Un po' fiaba rurale un po' parabola morale, Lazzaro felice è la seconda pellicola di Alice Rohrwacher scelta per il concorso di Cannes. Un onore, come sottolinea la regista, slegato però dal suo essere donna. "Creo che la scelta dei selezionatori sia legata all'opera e non al sesso del suo autore" commenta la Rohrwacher, grande protagonista di questa 71 edizione della kermesse che pone la figura femminile al centro della riflessione sia nelle opere che nel contesto generale della manifestazione. Non vi sono echi del #metoo in Lazzaro felice che, fin dal titolo, si concentra sul personaggio di Lazzaro, sorta di Candido di Voltaire calato in un contesto contadino interpretato, con grande efficacia, dall'esordiente Adriano Tardiolo.
Lazzaro non conosce l'identità dei suoi genitori. È cresciuto in una comunità contadina di mezzadri che lavorano la terra de l'Inviolata (nomen omen), borgo agricolo del centro Italia dove il tempo sembra essersi fermato. I contadini lavorano la terra a debito e la Marchesa De Luna (Nicoletta Braschi) non riconosce loro alcun diritto legale, trattandoli come sua esclusiva proprietà. Tra di loro Lazzaro si distingue per la bontà e l'ingenuità che lo connotano come una specie di alieno, unico in grado di stringere amicizia con l'irrequieto Tancredi, figlio della Marchesa. Riguardo alla genesi di Lazzaro, Alice Rohrwacher specifica, però, che "prima sono nati la storia, il contesto, e poi il personaggio di Lazzaro. Volevo creare una sorta di medioevo sociale, una situazione apocalittica. La storia è stata poi illuminata dall'arrivo di Lazzaro, un personaggio complesso, una figura senza tempo e oltre il tempo".
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Candido alla scoperta della campagna e della città
Lazzaro felice è un'opera sui generis, difficile da definire. Il film ha un andamento discontinuo, a tratti surreale, per luoghi e tempi. La sua stessa autrice di aver scelto di fare un film libero, senza preoccuparsi troppo del genere in cui incasellarlo. "È una fiaba molto reale, è un film che affonda le sue radici nelle realtà, ma è anche una favola, un racconto corale che, però, segue un personaggio nel corso del tempo. Come nelle fiabe ci sono buoni e cattivi, ma il tutto è raccontato dal punto di vista di un personaggio che non sa distinguere bene e male". La regista ammette di aver compiuto un notevole lavoro a livello di casting per trovare gli interpreti adatti a formare il nucleo contadino, cuore della prima parte della storia: "Volevo che sembrassero autentici" spiega Alice "così ho scelto attori non professionisti per interpretare i braccianti. Abbiamo raccolto 54 contadini di diverse età che appartenevano alla stessa regione e li abbiamo fatti recitare affiancandoli ad attori professionisti come Nicoletta Braschi. È sempre rischioso fare un film in questo modo" Quello che volevo era evitare gli stereotipi, quindi ho cercato contadini old fashion, ma senza esagerare coi tratti. Dovevano conservare una loro dignità".
A spiccare nel cast è soprattutto Adriano Tardiolo, perfetto Lazzaro dalla voce dolce e dallo sguardo perennemente sgranato. Parlando della preparazione richiesta per il ruolo, il giovane alla prima esperienza racconta "è stato un lavoro progressivo, ho imparato a conoscere il personaggio mentre giravamo le scene. Ogni volta che rileggevo la sceneggiatura, comprendevo nuovi aspetti del personaggio". Alice ha chiamato, inoltre, la sorella Alba Rohrwacher in un piccolo ruolo, mentre Nicoletta Braschi interpreta la Marchesa Alfonsina De Luna, padrona de l'Inviolata interessata unicamente ai propri affari. "Ho provato disgusto per il mio personaggio, pur essendo un piccolo ruolo fa un grandissimo male" ammette la Braschi, che ha scalato la Montée de Marches a fianco del marito Roberto Benigni. "Non ha pietà per la vita degli altri, li costringe a vivere nella menzogna, ma viene punita. Non accetta di perdere potere. È felice solo se può controllare la vita degli altri, è un personaggio orribile".
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Una fiaba dalle sfumature politiche
La prima parte di Lazzaro felice è interamente ambientata nella comunità agricola dell'Inviolata, mentre nella seconda parte del film fa la sua comparsa una anonima città in cui alcuni dei contadini sono costretti a trasferirsi. "Il rischio era cadere nel fascino delle location" ammonisce Alice Rohrwacher. "Per la parte in campagna abbiamo cercato posti suggestivi e isolati, ma le difficoltà principali riguardavano la città. Il film è stato girato a Milano e Torino, ma volevamo luoghi che fossero tipici di ogni città senza essere anonimi". Quando le viene chiesto di commentare l'influenza di maestri come Pasolini ed Ermanno Olmi, a cui il suo percorso artistico sembra ispirarsi, Alice Rohrwacher specifica: "I maestri sono nel sangue, nella memoria, nell'immaginazione e nei sogni prima di essere riferimenti coscienti. L'influenza dei fratelli Taviani e di Ermanno Olmi è sempre stata molto forte. È un onore essere paragonata a questi maestri".
Lazzaro felice si barcamena tra la dimensione fantastica-surreale e un forte legame con la realtà. Quando Lazzaro si allontana dall'Inviolata, si imbatte in migranti che cercano lavoro come braccianti a giornata e i riferimenti al presente sono sparsi per tutto il film, seppur affrontati con tono lieve e surreale. A esplicitare la componente politica presente nel film è un appassionato Sergi López, che compare nella seconda parte del film nel ruolo del compagno del personaggio di Alba Rohrwacher: "È un film volutamente fiabesco e naif, che verrà apprezzato da coloro che non hanno rinunciato alla fantasia e alla speranza, ma è anche un emozionante coming of age. Per me è stato bellissimo far parte di un bellissimo film politico. Molti film contengono elementi politici, ma questo è un film senza tempo, non sappiamo quando e dove sia ambientato, ma parla del mondo. È una critica al capitalismo e mostra come il mondo possa essere crudele nei confronti degli innocenti La lezione che ne possiamo trarre è che tutti possiamo imparare a essere umani. Devi credere che questo sia possibile, se non ci credi sei perduto. Siamo tutti perduti, ma per me questo film è stato un dono. L'innocenza non muore mai, come Lazzaro si rialza ancora e ancora".