Come attrice mi piace essere un po' una ribelle, perciò sono interessata ai personaggi impopolari e meno compresi. È una scelta coraggiosa provare a trovare empatia in un luogo improbabile.
"Sei tu quello che ha trovato l'orecchio?". Una voce femminile nell'oscurità; poi, dal fitto manto di una notte nerissima, ecco emergere una figura leggiadra vestita di rosa, più simile a una visione angelica che non a un reale essere umano. L'entrata in scena di Sandy Williams, la ragazza di cui si innamorerà il detective improvvisato Jeffrey Beaumont, è una delle sequenze più suggestive di Velluto blu, ma costituisce anche una rappresentazione emblematica dell'immagine d'attrice di Laura Dern: una perfetta "ragazza della porta accanto" il cui candore immacolato sembra però sempre sul punto di essere inghiottito dalle tenebre.
L'anno era il 1986 e l'attrice in questione, ancora sconosciuta al grande pubblico, era una Laura Dern a malapena diciannovenne, ma in cui il regista David Lynch avrebbe trovato una delle sue muse d'elezione. A più di tre decenni di distanza, oggi la biondissima Laura è nota in tutto il mondo come una delle attrici più versatili del cinema e della TV americani. Losangelina di nascita, figlia d'arte di una coppia di veterani del grande schermo, Bruce Dern e Diane Ladd, tenuta a battesimo (artisticamente parlando) da Martin Scorsese ma diventata un'attrice a tempo pieno soltanto a partire dal 1980, con il tempo Laura Dern si è costruita un curriculum invidiabile, che non ha mai smesso di arricchire.
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Dopo una parte nel commovente Mask - Dietro la maschera di Peter Bogdanovich e il sodalizio con Lynch, che nel 2017 l'avrebbe ingaggiata nella terza stagione di Twin Peaks, la Dern lavora con registi del calibro di Clint Eastwood (Un mondo perfetto) e Robert Altman (Il dottor T e le donne) e nel 1997 è la guest star della sit-com Ellen nei famosi episodi del coming out della protagonista, impersonata da Ellen DeGeneres. Ma Laura Dern è stata in grado di conferire spessore e sfumature interessanti pure a ruoli dallo spazio ridotto, come per The Master di Paul Thomas Anderson, 99 Homes di Ramin Bahrani e Wild di Jean-Marc Vallée, che nel 2014 le è valso la nomination all'Oscar come miglior attrice supporter.
Anche per il suo lavoro in ambito televisivo non le sono mancati i riconoscimenti, fra cui quattro Golden Globe: per i TV movie Afterburn e Recount, per la serie Enlightened, di cui è stata protagonista dal 2011 al 2013, e per la prima stagione del popolarissimo Big Little Lies, al fianco di Reese Witherspoon e Nicole Kidman, dove ruba la scena grazie al ruolo deliziosamente sopra le righe di Renata Klein, per il quale nel 2017 si è guadagnata anche un Emmy Award. Ma tornando dal piccolo al grande schermo, dove la ritroveremo presto nel cast dello splendido Piccole donne di Greta Gerwig, celebriamo il talento di questa attrice poliedrica e sorprendente ripercorrendo alcuni fra i migliori film e le indelebili performance che Laura Dern ci ha regalato nel corso della propria carriera cinematografica...
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7. Jurassic Park
È lo sguardo gentile e il sorriso radioso in quel vortice di terrore sprigionato dal parco più famigerato della settima arte. È il 1993 e Laura Dern, ormai star in ascesa anche in ambito mainstream, batte una concorrenza quanto mai agguerrita per assicurarsi la parte della paleontologa Ellie Sattler in uno dei massimi blockbuster di tutti i tempi, Jurassic Park. Tratto dal romanzo di Michael Crichton e diretto con impeccabile gestione della suspense da Steven Spielberg, il film diventa un autentico fenomeno di massa, nonché il capostipite di una fortunatissima saga; e Laura Dern, unica donna adulta all'interno di un cast quasi interamente al maschile, unisce alla sua consueta dolcezza una grinta da tipica eroina da action movie. L'attrice riprenderà il ruolo della dottoressa Sattler otto anni dopo nel sequel Jurassic Park III.
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6. Velluto blu
È la prima, grande performance di una giovanissima Laura Dern in uno dei capolavori irrinunciabili del cinema moderno. In Velluto blu, incursione di David Lynch nei territori dell'incubo, la femminilità è raffigurata secondo due declinazioni complementari: quella oscura, perturbante e sottilmente perversa della bruna cantante Dorothy Vallens di Isabella Rossellini e quella luminosa, rassicurante e verginale della bionda studentessa Sandy Williams, figlia di un detective della polizia locale. E a Sandy, ragazza della porta accanto attratta però dal mistero, il protagonista Jeffrey Beaumont (Kyle MacLachlan) si affiderà per farsi aiutare nell'indagine che lo condurrà a sprofondare in uno spaventoso mondo notturno. Da questo film indelebile partirà il lungo sodalizio fra Lynch e la Dern.
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5. Storia di un matrimonio
Nel 2019 è un altro capolavoro di genere del tutto differente, Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, ad offrire a Laura Dern un folgorante ruolo da supporter: Nora Fanshaw, l'avvocato divorzista di Los Angeles che assiste Nicole (Scarlett Johansson) nel suo braccio di ferro giudiziario con l'ex marito. Carismatica, rassicurante, di una dolcezza a tratti quasi melliflua, la Nora impersonata dalla Dern cela però una grinta e una spregiudicatezza che non esita a sfoderare ad ogni occorrenza: che si tratti di lanciarsi in un duello senza esclusione di colpi in tribunale o in un appassionato - ed esilarante - monologo sull'immagine delle donne nella società occidentale, in cui la Vergine Maria resta l'inossidabile modello materno mentre Dio "non si è fatto vivo neanche per scoparla".
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4. Cuore selvaggio
Quattro anni dopo Velluto blu, Laura Dern è la protagonista del nuovo film di David Lynch, Cuore selvaggio, ricompensato con la Palma d'Oro al Festival di Cannes 1990. La studentessa acqua e sapone si è trasformata stavolta in Lula Pace Fortune, amante dell'ex galeotto Sailor Ripley (Nicolas Cage), assieme al quale prenderà la fuga lungo le strade di un'America in preda alla follia, per raggiungere la California. In questo imprevedibile on the road in cui gangster movie e grottesco si fondono senza soluzione di continuità, la Dern sfodera un lato inedito: quello di una "ragazza perbene" desiderosa di abbandonarsi ai propri impulsi più vitalistici e selvaggi, anche a costo di sfidare una madre morbosamente possessiva, la Marietta Fortune di Diane Ladd (madre della Dern pure nella realtà).
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3. La storia di Ruth, donna americana
Laura Dern nella sua versione più scatenata e senza freni: urla, esplosioni di euforia o di rabbia, perfino attacchi di vomito. Tutto questo (e molto altro) rientra nel personaggio di Ruth Stoops, una giovane donna sbandata e vittima delle proprie dipendenze da alcol e droga, che per l'ennesima volta si scopre in attesa di un figlio e decide di abortire; la sua scelta, tuttavia, provocherà una vera e propria guerra mediatica fra due opposte fazioni ideologiche, in cui l'oggetto del contendere saranno proprio Ruth e la sua gravidanza. Uscito in sordina nel 1996 e riscoperto solo in seguito, La storia di Ruth, donna americana ha segnato il brillante esordio dietro la macchina da presa del regista e sceneggiatore Alexander Payne.
2. Rosa Scompiglio e i suoi amanti
Appena un anno dopo Cuore selvaggio, nel 1991 si cambia completamente registro con la pellicola che segna la definitiva consacrazione di Laura Dern presso la critica: Rosa Scompiglio e i suoi amanti, commedia tratta da un romanzo di Calder Willingham, per la regia di Martha Coolidge. Ambientato nella Georgia puritana degli anni Trenta, il film vede la Dern nei succinti panni della Rambling Rose del titolo originale: un'avvenente ragazza dal passato turbolento (era stata costretta a prostituirsi) accolta come nuova inquilina nella casa dei coniugi Hillyer (Robert Duvall e Diane Ladd). Il conflitto interiore di Rose, divisa fra un senso di colpa sessuofobico e un effervescente ed incontenibile erotismo, sarà il motore dell'educazione sentimentale dell'adolescente Buddy (Lukas Haas). Per la sua spigliata performance, Laura Dern ha ottenuto la nomination all'Oscar come miglior attrice.
1. Inland Empire
Nel 2006, Laura Dern è la star dell'ultimo film (ad oggi) del regista a cui è più legata, David Lynch, nonché l'opera più estrema, visionaria e, per molti aspetti, 'ostica' nella produzione del cineasta del Montana: Inland Empire. E quella della Dern nella parte di Nikki Grace, attrice sulla soglia dei quarant'anni che spera nel rilancio grazie a un importante ruolo in un film 'maledetto', più che una prova di recitazione può essere considerata un autentico tour de force: un'interpretazione di intensità straziante in una pellicola fiume che, di sequenza in sequenza, abbandona il presunto intreccio narrativo per sfociare in un'esperienza allucinata e allucinante, in cui viene annullata ogni forma di separazione fra realtà, sogno e incubo. Una sfida a dir poco ardita, ma da cui la Dern esce senza dubbio vincente, con un personaggio difficile da dimenticare.
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