A settantacinque anni, Laurie Anderson è lo stesso folletto sorridente che accompagnava il marito Lou Reed nelle loro straordinarie performance sperimentali. Avvolta in un abito ampio e colorato con scarpette in tinta, l'artista si muove con grazia per accontentare le richieste dei fotografi del Locarno Film Festival 2022 tanto che sembra danzare. Non serve neanche farle domande, è un fiume in piena mentre racconta con meravigliato entusiasmo del film portoghese che ha visto appena arrivata a Locarno (Where Is This Street? or With No Before And After di João Pedro Rodrigues e João Rui Guerra da Mata, ndr). Un film senza parole, con solo una canzone alla fine, tutto costruito con cartoline di Lisbona che tanto l'ha affascinata. Subito nasce spontaneo il confronto con la realtà virtuale, mezzo con cui la pioniera della tecnologia si è divertita a sperimentare e che continua a rivisitare spesso con nuovi progetti.
"Un film che ti piace ti cattura la mente, ti lascia immobile, intento a guardare lo schermo. Il VR, invece, richiede l'utilizzo di tutto il corpo" spiega Laurie Anderson, a Locarno per ritirare il Vision Award Ticinomoda, premio dal nome tutt'altro che casuale vista la profonda riflessione dell'artista sul mezzo. "Sono due modi diversi di utilizzare le immagini. Una riflessione serve soprattutto oggi che, anche ai festival del cinema, vedi le persone che vanno in giro con gli occhi fissi sul telefonino. Cercano immagini, cercano informazioni? Sarebbe interessante capirlo".
L'America? A rischio guerra civile, troppe armi in circolazione
Di recente Laurie Anderson è stata oggetto di un'importante retrospettiva allo Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington. La sua arte spazia dalla musica alla scultura, dalla regia alla recitazione. La sua voce, resa celebre da brani come Oh Superman del 1981, si è prestata alle sperimentazioni con i primi software di modifica vocale che l'hanno piegata fino a trasformarla in un timbro maschile. Il suo percorso di ricerca è sempre andato di pari passo a un'indagine sul presente su cui la Anderson continua a prestare attenzione offrendoci il suo punto di vista sulla situazione sociopolitica: "Da americana posso dire che le cose non vanno affatto bene. Circolano troppe armi, è frustrante perché potrebbe esplodere una guerra civile. Il nostro è il paese più violento al mondo. Anche a livello globale stiamo vivendo una fase di crisi e non credo che andrà meglio. La prossima pandemia potrebbe spazzare via milioni di persone".
Nonostante l'impietosa analisi della realtà, Laurie Anderson ammette di considerarsi un'ottimista e il motivo è semplice: "Gli ottimisti hanno una vita più felice. Nessuno può provarti che la situazione migliorerà, ma neanche che peggiorerà. In questa situazione la scelta è tua, ma scegliere l'infelicità non è saggio. Ho cercato di inserire questo concetto nel mio film Heart Of a Dog, uscito nel 2015. La vita è piena di cose tristi, ma scegliere la tristezza è qualcosa di assai poco sano".
Heart of a Dog: Laurie Anderson racconta l'amore e la morte a Venezia 72
L'arte è anche infrangere le regole
Laurie Anderson confessa di continuare a ricevere domande sul ruolo dell'artista nella società e di non avere ancora trovato una risposta convincente. "Può l'artista aiutare a cambiare il mondo? Non lo so davvero, ma forse la risposta è sì perché l'artista possiede empatia. Basta pensare a Bob Dylan e alle sue canzoni. Ha parlato di perdenti rendendoli più attraenti. Nella nostra società c'è la corsa a essere vincenti, la pressione è fortissima perciò è importante avere un cantore dei perdenti. Ti fornisce una visione più sana della realtà. Se non perdessimo cose e persone non avremmo rimpianti e senza rimpianti non avremmo la musica, perché tutte le canzoni parlano di rimpianti".
Visto che di opere d'arte Laurie Anderson ne ha prodotte molte e di vario genere, viene spontaneo chiederle da cosa si riconosce una grande opera d'arte: "Difficile dirlo, ma a volte capita di imbattersi in un prodotto che infrange tutte le regole. I miei maestri mi consigliavano di realizzare la peggior opera d'arte, senza pensare alle regole, perché è qualcosa che può insegnarti ad essere libero". E la libertà ha spinto Laurie Anderson ad aderire al primo progetto cinematografico dell'artista Mimmo Paladino, un film ispirato all'Inferno di Dante con Toni Servillo e Sergio Rubini, progetto che ora sarebbe in stand by come svela lei, per poi aggiungere divertita: "Grazie di avermelo ricordato. Mimmo mi ha inviato un bellissimo quadro e devo chiamarlo per ringraziarlo"