In contemporanea con 'uscita nelle sale italiane, è stato presentato alla stampa presente a Cannes il nuovo film di Gus Van Sant, dedicato agli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain (Blake nel film). Accolto con giustificabile poco entusiasmo, il film è una sorta di reportage di finzione decisamente compiaciuto e povero di spunti, su un uomo, o meglio un gruppo di persone, completamente privi del senso della realtà, immersi in uno stucchevole e minimale onirismo.
Michael Pitt, come ha affrontato il personaggio di Blake, come ha interpretato questo ruolo? Michael Pitt: L'ho interpretato come se stesse ricordando la sua morte, probabilmente per gran parte della sua vita. Come se tutto ciò che gli capitava dovesse condurre a questo. Come se avesse sempre saputo che sarebbe successo... Ho cambiato la mia alimentazione perchè il personaggio è un tossicodipendente. Ho mangiato solo lattuga e frutta per tutta la durata delle riprese, avevo mal di stomaco, e mi sembra che abbia funzionato... penso che se avessi preso la strada sbagliata nell'interpretazione, Gus me lo avrebbe detto. Non so molto di come si gira un film.
Kim Gordon, cosa pensa del suo personaggio e della sua scena nel film?
Kim Gordon: Penso che è sempre molto frustrante quando vedi qualcuno evidentemente intelligente che perde contatto con la realtà. Puoi arrivare fino a un certo punto nell'aiutare qualcun altro. Kurt si era come alienato da quello che pensava volesse.
Nella mia scena, avevo la sensazione che il mio personaggio sapesse esattamente cosa sarebbe accaduto, ma doveva trattare Blake come un adulto... non si può andare oltre per proteggere qualcuno. Ognuno ha una sua idea di chi fosse Kurt, cosa accadde. Penso che parte dell'idea del film sia che non conosciamo mai veramente qualcuno, e che c'è differenza tra la sua immagine e quello che succede nella sua vita di giorno in giorno.
Gus Van Sant, come è nata l'idea per questo film? Gus Van Sant: La prima idea era di fare un film biografico su un ragazzo chiamato Kurt Cobain, e trattava di diverse parti della sua vita. Sarebbe stato troppo. In seguito, ascoltavo qualcuno che parlava delle piccole cose della vita di Kurt - che gli piaceva la pasta al formaggio - che per me ha assunto molto più senso che combattere con la casa discografica. Inizialmente avevo scelto come attore Holger Thaarup, danese, che aveva girato un film di Thomas Vinterberg, e aveva 14 anni. Holger non parlava inglese, e quindi avrei tenuto il personaggio in silenzio; ma poi ho incontrato Michael, che allora aveva 17 anni, e abbiamo iniziato a parlarne. E' tutta finzione. Quello mi attraeva, di fare un film di completa finzione, con piccole idee sulla sua vita e su di lui.
Come mai ha deciso di non mostrare la morte di Blake? Gus Van Sant: Non è un momento importante del film. A un certo punto ho pensato che la scena di Michael con Kim sarebbe potuta essere un grande momento. Avrebbe potuto afferrare uno strumento e spaccare la batteria perchè lei lo alterava. Ho pensato che sarebbe potuto essere un gran momento del film. Ma ci sforzavamo troppo di cercare di capire come avrebbe dovuto essere, piuttosto che come portare l'azione sullo schermo.