo). Altri, invece, riescono ad entrare e uscire dai loro personaggi con invidiabile versatilità, a prestarsi al cinema con destrezza senza rimanere avvinghiati ad una sola, memorabile performance. Senza dubbio Christian Bale appartiene a quest'ultima categoria.
Talento gallese dal fascino ambiguo, scoperto giovanissimo da Steven Spielberg ai tempi de L'impero del sole, è stato Bruce Wayne, John Connor e Mosè; ruoli pesanti, dai quali non è mai stato schiacciato. Sopravvissuto ad ogni sua nuova incarnazione, Christian Bale possiede un viso dai mille volti, spigoloso e beffardo, eroico e allo stesso tempo inquietante.
Un attore che concepisce l'arte del recitare non come semplice prestito all'immagine filmica, ma soprattutto come affitto di nuovi corpi, altre vite da ospitare dentro di sé, da portarsi addosso grazie ad un trasformismo fisico al limite del fanatico. Chili persi e guadagnati scandiscono una carriera impreziosita da tanti ruoli significativi e collaborazioni con i migliori autori del cinema mainstream e indipendente. Persona dal carattere difficile, sullo schermo vive in bilico tra la violenza inflitta e quella subita, la vittima e il carnefice, senza mai dimenticare di trasmettere umanità ai suoi personaggi. Christian Bale sarà anche capace di dividere le acque, ma di certo non pubblico, critica e addetti ai lavori, tutti estimatori di un attore che riscopriamo attraverso le sue dieci interpretazioni più significative.
10) The New World - Il nuovo mondo
Prima collaborazione con Terrence Malick (la seconda è in arrivo con l'imminente Knight of Cups) in una versione inedita del classico racconto di Pocahontas. Lo stile poetico e celebrativo del regista texano indugia sullo spettacolo naturale e contrappone due figure maschili molto diverse tra loro. Se il John Smith di Colin Farrell è un uomo semplice, John Rolfe è più complesso e sofisticato. Quella di Bale è una breve apparizione, ma sufficiente per costruire un personaggio che prende presto atto di essere sempre messo in secondo piano nel cuore della bella indigena della Virginia. Una consapevolezza dolorosa ma vissuta con lucida dignità.
9) Harsh Times - I giorni dell'odio
Traumi bellici difficili da digerire per un reduce di guerra che tenta di trovare la retta via. Un tema caro al cinema americano che ritorna in un film crudo e realistico che si sofferma sull'impossibilità di vivere la normalità del quotidiano. Bale sopprime dentro di sé un malessere latente ed enorme, pronto ad emergere nello sguardo smarrito di uomo afflitto dalla Sindrome del Golfo.
8) Il fuoco della vendetta
Una storia di provincia ambientata in una periferia balorda all'ombra di una grande e silenziosa acciaieria. Tra violenza insensata e brutte compagnie, Russell Baze si addentra in un mondo torbido pur di salvare suo fratello e tutto crolla inesorabilmente. Un personaggio arido, rinsecchito dal luogo in cui è costretto a muoversi, eppure capace d'amare, ma dicendo soltanto "addio".
7) La trilogia de Il cavaliere oscuro
Diventare il Cavaliere Oscuro non significa soltanto gestire la dicotomia Bruce Wayne-Batman, perché affrontare una trilogia impone di vivere tante sfumature diverse di un personaggio con due anime. Diretto da un Christopher Nolan votato ad un realismo più credibile della versione gotica di Tim Burton, l'attore è riuscito ad incarnare ogni grammo dell'eroe DC Comics, prima gestendo la sua giovinezza, piena di rancore e spavalderia, poi crescendo assieme a lui, maturando grazie ai preziosi consigli di Alfred e caricandosi di responsabilità personali (prima) e collettive (poi). Da essere umano e simbolo. Un passaggio reso possibile grazie ad un eroe che concilia prestanza fisica e ingegno, dolore e sacrificio. E quel sorriso finale, con il quale Bruce saluta Alfred e si congeda dal pubblico, ha il sapore di una liberazione suprema.
6) L'alba della libertà
Ad impreziosire il già invidiabile curriculum dell'interprete britannico arriva anche Werner Herzog con un'opera mai arrivata nei cinema italiani. Ambientato nel corso del conflitto in Vietnam, L'alba della libertà adotta la prospettiva dei prigionieri di guerra, dei piani sussurrati, delle speranze frustrate. L'attore gallese vive ancora una volta sul suo corpo il passaggio da aviatore sicuro di sé a vittima con poche certezze.
5) The Prestige
Al tramonto dell'epoca vittoriana, essere prestigiatori non è cosa facile. La scalpitante tecnologia rende l'occhio del pubblico meno portato alla meraviglia e stupire la platea diventa quasi un'ostinazione per Angier e Borden, due illusionisti, vecchi amici ormai entrati in un gioco fatto di vendette reciproche. Un duello dalle derive quasi steampunk in cui il tema del doppio emerge poco alla volta, proprio grazie all'abilità di Bale, qui scisso tra due vite, due donne, vita pubblica e vita privata. Premesse, svolte e prestigio, i tre atti di ogni magia sono anche quelli di un grande film sull'ostinazione umana.
4) American Hustle - L'apparenza inganna
L'apparenza inganna, ma nell'ultima fatica di David O. Russell prescindere dall'aspetto esteriore è quasi impossibile tra bigodini, smalti, riporti e abiti kitsch. Il regista americano sovraccarica i suoi personaggi con strati di artificio e distrae lo sguardo del pubblico attraverso i codici di genere (truffa, microcamere, valigette, bulli e pupe). Sembra il classico film che gioca a "guardie e ladri", tra spionaggio e doppi giochi, ma la grandezza di American Hustle sta nello svelare le dinamiche della messa in scena, nella vita come nel cinema. Una pellicola che ragiona sul senso dell'artificio e che cela, sino alla fine, una storia d'amore retta da una meravigliosa Amy Adams e un Christian Bale imbolsito e passivo, capace di dire tutto attraverso gli occhiali da sole, dentro un personaggio in stato di (dis)grazia sin dalla scena d'apertura.
3) L'uomo senza sonno
Senza dubbio una delle più impressionanti prove fisiche e mentali mai sostenute da un attore. Poco prima di aumentare la propria massa fisica per diventare il paladino di Gotham, Bale si nutre di sole mele e scatolette di tonno, eccede in caffeina e tabacco e arriva a pesare 55 chili. Ma a svuotarsi è soprattutto lo sguardo, a fuoriuscire non sono solo le costole ma anche le sue pupille immerse in uno stato allucinatorio in cui Trevor vaga, perso tra il sonno e la veglia. Un film disturbante, un incubo lucido vissuto ad occhi spalancati grazie ad un personaggio-ombra al limite dell'inconsistenza.
2) American Psycho
Prima di Batman venne Bateman. Protagonista del celebre romanzo di Bret Easton Ellis, il giovane Patrick è il simbolo dell'ottimismo yuppie tipico degli anni Ottanta, invaso da edonismo sfrenato ed egocentrismo da esibire con fiero orgoglio. Bale dà corpo ad un pazzo scatenato che nasconde la sua libido malata sotto una maschera di normalità e successo per poi esplodere dentro un delirio senza ritorno. Una grande prova d'attore per un piccolo cult.
1) The Fighter
"Perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi" diceva papà Wayne. Consiglio prezioso anche sul ring e ancor di più nella vita. A Dicky Eklund è successo in entrambi i campi, ex grande pugile ora caduto in disgrazia e nel vicolo cieco della tossicodipendenza. Messo in ombra dal giovane fratello Micky Ward, Dicky trova un motivo per rimettersi in corsa e riscattarsi agli occhi della sua amata famiglia. David O. Russell regala a Bale un ruolo memorabile da Premio Oscar, ancora una volta giocato sul fattore fisico, elemento fondamentale per mettere in scena la vita vera di un uomo che lotta contro se stesso e la facile tentazione di non essere più qualcuno. La voce, le espressioni, l'andatura dinoccolata, ogni movimento di Bale richiama la fatica e l'inquietudine del vivere, lasciando sempre aperto un piccolo varco di empatia nei suoi confronti.