Prima di addentrarci in questa recensione di Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean, una doverosa premessa: JoJo no Kimyō na Bōken, come si intitola in patria, è uno dei manga più longevi che siano mai stati pubblicati. Diviso in otto parti o saghe, ma una nona è in arrivo, conta ad oggi 131 volumi: l'autore, Hirohiko Araki, ha cominciato a disegnarlo nel lontano 1987, ispirandosi inizialmente a Ken il guerriero per poi prendere una direzione tutta sua nel giro di pochi anni. In Italia, il manga ha cominciato la sua corsa editoriale nel 1993, e oggi è uno dei fumetti più amati e rispettati per vari motivi, non ultimo l'affetto che l'autore nutre nei confronti del nostro paese, citato a più riprese e qualche volta addirittura protagonista.
Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean, appena arrivato su Netflix, va specificato che non è la prima trasposizione animata de Le bizzarre avventure di JoJo. Nel corso di questi trent'anni o più si è provato diverse volte a trasformare l'opera di Araki in un anime, ma solo negli ultimi tempi si è trovata la quadratura del cerchio con lo studio d'animazione David Production che, pian piano, partendo dall'inizio, ha preso a trasformare in cartone animato ogni saga del manga, e persino lo spin-off Così parlò Rohan Kishibe, anch'esso disponibile su Netflix.
Ma chi o cos'è JoJo?
Per chi non lo sapesse, Le bizzarre avventure di JoJo racconta le disavventure della famiglia Joestar, che cominciano nell'Inghilterra del 1900 e si sviluppano nelle successive generazioni: JoJo è il soprannome dei vari protagonisti che, in un modo o nell'altro, si ritrovano sempre quelle due sillabe nel nome, per esempio JOnathan JOestar, JOtaro KuJO, GIOrno GIOvanna e così via. Hirohiko Araki imbastisce un nutrito cast di comprimari e avversari, ma riesce sempre a inventarsi conflitti nuovi e originali sfruttando le assurde peculiarità dei personaggi e dei loro super poteri, solitamente chiamati Stand: emanazioni psichiche che garantiscono le capacità più insolite.
Pur essendo un anime di tipo "shonen", cioè per ragazzi adolescenti, JoJo è tutt'altro che banale. Araki è un genio della narrativa che riesce a strutturare complicati scontri di strategia che raramente si risolvono in scazzottate. Le atmosfere spaziano dal thriller all'horror alla commedia, contestualizzando diversamente ogni saga. La varietà di personaggi, poteri e situazioni, unita a uno stile grafico estremamente ricercato che è valso all'autore addirittura una collaborazione con Gucci, hanno conquistato anno dopo anno prima i lettori, poi gli spettatori, e la distribuzione di Stone Ocean su Netflix promette di allargare quel bacino ancora di più. Non fosse per un piccolo problema tutto italiano.
Dove sono finite le altre saghe?
Il nostro portale italiano di Netflix aveva già in catalogo Le bizzarre avventure di JoJo da parecchio tempo, e per la precisione due stagioni: Phantom Blood/Battle Tendency e Stardust Crusaders. La suddivisione dell'anime in stagioni è, a dire il vero, abbastanza fuorviante. La prima stagione, così proposta, comprende in realtà le prime due "parti" dell'opera a fumetti, divise in 26 episodi. La seconda stagione, 48 episodi, è una trasposizione animata della terza "parte" del manga. Il nuovo arrivo, Stone Ocean, è in corso di serializzazione: su Netflix troviamo infatti i primi 12 episodi, che coprono i primi 6 volumi circa del manga su 17 in totale. I restanti episodi arriveranno prossimamente, ma il problema è un altro, e cioè che Stone Ocean è la sesta parte dell'opera a fumetti.
Tra Stardust Crusaders e Stone Ocean, infatti, ci sono altre due parti di enorme importanza: Diamond is Unbreakable e Vento Aureo. David Production ha già lavorato alle trasposizioni animate di queste due saghe, che sono peraltro disponibili su Netlifx in altri paesi, per esempio gli Stati Uniti. In Italia, invece, sono state scavalcate, probabilmente per una questione di diritti, ed è un peccato perché Vento Aureo, nella fattispecie, racconta una lunga avventura tutta ambientata in Italia che sfiora le più importanti città dello stivale. Fortunatamente Stone Ocean si ricollega soltanto in minima parte a quelle due stagioni della serie animata, quindi passando direttamente da Stardust Crusaders alla nuova stagione non perderete grossi pezzi per strada.
Ma parliamo di Stone Ocean
C'è da dire che, avviando il primo episodio di Stone Ocean, abbiamo avuto una graditissima sorpresa. Invece di essere in lingua originale, soltanto sottotitolato in italiano, come le due stagioni già disponibili, Stone Ocean è stato completamente doppiato nella nostra lingua. Le voci ci sono apparse convincenti e azzeccate, e la nostra speranza è che il ritardo nella pubblicazione di Diamond is Unbreakable e Vento Aureo sia dovuto alla decisione di doppiare anche quelle due stagioni.
Stone Ocean, in realtà, non è mai stata la parte più amata del manga, specialmente per via del controverso finale, ma c'è da dire che il fumetto, pubblicato tra il 2000 e il 2003, è stato un vero precursore dei tempi moderni. A metà tra Prison Break e Orange Is the New Black, l'anime racconta una vera e propria avventura dietro le sbarre: protagonista è Jolyne Cujoh, figlia di Jotaro Kujo, il JoJo protagonista di Stardust Crusaders. Stone Ocean si svolge infatti nel 2011, ventitré anni dopo la seconda stagione dell'anime, e vede Jolyne finire in prigione con l'accusa di omicidio.
In realtà, Jolyne è stata incastrata da un seguace di Dio Brando, l'arcinemico della famiglia Joestar che continua a perseguitarli a distanza di generazioni nonostante Jotaro l'abbia sconfitto tempo addietro (e tanto per sottolineare la bizzarria della situazione, Dio - che era un vampiro - aveva attaccato la propria testa al corpo di un antenato di Jotaro, Johnathan). Sotto scacco da parte di un misterioso Stand capace di rubare ricordi e poteri alle sue vittime, Jolyne decide di restare in carcere per salvare suo padre e indagare sul vero colpevole dietro le quinte, ma dovrà vedersela con alleati e rivali dai poteri più disparati contando solo sul suo Stand, Stone Free.
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Restate sintonizzati
I primi dodici episodi di Stone Ocean si sono rivelati fedelissimi alla controparte cartacea originale, come da tradizione di David Production: lo studio d'animazione ha sempre mantenuto una coerenza assoluta con l'opera di Hirohiko Araki, spesso rappresentando la maggior parte delle scene così com'erano sulla carta stampata. Stone Ocean, però, essendo una storia più claustrofobica, ambientata com'è in un carcere di massima sicurezza chiamato Green Dolphin Street, ha beneficiato moltissimo dell'animazione fluida e pulita dello studio giapponese, specialmente perché il manga originale era caratterizzato da uno stile grafico un po' più sporco e grezzo rispetto al passato.
Al netto di qualche sbavatura - la computer grafica non è esattamente il massimo, ma è poco invadente - siamo rimasti molto soddisfatti da questo adattamento, forse perché conosciamo la storia e sappiamo dove andrà a parare, ma sospettiamo che molti spettatori potrebbero restare indifferenti a un cast che ancora non ha espresso le sue potenzialità e che, in questa prima tranche di episodi, orbita troppo intorno alla protagonista. C'è da dire che Stone Ocean è una storia anche meno umoristica rispetto a Stardust Crusaders, che era piena di gag e momenti esilaranti, ma sono il contesto e lo scenario a esigere una narrazione più rigida e drammatica, sebbene non manchino momenti di leggerezza decisamente nipponici.
Infine, non ci resta che promuovere le musiche. L'introduzione animata, sulle note di "Stone Ocean" dei Kishida Kyoudan & The Akeboshi Rockets ci è apparsa un po' banalotta nel montaggio video, rispetto alle intro più ricercate delle precedenti stagioni, ma la canzone, accattivante e piena di ritmo, calza a pennello. La sigla di chiusura è invece "Distant Dreamer" della cantante britannica Duffy, tratta al suo primo album Rockferry del 2008. Le bizzarre avventure di JoJo e la musica internazionale sono legati a doppio filo, dato che Araki adora battezzare personaggi e Stand coi nomi di album e artisti, ma sfortunatamente dobbiamo avvisarvi che, per una questione di diritti ormai annosa, anche la trasposizione su Netflix di Stone Ocean è stata "ritoccata" e alcuni nomi sono stati modificati: Whitesnake è diventato Pale Snake, Weather Report ora è Weather Forecast e così via.
Conclusioni
Questa recensione de Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean dovrebbe avervi fatto capire che la nuova proposta Netflix è una fedelissima trasposizione animata dell'omonima opera a fumetti. I primi dodici episodi non sono però sufficientemente rappresentativi di una storia che è appena cominciata; i personaggi e i loro obiettivi sono semplicemente abbozzati, quindi vi consigliamo di aspettare la prossima tranche di episodi per avere una visione d'insieme più chiara.
Perché ci piace
- È un adattamento pressoché perfetto dell'opera originale.
- La storia e i personaggi hanno anticipato temi contemporanei di quasi vent'anni.
- È stato completamente doppiato in italiano.
Cosa non va
- Pur non essendo fortemente collegato alle due stagioni mancanti, spiace non vedere nel catalogo anche Diamond is Unbreakable e Vento Aureo.
- Questa prima tranche di episodi si conclude senza approfondire sufficientemente i personaggi e le loro motivazioni.