C'è un'aria tra l'euforico e il confidenziale nella conferenza stampa di lancio di Laura Pausini - Piacere di conoscerti, il film disponibile dal 7 aprile in streaming in esclusiva su Prime Video, che si è svolta qualche giorno fa a Roma. È tutto merito suo, di Laura, che ha messo tutta se stessa in un film che possiamo definire davvero sincero. E che ha accolto la stampa come se accogliesse un gruppo di amici in un salotto. Da sola sul palco del The Space Cinema Moderno, senza alcun moderatore o intervistatore, con una poltrona comoda ed elegante e un tavolino sul quale ha posato degli appunti (dai quali però dice di non riuscire a leggere perché con l'età ci vede poco), e in un elegante ma informale tailleur verde, la cantante di Solarolo ha intrattenuto tutti con la sua parlata fluente e inarrestabile, con la sua verve e quei toni colloquiali che la rendono allo stesso tempo affabile e sexy. Laura è un fiume in piena. E così comincia a raccontarci il suo film, perché, si capisce, ci tiene davvero tanto. "Nel febbraio del 2020 una notte mi sono svegliata e ho cominciato a scrivere sul telefono questa storia che ho in testa da 29 anni: come sarebbe stata la mia vita se non fossi famosa" ci racconta. "Mi piacerebbe essere un tramite, che tante persone, attraverso me, potessero ritrovare loro stessi. Tutti noi qualche volta ci siamo chiesti chi saremmo diventati se non avessimo fatto tante scelte". "Durante il lockdown ho sentito il bisogno di fare un riassunto della mia vita fino a lì" continua. "Non ho mai sognato di essere famosa: sono nata in un paese e sono di un'altra generazione, non c'era tutta questa frenesia della fama".
"Ho passato tutto il festival a chiedere autografi ai big"
Non aveva la frenesia della fama, questo no, e non si stenta a crederlo, ad ascoltarla. Ma i sogni ce li aveva, eccome. Magari dei piccoli sogni, che a lei sembravano enormi. "Io volevo fare pianobar" ci confida. "L'ho fatto con mio padre. Ma avevo in mente una sfida: non avevo mai visto una donna che facesse pianobar da sola. E volevo essere la prima in Emilia-Romagna a farlo. Un talent scout mi ha scoperto, e la Warner mi ha iscritto al Festival". Anche il Sanremo di Laura Pausini, rivelatosi glorioso alla fine, è stato in linea con quella che era lei a quei tempi. "Ho passato tutto il festival a chiedere autografi ai big" svela divertente e divertita. "Così quando sarei tornata a casa i miei amici vedevano che avevo fatto qualcosa di concreto". Il Festival è stato davvero uno spartiacque nella vita e nella carriera di Laura Pausini. Si può dire che per lei le Sliding Doors, le porte girevoli che le hanno cambiato la vita, sono state quelle del Teatro Ariston. "Quando ho vinto Sanremo e ho visto dei fan accampati con le tende davanti a casa mia. mio padre mi ha detto: perché non facciamo diventare la casa il tuo fan club? Ed è così: è un museo, anche se non sono ancora morta" racconta tra le risate. La casa che vediamo nel film è proprio quella, con la stessa cucina, gli stessi strumenti per il disegno. "La scatola che vedete nel film è davvero quella che avevo da piccola" rivela. "Nella scatola c'erano degli oggetti, come il braccialetto, cose anche stupide ma che hanno aperto finestre di ricordi. Nella stessa casa abbiamo girato la scena della ragazza che fa me da adolescente, e che fa i compiti. Ho trovato tutte quello con cui facevo i compiti in soffitta".
Laura Pausini - Piacere di conoscerti, la recensione: Le Sliding Doors di Laura
"Nella vita ci sono dei piani B che sono necessari"
Il film ha un messaggio molto chiaro, se ancora non si è capito: si può sentirsi realizzati anche senza essere famosi, senza un grande successo. "Sentirsi realizzati non è sinonimo di fama" riflette. "Oggi a 47 anni vi racconto questa vita dal punto di vista di persona conosciuta. Di solito è chi non è famoso che sogna di esserlo. Ho voluto fare questo film per dirvi che è molto importante per me spiegarvi, dal mio punto di vista, che, quando ci facciamo la domanda 'ci sentiamo realizzati?' non c'è nessuno pubblico che ci dà un voto, nessuno che ci dà un premio. La cosa che mi fa sentire realizzata è il mio carattere. Fin da piccola ho capito che potevo fare tantissime cose". Laura Pausini - Piacere di conoscerti, infatti, ci immagina una "Laura che non c'è", una Laura 2. È una madre single, ha un suo negozio di ceramiche, e la sera continua comunque a cantare nei pianobar. Era questo il piano B, di Laura Pausini. E ne aveva anche un altro, quello di fare l'architetto. "A me sembra che oggi tanti giovani pensino che ci sia un obiettivo unico" riflette. "So fare solo questo, se non trovo lavoro sto a casa. Noi tutti nasciamo che sappiamo fare tutto. Nella vita ci sono dei piani B che sono fondamentali". Nel film c'è una scena fondamentale che spiega tutto questo: quando la Laura non famosa canta Destinazione Paradiso in trattoria e l'altra la canta allo stadio di San Siro. In quella scena, oltre a ricordarci quanto bella sia la canzone di Gianluca Grignani, c'è la chiave del film. "Cosa c'è di diverso? Le persone che l'ascoltano. ma io la canto nello stesso modo, faccio lo stesso gesto, a un certo punto" spiega la cantante. "Da noi è facile dire: 'uno stadio è molto meglio'. Ma chi ve lo ha detto? Avete mai pensato cosa pensiamo noi cantanti dentro di noi? È ovvio che ero fuori da me quando cantavo a San Siro. ma ero fuori di me quando cantavo al pianobar".
"È importante perdere e sentirsi comunque orgogliosi"
E c'è un altro momento che è importante, in questo discorso. Quando, nel giro di pochi giorni, Laura Pausini viene nominata ai Golden Globes e vince il premio. Viene nominata agli Oscar, va a Los Angeles, ma non vince. Laura è contenta lo stesso. "Noi non siamo stati educati alla sconfitta" commenta. "Credo che sia un grandissimo errore e un problema. Ho avuto la fortuna di vedere negli occhi di mia figlia che le ho dato un grande insegnamento. Ho vinto il Golden Globe ed ero uguale a prima. sono tornata dagli Oscar ed ero uguale a prima". "Vorrei che mi utilizzaste" dice a tutti. "Volevo che guardaste quell'aspetto lì, quanto è importante nella vita perdere e sentirsi comunque orgogliosi". A proposito di vittorie, Laura Pausini racconta che punto più basso della sua carriera è stato proprio in occasione di una vittoria, quando ha vinto il Grammy Award ed era da sola. Il punto più alto, inutile dirlo, è proprio la vittoria a Sanremo.
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"Se lo avessi saputo prima, avrei evitato cinque o sei persone"
Dalla vittoria di Sanremo si è scatenato un tourbillon di dischi, concerti, show radiofonici e televisivi, che Laura ha affrontato, almeno per i primi anni di carriera, fino ai 23 anni, sempre con il padre accanto a sé. "Mi ha tenuto molto in riga, mi ha fatto stare con i piedi per terra" racconta. "Certo, era strano andare a dormire quando gli altri andavano a cena". Ma è stato giusto così. "In ogni nuovo paese, andavo alla radio o alla tv la mattina, mi truccavo e mi pettinavo, dovevo scaldare la voce, e alle sette di mattina non era facile" ricorda. "Lui controllava se avevo dormito otto ore". "Avete visto la sua reazione di quando ero all'Oscar?" chiede sorridendo. "Lui è stato malissimo. In quel momento sta zitto..." Ma, con il padre accanto o senza, Laura in fatto di musica è stata sempre decisa e determinata. "Erano tutti uomini" ricorda, "ma quando si parlava di musica non ero timida. Mi chiedevano: 'facciamo questo singolo?' Ma decidevo io. Della mia carriera non cambierei niente. Ma, se lo avessi saputo prima, avrei evitato cinque o sei persone". Se il padre le ha cambiato la vita, lo ha fatto ancor di più la sua figlia, Paola, che oggi ha nove anni. "Ho ripensato a quello che ho fatto e detto. a San Siro" spiega. "Avevano scritto che la seconda data non era sold out, e invece era pieno, e non me lo avevano detto per farmi una sorpresa. Quando sono entrata e ho visto il pieno, ho fatto il dito medio. Mi vergogno di questa cosa. Mi vergogno da quando c'è lei". La figlia Paola entra spesso in studio e ascolta le canzoni della mamma. "E mi dice: '_questa è bella, devi farla'. Ma anche: 'se tu questa la fai va bene, ma poi le posso dire anche io le parolacce'".
"Non sono capace di finire un disco che ho iniziato a pensare da due anni"
I consigli possono essere anche fuorvianti, quando magari si è incerti sulla direzione da far prendere alla propria musica. "Non sono capace di finire un disco che ho iniziato a pensare da due anni" ci confessa candidamente. "Sono molto suggestionata da quello che succede oggi". "L'idea era uscire a ottobre 2021" approfondisce. "Ma sono bloccata. il problema è che per alcune cose ne devi parlare molto tempo prima, anche quando non le hai pronte. Ma poi le cose le devi avere. Io non ce le ho le canzoni che mi facciano andare fuori". Parliamo di un'artista che riceve qualcosa come 1000 provini di canzoni quando lavora a un disco. E a volte scegliere non è facile. "Non ho mai fatto un disco che non nasca da un'idea che ho in testa, una fotografia. Parto spesso dal titolo del disco e poi penso a tutto il resto. Il fatto che mi abbiano proposte tante cose, tutte cose rimandate a causa del Covid, sono accadute tutte insieme. Nel mio calendario, da quando è uscito il singolo a gennaio, il primo momento libero per lavorare al disco è a fine maggio. Per uscire forse a ottobre. Già solo per stampare il vinile in tempo bisogna consegnare tre mesi prima il disco. Mi è successo anche il contrario, una volta con Primavera in anticipo: in tre settimane abbiamo scritto il disco, ero in tour, gasatissima. La casa discografica non era pronta, ma io ho detto: io voglio uscire".