30 anni fa L'armata delle tenebre chiudeva la serie horror de La casa, iniziata da Sam Raimi nel 1980 con l'omonimo primo capitolo, e lo faceva con mirabile coerenza rispetto a tutto ciò caratterizza sia la produzione che la narrazione della trilogia. Lo faceva, cioè, in maniera delirante. Il film è oggi considerato all'unanimità un'opera importantissima all'interno del franchise di Evil Dead, che nel corso degli anni ha continuato a proliferare in ogni forma. Basti considerare la serie Ash vs Evil Dead, oppure i reboot già realizzati e quelli in programma, dallo pseudoremake di Fede Alvarez al prequel in lavorazione (Evil Dead Rise), che dovrebbe focalizzare il racconto sulle origini del male a partire da una dimensione domestica. L'armata delle tenebre è un capitolo anomalo e allo stesso tempo fondamentale all'interno del percorso filmico di Sam Raimi, reduce dal cinecomics fanta-horror Darkman ma poi proiettato verso una direzione opposta con Pronti a morire e Soldi sporchi. Non ritornerà all'azione supereroistica fino al 2002, anno di uscita del suo Spider-Man, e per vederlo rimetter mano su materia strettamente horror bisognerà aspettare il 2009 e la realizzazione di Drag Me To Hell.
L'armata delle tenebre: genesi di una follia
L'idea di un terzo capitolo de La casa circolava già anni prima che Darkman venisse prodotto e girato. Anzi, anche da prima che il produttore Dino De Laurentiis si accorgesse del successo del secondo capitolo e maturasse l'intenzione di cavalcarne il successo. Sul concetto del viaggio accidentale nel tempo e dell'ambientazione nel 1300 si fantasticava già all'epoca de La casa 2, ma le restrizioni dovute a un budget insufficiente hanno bloccato il progetto e corretto la rotta. Alla luce di questo diviene piuttosto facile spiegarsi l'estrema affinità fra i primi due capitoli della trilogia, che si fondano sulla stessa storia (come se gli avvenimenti de La casa si annullassero e rimescolassero in un universo nuovo e insieme identico) ma sono interpretati mediante registri del tutto diversi, che ne La casa 2 deviano verso la dark comedy e preannunciano quel che sarà il tono predominante de L'armata delle tenebre. Nessuno avrebbe potuto sapere, o anche solo ipotizzare, che l'influenza di questo capitolo di chiusura sarebbe stato così roboante da plasmare, in seguito, ogni altra creazione partorita dall'universo di Evil Dead e da condizionare il nostro immaginario con un vigore immensamente maggiore rispetto agli altri due capitoli.
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La trasformazione e la consacrazione di Ash Williams
L'armata delle tenebre è anche l'unico film finanziato e distribuito da una major, la Universal, che vanti la presenza di Bruce Campbell come attore principale: per il resto della sua carriera Campbell figurerà in cameo e piccoli ruoli per cui spesso non verrà neppure accreditato (come nel caso delle sue collaborazioni con i fratelli Coen). Eppure il personaggio di Ash Williams giunge, proprio in questo terzo capitolo, a una costruzione completa e a quella piena strutturazione che darà forma all'Ash definitivo: al netto delle memorabili battute che sono state introdotte negli altri capitoli, e che sottoforma di citazione sono entrate a pieno titolo nell'insieme di simboli collettivamente associati a Evil Dead, l'Ash de L'armata delle tenebre presenta più di un tratto in comune con quello della serie TV che ha dovuto, per problemi di copyright, ignorare gli eventi su cui si fonda il terzo film. Non solo il suo lavoro come impiegato in un supermarket, ma anche e specialmente l'attitudine insolente, vagamente superba e ciarliera con cui il personaggio si è consolidato come icona cinematografica, sono qualità che provengono da L'armata delle tenebre e che hanno costituito il modello per la creazione di personaggi in serie (cinematografici e videoludici) plasmati sul suo calco.
Ancora viaggi nel tempo
Il personaggio ha potuto sfoderare il meglio e il peggio di sé perché lo spunto gli viene fornito dalle premesse stesse di narrazione. Ash, infatti, si ritrova catapultato nel Medioevo e incatenato insieme a un gruppo di soldati al termine di una battaglia contro tale Lord Arthur. Una battaglia che, è evidente, hanno perso. Ne hanno conferma definitiva quando vengono condotti in una fossa abitata da pericolose creature intenzionate soltanto a cibarsi dei prigionieri, ma qui Ash riesce in qualche modo a sopravvivere grazie ad armi e a strumenti che provengono da un'altra epoca. Le sue strabilianti capacità, o meglio la sua fortuna, lo trasformano agli occhi dei cittadini in una sorta di semidio da un'altra collocazione spaziotemporale che, proprio per la sua manifesta superiorità, potrebbe liberare il loro regno dall'incrollabile minaccia del Male. Il Saggio ne è convinto, mentre ad Ash non interessa altro che tornare nel suo presente: peccato che per riuscirci dovrà, sempre secondo il Saggio, trovare un misterioso libro e interfacciarvisi per avere accesso all'unica formula in grado di riportarlo nella sua epoca. Caso vuole che sia proprio lo stesso libro che nei due film precedenti aveva risvegliato i demoni dormienti della casa. E caso, o destino, vuole che Ash sbagli del tutto l'espressione della formula e si ritrovi a dover effettivamente combattere, come aveva previsto l'anziano uomo, l'Armata delle Tenebre che dà il titolo al film.
Il viaggio dell'antieroe: Ash contro i deadites
Se sull'impostazione dei toni il film non si distanzia di molto dai territori della commedia che erano già stati esplorati, sul piano strutturale L'armata delle tenebre è un'opera inedita per Raimi: la rievocazione di un passato lontanissimo (ed europeo, fra l'altro) richiede non solo un ingente lavoro di squadra che può essere sostentato soltanto dal generoso budget messo a disposizione, ma anche che il personaggio principale venga riadattato alle esigenze di script. Il risultato è un viaggio dell'eroe che viene prescritto a un antieroe capitato lì, come nella casa in mezzo al bosco, per puro caso e che ha l'obbligo di mettere la propria forza a disposizione degli altri e non solo di sé. È una novità per un franchise basato sugli stilemi e sui meccanismi dell'horror, in cui al protagonista (o alla protagonista) viene solitamente assegnato il solo compito di salvarsi da una minaccia che assedia e annienta il resto dei personaggi coinvolti, uno dopo l'altro. Se nel primo e secondo capitolo de La casa il personaggio di Ash era corpo martoriato su cui scatenare la frenesia dei deadites, acclarando che il traguardo del suo percorso sarebbe stato quello di sottrarsene, la nuova meta di Ash si trova al termine di una strada molto più articolata che culmina con un'evoluzione del personaggio e che attraversa un suo cambiamento.
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L'anomalo capitolo di una trilogia anomala
Al giorno d'oggi sarebbe impensabile concepire una saga come quella di Evil Dead, articolata in sei lunghi anni che separano il primo dal secondo film e altri cinque anni fra il secondo e l'ultimo, uscito nel 1992. La realtà è che si trattò, già trent'anni fa, di una decisione in netta antitesi con la consuetudine propria del genere horror, che negli anni ottanta stava imparando a comprendere le potenzialità offerte dall'abbondanza di sequel realizzabili sulla scia dell'exploit commerciale di un primo film. E ancora oggi, se osservato non solo come capitolo a sé ma anche come epilogo di una trilogia, l'unicità de L'armata delle tenebre rimane indubbia e intatta. Non è né un horror, come La casa, né una commedia horror, come La casa 2: è, piuttosto, una bizzarra amalgama fra un film di Evil Dead (di per sé qualcosa di singolare) e un fantasy d'azione con protagonista un attore che non aveva sperimentato né l'una, né l'altra strada. È la visione di Raimi al suo picco di maturità e consapevolezza artistica, ma calata totalmente in un universo narrativo che si sgancia dalle restrizioni del linguaggio horror per ampliare il suo vocabolario perlustrando ambienti ignoti. Sappiamo che il Necronomicon è lo stesso libro maledetto che ha cacciato Ash nei guai per ben due volte, ma per qualche incomprensibile ragione l'unico a dimenticarsene è proprio il protagonista. Succedeva anche ne La casa 2, che però è un reboot ante-litteram intenzionato a sperimentare con l'umorismo e la mescolanza di registri, mentre preservava intatta l'ambientazione e la struttura narrativa. L'armata delle tenebre si comporta in modo opposto: si appropria dei totem de La casa (protagonista incluso) e li scaraventa in uno spazio nuovo, in un tempo nuovo e in un genere nuovo.
L'armata delle tenebre e la nostalgia della stop-motion
L'assoluta originalità del terzo film è manifesta soprattutto nell'ultima sequenza del film, con l'assedio del villaggio e la grande battaglia contro i deadites che riproducono su larga scala le interminabili baruffe fra Ash e i demoni della casa nel bosco. Inoltre lo fanno adottando i codici dell'epico-fantastico, con il pedale spinto sulle fantasie collettive legate alle guerre medievali (duelli di spada e frecce infuocate in primo luogo) e trattenendo quello dell'osceno e del sanguinario. E dunque è un'opera, L'armata delle tenebre, lontana dalla perfezione ma che ha la nostalgia inscritta nel suo DNA. Crea, in epoca di piena sperimentazione in campo tecnico soprattutto nell'ambito fantascientifico, il concetto di horror medievale e ritorna in un 1300 che esiste soltanto nei sogni di celluloide. La rissa orchestrata da Sam Raimi fra umani e deadites in stop-motion non può non generare un sentimento di tenerezza che si autoalimenta col passare degli anni dalla sua uscita nelle sale: soprattutto considerando che in quelle stesse sale, negli stessi anni, opere come Jurassic Park e Terminator 2 - Il giorno del giudizio, altro tipo di viaggi temporali, stavano per cambiare tutto.