La vita della famiglia Teague è un po' come lo zaino della piccola Molly: storto, piegato dal peso non di libri, ma di responsabilità e mille paure. La morte è pronta a tendere la propria mano e prendersi il sorriso di Nicole, madre, moglie e soprattutto amica. Come tenteremo di sottolineare in questa recensione de L'amico del cuore, quello narrato nel film disponibile su Prime Video dal 18 marzo, è una dedica sincera scritta in linguaggio cinematografico sull'amore in tutte le sue sfaccettature. Tratto da fatti realmente accaduti, il film diretto da Gabriela Cowperthwaite è un riflesso prismatico che tocca la superficie dell'amore materno, romantico e della pura amicizia. Un sentimento accecante qui raccolto negli occhi accesi di vita di Dane, che fino all'ultimo tiene unito un microcosmo pronto a traballare con il sopraggiungere del sonno eterno. Senza pietismi, o falsa retorica, l'opera gioca sulla semplicità del racconto, sussurrando al cuore e rigando le guance con lacrime di sincera commozione.
L'AMICO DEL CUORE: LA SINOSSI
Quello che lega Nicole (Dakota Johnson) e suo marito Matthew (Casey Affleck) a Dane è molto più che una semplice amicizia. È un salvagente a cui aggrapparsi per superare lo tsunami di una perdita. A Nicole mancano infatti soltanto sei mesi di vita. Sarà solo contando sull'inaspettato sostegno del loro miglior amico (Jason Segel) pronto a dedicarsi totalmente a loro fino a mettere in sospeso la propria vita che i coniugi Teague riusciranno a respirare, vivendo insieme gli ultimi attimi con spensierata serenità.
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L'AMICO DEL CUORE: SFUMATURE DI BATTITI CARDIACI
La vita è un palcoscenico vuoto. Lo calchiamo incerti, con la paura di sbagliare le battute dinnanzi a spettatori pronti ad ascoltarci con fare critico, mentre i loro sguardi ci scrutano, ci analizzano, nell'attesa di un colpo di fulmine che ci leghi a loro. E allora ne basta uno, o due come in questo caso, di questi sguardi magnetici perché iniziamo a cantare di felicità, prima che il buio ci sommerga lasciando di nuovo quel palco vuoto e il microfono abbandonato. Gli occhi di Matt, Nicole e Dane si fermano a un incrocio stradale trafficato di sentimenti per unirsi in una sola corsia. Amicizia e amore non hanno confini, si abbracciano tenendosi stretti, per sorreggersi, supportarsi con semplicità e senza fatica. Vige una certa sensibilità nelle intercapedini del ricordo che solo gli occhi più puri e semplici riescono a cogliere, trattenere e riproporre svestendoli di melensa pietà, o stucchevole sentimentalismo. E lo sguardo di Gabriela Cowperthwaite si è rivelato sensibile, modellando con semplicità (il che non significa superficialità) le parole impresse su pagine come processo catartico da Matt per combattere il fantasma del dolore e trarne il bello di un passato vissuto insieme alla moglie, le due figlie, e il migliore amico Dane. Per un mondo come quello del cinema, finestra aperta su noi stessi e sulla realtà che ci circonda, le storie di vite rotte da malattie hanno fatto spesso capolino. La loro riproposizione è oramai consolidata, tanto da fare della lotta contro il cancro un vero e proprio tropo narrativo. Per non cadere nel baratro del già visto, adombrando tutta l'opera di tedioso patetismo, c'è bisogno di uno stile registico solido, attento. E quello messo in campo da Cowperthwaite è un sistema collaudato, a tratti forse non del tutto capace di osare, ma che nella scorrevole semplicità riesce a coinvolgere lo spettatore, attecchendolo come un nuovo migliore amico nell'Odissea personale della famiglia Teague. Le riprese sono perlopiù ferme, immobili, come se nulla debba scostare l'attenzione sui protagonisti in campo, le tempeste emotive che li investono, e che loro stessi affrontano a testa alta, interiorizzandole ed esternandole con fermezza e maturità. Pochi i movimenti di macchina, scelti accuratamente per esacerbare la potenza dell'ansia, o del dolore, negli attimi precisi in cui questo controllo viene meno.
L'insicurezza prende il sopravvento e lo sguardo prima lontano e discreto della macchina da presa, si aggrappa a loro, sostenendoli e allo stesso tempo enfatizzando ogni loro sospiro pesante, colmo di ansia e paura per un'imminente perdita. La stessa fotografia rimane perlopiù immutata, chiara, limpida, come una giornata di estate solleticata da quella freschezza allegra tipica di una personalità come quella di Nicole. Al resto ci pensa una resa cromatica calda, avvolgente come il focolaio che riscalda una casa piena di amore, prima della lettura della fiaba della buonanotte. A nulla potrà il sopraggiungere della morte; le atmosfere rosee, aranciate, calde, continueranno ad abbracciare questo mondo pseudo-perfetto, evaporando lacrime pronte a scendere, e riscaldando mani che si tengono, e occhi che bruciano di profondo, sincero, amore.
AMICIZIA CHE VIENE, AMORE CHE VAI
Se è vero che chi trova un amico trova un tesoro, il legame che unisce i tre protagonisti di L'amico del cuore è uno scrigno prezioso da custodire con cura e gelosia. Sebbene viva su impronte indelebili lasciate sul suolo della vita da lasciti di esperienze reali, la figura di un amico come Dane poteva risultare quasi invadente nella sua resa cinematografica. Così non è stato, e anzi, è tale personaggio a fare da collante perfetto tra gli spazi temporali di ricordi incapaci di sbiadirsi. Da un punto di vista prettamente cronologico, la linea narrativa de L'amico del cuore è una montagna russa lanciata nell'orbita del presente, per poi fare giri adreanlinici ed emotivamente sconvolgenti, a metà strada tra passato remoto e passato prossimo. Puzzle mnemonico, il film si scardina dalla linearità dello spazio-tempo per vestirsi con gli abiti di un album dei ricordi da sfogliare per trarre un briciolo di sollievo. Un viaggio dell'eroe che lascia spazio a un viaggio del ricordo da compiersi per trovare dettagli, frammenti di dialoghi e sguardi apparentemente dimenticati, da tramutare in parole anestetiche, grazie alle quali tornare a respirare. Una scelta, questa, che gli sceneggiatori in primis, e il montatore in seguito, abbracciano sfruttando in ogni sua potenza infinitesimale così da prendere per mano lo spettatore e accompagnarlo nella selva oscura della perdita per uscir a riveder le stelle dello speranzoso ricordo.
AFFLECK-SEGEL-JOHNSON: PRESTA-CORPI DI EMOZIONI
Per un film fatto di sentimenti, e sostenuto dal ritmo di battici cardiaci ora accelerati, ora sempre più deboli, a farsi transfert di emozioni e partecipazione affettiva è il corpo dell'attore, non più mero contenitore vuoto da riempire con frasi atte, o situazione già pre-collaudare da narrazioni similari, quanto portatore di non-detti e parole rimaste bloccate sulla punta della lingua e comunicate dalla forza di uno sguardo. Sono presta-corpi di emozioni Jason Segel, Casey Affleck e Dakota Johnson. Tra loro vige una chimica invidiabile che li spinge a puntare su una performance mai caricata o troppo macchiettista. Ogni gesto, o micro-espressione, viene compiuto con naturalezza, rendendo questi personaggi ancor più umani della loro controparte reale. È come se dinnanzi a questa unione sullo schermo, avvenisse la magia del cinema: ci scordiamo per due ore di assistere a una riproposizione diegetica e finzionale di esistenze reali, entrando a gamba tesa all'interno di quel mondo, congiungendo la propria ordinarietà con quella stra-ordinaria della famiglia Teague. L'inchiostro della sceneggiatura prende allora vita, entra negli strati più profondi dell'epidermide dei suoi attori, per trasformarli nei loro alter-ego cinematografici e far rivivere così ora e mille altre volte la felicità bagnata da lacrime al sapore di oceano di Matt, Dane e Nicole. Non è un film perfetto L'amico del cuore, ma è un film che si fa voler bene. Proprio come un amico nel momento del bisogno.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di L'amico del cuore, sottolineando quanto un film, nella sua semplicità di racconto, può davvero toccare il cuore dei propri spettatori. Senza affidarsi a facili patetismi o a falsa retorica, il film con protagonisti Jason Segel, Casey Affleck e Dakota Johnson ci ricorda ancora una volta l'importanza dell'amcizia e il desiderio di amare in tutte le sue forme.
Perché ci piace
- La chimica tra gli attori.
- La semplicità solo apparente del racconto.
- La performance di Jason Segel.
- La tenerezza che abbraccia tutto il film, riscaldata da una tenue, calda fotografia.
Cosa non va
- La durata.
- Fa commuovere anche i cuori più duri.