Atteso spasmodicamente dai fan dopo il cliffhanger della precedente tranche di episodi, la battagliera Jolyne Cujoh è ora pronta a chiudere i conti, una volta per tutte, con lo spietato sacerdote Enrico Pucci, in un finale folle e cataclismatico. Vediamo cosa ha inventato il genio di Hirohiko Araki in questa recensione di Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean, disponibile su Netflix.
Dove eravamo
All'inizio del nuovo arco narrativo abbiamo fatto conoscenza con la protagonista Jolyne, ribelle e problematica figlia di Jotaro Kujo, il protagonista del terzo capitolo Stardust Crusader.
Accusata di un crimine che non ha commesso, Jolyne è stata rinchiusa nel carcere di massima sicurezza Green Dolphin Street, in Florida. Qui viene raggiunta dal padre e messa a conoscenza del segreto della famiglia Joestar, i suoi antenati, oltre ad acquisire uno Stand, Stone Free (o Stone Ocean, nella localizzazione occidentale che deve preservare i copyrights, in questo caso il titolo di una celebre canzone di Jimi Hendrix), che le consente di trasformare il suo corpo in una massa di filamenti che può controllare a piacimento.
Jotaro le confida inoltre che è probabile che la detenzione della figlia sia solo un pretesto per far uscire lui allo scoperto.
Purtroppo i timori di Jotaro si rivelano fondati: la prigionia di Jolyne è un espediente organizzato da un misterioso nemico per sottrargli poteri e ricordi, trappola che scatta e riduce Jotaro in stato vegetativo.
Costretta a una furiosa lotta per la sopravvivenza e, allo stesso tempo, a scoprire chi è il responsabile dell'attacco al padre per poterlo salvare, Jolyne inizia a farsi strada nel penitenziario grazie al potere del suo Stand e all'aiuto inaspettato da parte di nuovi, e altrettanto bizzarri, compagni di prigionia.
Alla fine della precedente parte della stagione il gruppo di Jolyne riesce a mettere con le spalle al muro il cappellano della prigione, Padre Enrico Pucci, che in realtà è a sua volta un possessore di Stand (Whitesnake, o Pale Snake) e, soprattutto, un seguace di Dio Brando, il terrificante vampiro storico avversario della famiglia Joestar.
Prima di essere sconfitto da Jotaro alla fine di Stardust Crusader, Dio ha confidato a Pucci l'esistenza di un procedimento che consentirà a un umano di ascendere a un livello divino, e per scoprire questo segreto Pucci ha attirato Jotaro in trappola, per poterne carpire la memoria grazie al potere del suo Stand.
Dopo essere riusciti a sconfiggere tutti i nemici scatenati da Padre Pucci all'interno del carcere, Jolyne riesce finalmente recuperare i dischi che contengono lo Stand e la memoria del padre, anche grazie al sacrificio dell'amica F.F., ma nonostante tutto Pucci ha avviato il procedimento di trasformazione, che avrà compimento a Cape Canaveral durante la successiva fase di luna nuova.
A questo punto a Jolyne non rimane altra scelta se non evadere dal carcere e fermare Pucci assieme ai suoi compagni: il piccolo Emporio Alnino, l'amica Ermes Costello, il killer Narciso Anasui e l'enigmatico Weather Report, che sembra avere uno strano legame con Padre Pucci e con la stessa Jolyne.
(Attenzione: spoiler! Continuate a leggere a vostro rischio se non avete ancora finito di vedere gli episodi)
Scontro oltre il destino
La rocambolesca fuga di Jolyne e dei suoi amici costringe Padre Pucci ad accelerare la sua corsa verso Cape Canaveral. Lungo la strada Pucci viene attratto da tre nuovi personaggi, anche loro in qualche modo legati al destino di Dio Brando, e risveglia i loro poteri Stand latenti per usarli come armi contro Jolyne e i suoi.
Tra Stand che donano vita ai personaggi di favole e opere d'arte, o altri che "leggono" la memoria del suolo ricreando eventi passati, il tentativo del gruppo di Jolyne di fermare Padre Pucci, e al tempo stesso di risvegliare Jotaro, diventa sempre più disperato.
L'ostacolo peggiore però, si rivelerà essere Wheater Report, di cui scopriamo finalmente il terribile passato.
Sarà proprio il riattivarsi del suo Heavy Wheater (una sorta di "condizionamento subliminale" attraverso la luce degli arcobaleni che trasforma gli umani in... mucchi di lumache sessualmente disinibite... ehm...) a far precipitare gli eventi fino a un tragico epilogo.
Ormai prossimo al compimento del suo piano, Pucci acquisisce anche il potere di alterare la gravità di tutto ciò che lo circonda (con risultati visivamente strabilianti), e neanche l'intervento in extremis di Jotaro e del suo potentissimo Star Platinum - The World gli impedirà di portare a compimento il suo piano. Grazie al suo nuovo Stand, Made in Heaven, Pucci è ora in grado di accelerare il corso del tempo fino a far... collassare l'universo stesso, per poter così creare una nuova realtà. Di fronte alla soverchiante potenza di Made in Heaven tutti gli alleati e amici di Jolyne cadono, uno a uno, e anche lei alla fine è costretta a uno scontro senza possibilità di vittoria. L'unica, flebile speranza risiede, in una nuova linea temporale, nel piccolo Emporio e nell'eredità lasciata da Wheater Report.
Le Bizzarre Avventure di JoJo: gli stand più forti della serie
La follia regna sovrana
È sempre molto difficile descrivere JoJo a chi non conosce il titolo, che sia quest'ultima serie animata prodotta dallo studio David Production, attualmente disponibile su Netflix, o che si tratti del manga originale, pubblicato dal 1987 e che ormai veleggia abbondantemente oltre i 130 volumi, in Italia edito da Star Comics.
Questo perché, se nelle prime stagioni JoJo era ancora classificabile come un "manga di combattimenti", per quanto con trovate brillanti e uno stile grafico sempre più particolare, dalla comparsa dei poteri Stand (quindi dalla terza serie in poi, la già citata Stardust Crusader) l'autore Hirohiko Araki ha scatenato la sua fantasia creando situazioni e poteri via via più assurdi, meravigliando, e spesso confondendo, i suoi lettori in un tripudio di citazioni, trovate paradossali, soluzioni visive e narrative sconvolgenti e, ci si passi il tecnicismo, del più puro e raffinato mindfuck.
Anche quest'ultima parte della stagione non delude certo le aspettative, anzi: dopo forme di vita microscopiche che si aggregano per diventare pseudo-umani, Stand capaci di resettare la memoria sullo falsariga di Memento di Christopher Nolan o di immergersi in oggetti e persone come dei sub, Araki alza nuovamente l'asticella e, prima di far evolvere lo Stand di Pucci per l'ultima volta, scatena contro i nostri protagonisti altri pericolosissimi e completamente folli avversari, dotati di poteri che, francamente, è anche difficile spiegare nei dettagli.
Questo perché uno dei prerequisiti fondamentali per godersi le bizzarre avventure create da Araki è di non farsi troppe domande, accompagnare gentilmente il realismo fuori dalla porta e chiuderlo fuori.
A doppia mandata.
E buttare via la chiave.
JoJo non va analizzato troppo a fondo: va piuttosto esperito, vissuto come un'esperienza che a tratti sconfina nel lisergico, in cui il gusto per l'effetto spettacolare e il sense of wonder prendono il sopravvento e portano lo spettatore su montagne russe dove il tempo si dilata all'inverosimile, le reazioni fisiche ed emotive sono estremizzate oltre ogni limite e le soluzioni, sia estetiche che di sceneggiatura, progressivamente sempre meno convenzionali.
Ulteriore elemento di merito è la scelta di Araki di dare spazio, per la prima volta nella sua saga, a una protagonista femminile. Jolyne è una ragazza scorbutica, chiusa, a tratti anche aggressiva ma capace di momenti di intensa dolcezza e perfino vulnerabilità, costretta a fare i conti con un passato ingombrante, tra scelte sbagliate e la figura di un padre per lei troppo distante. Un personaggio ben tratteggiato, con pregi e difetti, con cui è facile empatizzare anche nei momenti più difficili e crudi.
Dal lato tecnico va dato atto a David Production di essere riuscita nel compito, pressoché impossibile, di rendere al meglio sia il tratto barocco e complesso di Araki, sia la spettacolarità (e, siamo costretti a ripeterlo) la follia di molte delle scene viste sulle pagine del fumetto, che nell'anime magari perdono di dettaglio e impatto rispetto al manga originale ma guadagnano, e molto, in dinamicità e coinvolgimento.
Ottimo anche l'accompagnamento sonoro, con una menzione d'onore alla nuova, splendida opening, Heaven's Falling Down, cantata da Sana.
La regia ricalca in maniera fedele la costruzione delle scene del fumetto, incluso lo stile dell'abbigliamento (chiamandolo così in mancanza di un termine migliore) e le pose "anatomicamente bizzarre" dei protagonisti, che sono ormai diventati un vero e proprio marchio di fabbrica dell'autore.
Probabilmente questa "specificità", il fatto che JoJo rappresenti un vero e proprio unicum nel panorama manga e anime contemporaneo e che ha portato l'opera al livello di cult, rappresenta, al netto di uno stile grafico sempre più manieristico ma comunque eccezionale, il più grande pregio e il maggior limite della creazione di Hirohiko Araki.
Ormai completamente autoreferenziale, JoJo prevede una conoscenza specifica, spesso anche approfondita, di una mitologia stratificata e complessa, a cui è impossibile accostarsi in maniera casuale, e che richiede una totale sospensione dell'incredulità.
Chiunque non abbia seguito JoJo dalla prima stagione non ha modo di comprendere perché Dio Brando sia un personaggio così temibile e affascinante, né la natura dei poteri Stand, o il perché di soluzioni narrative e scenografiche che vanno ben oltre i semplici "scontri a pugni". D'altra parte per chi ha seguito e apprezzato Le bizzarre avventure di JoJo fin dai primi volumi, ogni episodio (o capitolo del manga, che ora sta per inaugurare la nona parte) rappresenta una scoperta sorprendente e un raffinatissimo gioco con l'autore.
Conclusioni
In questa recensione dell'ultima parte de Le bizzarre avventure di JoJo: Stone Ocean, che in qualche modo chiude un'ideale "prima parte" dedicata ai Joestar e ai loro discendenti diretti, abbiamo rimarcato tutto l'amore e il rispetto che i fan del manga hanno nei confronti dell'autore.
Si tratta di un elemento imprescindibile per comprendere il successo di un'opera che continua, da ben 35 anni, a raccogliere consensi e ammirazione, capace di evolversi e trasformarsi come e più dei suoi stessi personaggi. La serie animata di David Production è finalmente riuscita a restituire giustizia, pur con qualche necessario compromesso, all'incredibile ricchezza di trovate del manga, e possiamo solo sperare che il prossimo capitolo, Steel Ball Run, possa godere della stessa cura.
Al momento lo studio, impegnato nella realizzazione del remake di Uruseiyatsura/Lamù, non ha ancora ufficializzato la produzione di un settimo capitolo, lasciando tutti i fan con il fiato sospeso.