Alcuni uccelli non sono fatti per la gabbia, questa è la verità, sono nati liberi e liberi devono essere. E quando volano via ti si riempie il cuore di gioia, perché sai che nessuno avrebbe dovuto rinchiuderli.
Sono passati più di 25 anni dall'uscita de Le ali della libertà, film considerato un vero e proprio capolavoro della storia del cinema: adattamento del racconto di Stephen King Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, contenuto nella raccolta Stagioni diverse (la stessa in cui si trova Il corpo, da cui è stato tratto l'indimenticabile Stand by Me), la pellicola diretta da Frank Darabont è tutt'ora considerata una delle migliori trasposizioni delle opere del Re del Brivido.
Il film racconta di un uomo accusato ingiustamente di omicidio, Andy Dufresne (Tim Robbins), che nel 1947 viene condannato a due ergastoli in un carcere del Maine, Shawshank appunto. Durante la permanenza in prigione, in cui il corrotto direttore Norton (Bob Gunton) fa mantenere la disciplina con il pugno di ferro, Andy, uomo mite ma dall'acuta intelligenza, sarà costretto a subire le angherie e i soprusi delle guardie e la violenza (anche sessuale) da parte di un gruppo di altri detenuti, le "Sorelle". Ad aiutarlo a sopravvivere nell'inferno in cui è stato trascinato l'amicizia con Red (Morgan Freeman) - il narratore della vicenda, tanto nel film, come nel racconto -, un altro ergastolano, e il suo intelletto, che gli permetterà di elaborare uno strabiliante piano di fuga.
A differenza di molti degli adattamenti delle opere di Stephen King, quello di Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank è molto vicino al racconto originale. Sì, ci sono state delle piccole variazioni - le più nota è quella dell'aspetto di uno dei suoi protagonisti, Red doveva infatti essere caucasico e di origini irlandesi - ma per la maggior parte la storia raccontata da Frank Darabont ricalca le parole scritte da King. In questo articolo, in cui vi forniremo la nostra spiegazione del finale del film, ripercorreremo l'ultima parte della pellicola, concentrandoci proprio sulla sua inaspettata e commuovente conclusione.
La miracolosa evasione di Andy Dufresne
Andy Dufresne che attraversò un mare di merda, e ne uscì pulito e profumato.
Dopo i primi anni passati a Shawshank, estremamente burrascosi e segnati dagli abusi, Andy riesce pian piano a ritagliarsi uno spazio all'interno del carcere, riesce a costruirsi un ruolo e a diventare indispensabile per il direttore Norton. Oltre a essere il responsabile della biblioteca della prigione - che dopo anni di fatiche e di lettere scritte al Senato, riesce addirittura a ingrandire -, il protagonista inizia a lavorare proprio per Norton, che venuto a conoscenza delle sue abilità in campo finanziario (prima di essere condannato era direttore di banca), lo incarica di occuparsi delle pratiche contabili della prigione, concedendogli così "protezione" dalla violenza delle guardie e degli altri detenuti. Il lavoro per il direttore della prigione lo porta però anche a coprire tutti i suoi affari illeciti, e per farlo deve intestare ogni sua operazione a una persona che non esiste, Randall Stephens, in modo che se mai gli imbrogli venissero scoperti non comparirebbe né il nome di Andy né quello di Norton. Addirittura Andy riesce a creare un'identità completa per Randall, comprovata da una carta d'identità apparentemente valida e dall'assicurazione sanitaria.
Le ali della libertà: perché dopo 25 anni continuiamo ad amarlo
A dare il via al suo piano di fuga, che l'uomo stava comunque pianificando da anni, è un evento in particolare, la morte di Tommy Williams (Gil Bellows), un ragazzo che Andy aveva preso sotto la sua ala e che stava aiutando a prendere il diploma. Tommy, che era entrato e uscito di prigione da quando aveva 13 anni, rivela un giorno ad Andy e a Red di aver incontrato, in un altro carcere, l'uomo che aveva commesso gli omicidi di cui il protagonista era stato accusato. Questa confessione, però, ne causerà poi la morte: Norton lo fa uccidere perché, se mai Andy venisse scagionato e poi liberato, avrebbe perso il suo contabile, colui che lo aiutava a insabbiare tutti i suoi affari sporchi.
Uscito da due mesi di isolamento (dopo aver offeso Norton in uno scatto d'ira e dopo aver scoperto la morte di Tommy), Andy mette finalmente in atto il suo piano di fuga, non prima però di rivelare a Red, tra le righe, come raggiungerlo una volta uscito di galera. L'uomo ha infatti nascosto, sotto una pietra nel luogo dove aveva chiesto alla mogie di sposarlo, una scatola con del denaro e un invito a raggiungerlo. La loro destinazione? Zihuatanejo, in Messico, dove Andy vuole costruire un piccolo albergo e vivere in pace il resto della sua vita. L'incredibile evasione di Andy ci viene resa nota poco dopo: una mattina, all'appello fatto dalle guardie, non è presente.
La sua cella è vuota, il poster di Raquel Welch (che ha sostituito negli anni quello di Rita Hayworth) è tra le poche cose che l'uomo ha lasciato dietro di sé. Ed è quello che nasconde la sua via di fuga: negli anni, con meticolosa perizia, Andy ha utilizzato il martelletto che Red gli aveva procurato così tanto tempo prima per scavare un tunnel fino al canale di scolo della prigione. Durante il temporale della sera prima, l'uomo era riuscito aprirsi un varco nelle tubature (mascherando i colpi sul metallo con il frastuono dei tuoni) e a strisciare fino alla libertà. Con sé, in una busta di plastica per proteggerli, i documenti contabili di Norton, un suo abito (che avrebbe dovuto portare in lavanderia) e le sue scarpe tirate a lucido. Il giorno successivo, vestito di tutto punto, Andy può così ritirare dalle banche, a nome di Randall Stephens, tutto il denaro che il crudele direttore gli aveva fatto accumulare per anni.
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Andy, prima di raggiungere il suo paradiso messicano, decide di rivelare a un giornale locale tutti i misfatti messi in atto negli anni da Norton e dai suoi, cosa che ne porterà l'arresto. A differenza che nel racconto, in cui Norton viene portato via in manette dalla polizia - e l'idea che dovrà scontare i suoi ultimi anni in prigioni è, a nostro parere, molto più ironicamente crudele -, nel film di Darabont l'uomo si suicida, subito prima di essere arrestato. Gli ultimi minuti della pellicola vedono Red finalmente uscire di prigione con la libertà vigilata, e cercare di riprendere la sua vita come il vecchio Brooks prima di lui (si ritrova anche nello stesso alloggio, fornito dal governo, dove l'uomo si era suicidato). Red sceglie però di vivere e, dopo aver inciso il suo nome vicino a quello dell'amico, va in cerca della luogo che gli era stato indicato da Andy. Sotto alla pietra, Red trova dei soldi e una lettera, in cui Andy gli chiede di raggiungerlo a Zihuatanejo (senza ovviamente mai rivelare il nome del luogo, in modo che la polizia non potesse mai trovarli). Il film si chiude con i due amici che si rincontrano, sulla spiaggia, e si abbracciano, finalmente pronti a ricominciare una nuova vita, da uomini liberi.
La chiave per la libertà è la speranza
Ricorda, Red, la speranza è una buona cosa, forse la migliore delle cose, e le cose buone non muoiono mai.
Queste sono le parole della lettera scritta da Andy che Red trova nel nascondiglio segreto, e sono la riposta diretta ad una frase che l'amico gli aveva detto molto tempo prima in prigione: "La speranza è una cosa pericolosa, la speranza può far impazzire un uomo. Non c'è speranza qui dentro." Ma è proprio la speranza a salvare Red, come ha fatto con Andy, che invece che suicidarsi o tornare in galera, sceglie invece di andare avanti, di non lasciarsi sopraffare dalla sua "istituzionalizzazione". "O fai di tutto per vivere, o fai di tutto per morire. Io ho scelto di vivere. ", con questa frase Red sceglie di intraprendere un nuovo viaggio, da cui non sa assolutamente che cosa aspettarsi, ma è comunque pieno di speranza.
Il film doveva chiudersi con Red che intraprendeva il suo viaggio verso il Messico, come nel racconto di King, non avremmo dovuto quindi sapere se sarebbe mai riuscito a rincontrare il suo amico Andy, sulla costa di Zihuatanejo. In occasione del ventesimo anniversario del film, per il quale era stata organizzata una proiezione speciale alla quale hanno partecipato Darabont, Robbins e Freeman, i tre hanno dichiarato che fu una richiesta esplicita dei produttori non lasciare Le ali della libertà con un finale così ambiguo. Dopo tutto quello che i protagonisti avevano subito durante la pellicola era giusto che il pubblico ricevesse un finale al cento per cento positivo: "Dopo più di due ore di inferno, che i due si rincontrino glielo devi" avevano detto a Darabont, e fu per questo che che al film fu aggiunta la scena della spiaggia, che conferma che Andy e Red alla fine effettivamente si ritrovano. Questa scena ci assicura che i due davvero trascorreranno gli ultimi anni della loro vita insieme, liberi, su una spiaggia incontaminata.
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È un'opinione personale, che però siamo sicuri che anche molti di voi condivideranno, secondo noi il finale del film non poteva che essere questo: la scena di chiusura è commovente, coinvolgente e, soprattutto, da forma al concetto su cui l'intera storia si basa, ossia che è la speranza a rendere liberi. Con questa scena sappiamo che i due personaggi sono riusciti a guadagnarsi la loro libertà, ad essere felici, perché non hanno abbandonato la speranza, fino alla fine. La redenzione del titolo, che tradotto dall'originale è "La redenzione di Shawshank", non è quella che ottengono i detenuti scontando la loro pena, ma la forza di tornare a vivere, di continuare ad andare avanti. La paura è la vera prigione - come ci fa capire anche Red, quando dice che vorrebbe tornare dove non deve "avere paura tutto il tempo"- e la speranza è l'unico modo per ottenere la libertà. Non c'era parola migliore per chiudere il film che "spero."