"Il cinema è la vita senza le parti noiose", disse un signore di nome Alfred Hitchcock. Francesco Amato ha studiato bene la lezione, e con il suo Lasciati andare racconta proprio la fine di una lunga noia, il risveglio di un uomo da un lungo torpore fisico ed emotivo. Il suo terzo film è la storia di Elia Venezia, psicanalista avaro e imbolsito, talmente assuefatto all'abitudine da aver dimenticato la passione per il suo lavoro e messo sotto chiave il lato più passionale e vivo dell'amore. Elia, un inedito Toni Servillo prestato per la prima volta ad una commedia cinematografica, si è separato da sua moglie Giovanna (Carla Signoris), ma i due non hanno mai avuto il coraggio di dirsi davvero addio. Vivono ancora sullo stesso pianerottolo, condividono cene, reciproche gelosie e lavatrici.
Lasciati andare ci presenta un uomo bloccato, che non riesce ad andare avanti, il cui sovrappeso svela l'incapacità di muoversi dalle sue sabbie mobili. Almeno sino all'arrivo di Claudia (Verónica Echegui), esplosiva personal trainer, che aiuterà Elia a scrollarsi di dosso grassi e freni emotivi. Partendo dalle "parti noiose", Amato racconta quindi un incontro di vita fondamentale, l'incrocio di due persone diverse e allo stesso tempo complementari, pronte a contaminarsi e ripartire.
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Il peso della leggerezza
Lasciati andare non è il classico film sulla classica crisi di mezza età. Un cliché che Amato scansa con intelligenza attraverso una scrittura intelligente, ironica e arguta, capace di rendere universale il suo invito al recupero di una spontaneità spesso perduta nel quotidiano. A proposito di leggerezza, il regista torinese ammette: "Questo è senza dubbio un film di pancia, che attraverso il coraggio e l'autoironia vuole spingere le persone a vivere la vita con meno pesantezza. Quando l'ho scritto, vivevo un momento difficile, per cui questo film è la risposta a quei problemi personali". Giunto al suo terzo film, Amato ha mostrato uno sguardo inedito sul mondo della commedia grazie ad un tono grottesco e ad un recupero di dinamiche slapstick.
Sul suo rapporto col genere ha detto: "La commedia non è puro disimpegni, anzi. È un continuo confronto con le fragilità umane. Nel mio percorso di autore avverto forti influenze del cinema di Woody Allen e Mel Brooks, ma soprattutto di Groucho Marx. Pensate che la prima cosa che ho regalato a Toni, prima di iniziare le riprese, è stata la sua biografia". Sulla lavorazione con un cast di altissimo livello, Amato ha aggiunto: "Si tratta di un film pieno di talenti, per cui ammetto di aver sentito una forte responsabilità nella gestione di un cast simile. Però poi è venuto tutto molto naturale: gli attori si sono fatti dirigere con facilità e con Toni abbiamo creato una sintonia che credo si avverta nel film". A confermare la natura personale e l'esigenza intima di questo film, Carla Signoris dice: "Francesco ha lavorato tantissimo, con caparbietà e ostinazione. Pensate che, per propormi il ruolo di Giovanna, mi ha raggiunto persino sull'Isola d'Elba mentre ero in vacanza. Appena ho letto la sceneggiatura, ho capito subito il gran lavoro di scrittura che c'era dietro. Infatti ho subito amato il mio personaggio".
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