Quando si ascolta una regista parlare dei problemi di produzione che hanno accompagnato la nascita di un suo film la domanda sorge spontanea: ne valeva veramente la pena? Non sempre la risposta è affermativa. Sicuramente non lo è nel caso di Lasciami per sempre, il film con cui Simona Izzo ritorna nelle sale a distanza di dieci anni da Tutte le donne della mia vita. Un cast corale misto di volti noti e giovani alla prima esperienza o quasi, e l'idea che una famiglia allargata porti con sé tante difficoltà ma anche un forte senso di unione e appartenenza. È da questi presupposti che la regista romana è partita per dare vita ad una commedia agrodolce, decisamente strampalata e a tratti impresentabile.
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Cinema o televisione?
Nel film Viola (Barbora Bobulova) è la mamma di Lorenzo (Andrea Bellisario), un giovane alle prese con il suo primo amore, Martina, (Myriam Catania) che lo lascia proprio il giorno del suo compleanno. In occasione dei festeggiamenti si riunisce l'intera famiglia che comprende le due sorelle di Viola, Aida (Valentina Cervi) e Carmen (Veruska Rossi), l'ex marito di quest'ultima Pietro (Maurizio Casagrande), il nuovo compagno di Viola, Nikos, (Max Gazzè) con il figlio canadese Sean e l'ex marito Davide (Vanni Bramati) e l'amico d'infanzia Yuri (Marco Cocci). Molto banalmente questi eccentrici personaggi si confronteranno per l'intera durata del film sulle proprie frustrazioni, su vecchi tradimenti e nuove incomprensioni. Ma la claudicante sceneggiatura è solo uno dei tanti problemi di un film che fin dai titoli di testa si contraddistingue per un'estetica fortemente televisiva, per delle dinamiche da soap opera che l'avrebbero reso più adatto ai telespettatori di Canale 5 che non ad un pubblico cinematografico.
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Mediocrità alle stelle
Benché Simona Izzo non abbia fatto che vantarsi in conferenza stampa del suo metodo di improvvisazione con il quale costruisce la sua sceneggiatura in fieri, è il film il primo a risentire di questa instabilità di fondo. La mediocrità dei dialoghi e la ripetitività delle scene sono seconde solo allo scarso livello recitativo dei suoi interpreti, cui non ha evidentemente giovato il caos presente sul set. La recitazione è talmente plastica che dinanzi al continuo sbraitare dei protagonisti del film, a battute più o meno riuscite e ai fiumi di lacrime, lo spettatore rimane pressoché impassibile e voglioso di abbandonare la sala il prima possibile per dedicarsi ad un'attività possibilmente più interessante. L'omosessualità, le turbe adolescenziali, la fine di un amore e la nascita di uno nuovo: tutto in questo film è condizionato da una superficialità di fondo che rende impossibile affezionarsi o tantomeno identificarsi in qualcuno dei personaggi. Un ritorno quello di Simona Izzo di cui sostanzialmente non si sentiva alcun bisogno.
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1.5/5