Presentata in anteprima mondiale all'ultimo Festival di Toronto e successivamente in numerose altre importanti manifestazioni cinematografiche come quelle di Zurigo e Torino, l'opera prima di William Oldroyd arriva in sala nel nostro paese dopo essere stata accolta in maniera positiva dalla critica internazionale negli ultimi mesi. Segnalato dal The Guardian tra gli astri nascenti dietro la macchina da presa e da Variety come uno dei dieci cineasti da tenere d'occhio nel prossimo futuro, lo stimato regista teatrale e d'opera britannico con Lady Macbeth porta nuovamente sul grande schermo il denso racconto di Nikolaj Leskov Lady Macbeth del Distretto di Mcensk.
Se la breve opera letteraria era già stata fonte di ispirazione nel 1962 per Lady Macbeth siberiana del grande regista polacco di recente scomparso Andrzej Wajda, Oldroyd e la sceneggiatrice Alice Birch (anch'ella al suo primo lavoro per il cinema) traspongono l'azione dalla Russia di metà Ottocento al Regno Unito dell'epoca vittoriana, rimanendo piuttosto fedeli alla fonte letteraria, di cui tra l'altro rispettano la brevità proponendo un film della durata di poco inferiore all'ora e mezza, per poi discostarsene in maniera significativa nel finale.
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Tra rigidi vincoli sociali e voglia di libertà
Katherine è una donna proveniente da una famiglia di modeste condizioni, venduta in sposa a un ricco uomo di mezz'età che insieme al padre gestisce numerosi terreni. Vincolata agli spazi domestici e impossibilitata ad avere anche un minimo margine di autonomia, la giovane trascorre una vita malinconica e priva di sussulti sino a quando non ha l'occasione di rimanere sola dopo che il marito e il suocero si trovano costretti a partire per motivi di lavoro. Finalmente libera di decidere come trascorrere il proprio tempo, Katherine inizia a godere della bellezza della campagna inglese e si invaghisce del nuovo stalliere Sebastian, con il quale nasce immediatamente un rapporto intenso e passionale. I problemi però sorgeranno al ritorno dei due uomini e la giovane, ancor più dell'amato Sebastian, si dimostrerà disposta a tutto pur di non perdere l'amore e la libertà assaporati appieno durante la loro assenza. Persino a fare ricorso a una violenza brutale e ingiustificabile.
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Katherine, una donna forte ma crudele
Naturalmente evitiamo di andare oltre nella descrizione della trama del film, anche se già il solo riferimento del titolo al personaggio di Lady Macbeth della celebre tragedia shakespeariana rende difficile non farsi subito un'idea di quale sarà l'evoluzione di fondo del personaggio di Katherine. Particolarmente efficace nel ricreare l'atmosfera soffocante in cui la protagonista è costretta e, in generale, a immergere lo spettatore nel contesto del Regno Unito rurale di metà Ottocento attraverso una regia rigorosa e matura, Lady Macbeth appare stimolante per come sviluppa il rapporto tra le figure maschili e femminili, soprattutto nei primi due terzi della narrazione, arrivando a spiazzare nel momento in cui tratteggia una Katherine forte e decisa che si oppone alle rigide norme sociali dell'epoca ma per la quale, alla resa dei conti, è impossibile provare empatia a causa della sua disumana, egoistica spietatezza.
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Un conflitto tra i sessi problematico e disturbante
L'opera prima di Oldroyd, che proprio nel porre l'accento sulla crudeltà di Katherine si allontana nell'epilogo dal racconto di Leskov (non specifichiamo in che modo per evitare di rovinarvi la sorpresa della visione), non è in alcun modo classificabile come un tradizionale racconto femminista, ma piuttosto si rivela una problematica e disturbante rappresentazione di un conflitto tra i sessi in cui nessun personaggio può vantare una condotta anche solo minimamente condivisibile dal punto di vista etico-morale. Per quanto sul piano drammaturgico non sempre giochi efficacemente con il non detto, l'evoluzione psicologica della protagonista in alcuni passaggi chiave non sia adeguatamente approfondita e, di conseguenza, la complessiva ambiguità di fondo possa legittimamente lasciare perplessi, Lady Macbeth è senz'altro un lavoro elegante, affascinante e originale, che per di più si avvale della notevole interpretazione della ventunenne attrice britannica Florence Pugh. In ogni caso, al di là di come si consideri l'ultima mezz'ora del film, davvero niente male per un'opera prima.
Movieplayer.it
3.5/5