C'è una certa, inevitabile vena malinconica che attraversa la visione de La voce di Fantozzi, il nuovo documentario del critico e regista Mario Sesti. Questo perché l'omaggio al celebre ragioniere, protagonista di dieci lungometraggi usciti tra il 1975 e il 1999, ha esordito alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Venezia Classici - Documentari, appena due mesi dopo la scomparsa del creatore del personaggio, Paolo Villaggio, la cui presenza come principale intervistato nel film diventa a tutti gli effetti il suo testamento artistico (con tanto di battute sulla morte che si avvicina). Ma la malinconia è anche accompagnata dalle risate, poiché al cospetto delle sfighe monumentali di Ugo Fantozzi, anche se solo evocate verbalmente (il documentario non fa uso di materiali d'archivio), è impossibile rimanere del tutto seri.
"Per arrivare a timbrare il cartellino alle 8.30 precise Fantozzi aveva cominciato, 16 anni fa, a mettere la sveglia alle 6.14..."
Attorno alla presenza monumentale di Villaggio sono organizzate altre interviste con ospiti del calibro di Neri Parenti (regista di tutti i film a partire da Fantozzi contro tutti), Lino Banfi e Roberto Benigni (che parlano dell'impatto culturale del personaggio e del loro rapporto professionale con il suo autore), Marco Travaglio (il quale svela che ogni volta che sente un politico sbagliare un congiuntivo pensa subito alla mitica battuta "Fantozzi, batti lei!"), Dario Fo, Fabio Volo ed altri. Inoltre, per corredare il tutto, alcuni storici interpreti della saga cinematografica come Paolo Paoloni (il Megadirettore Galattico) e Milena Vukotic (la Pina) si prestano a interventi nei panni dei rispettivi personaggi, parlando del loro legame umano con il ragioniere. Alcuni passaggi dei libri, omessi o accorciati al cinema, sono portati sullo schermo in forma semi-animata, con l'inimitabile voce narrante di Villaggio tratta dalla versione audio del 2015 (di cui si vede un breve dietro le quinte).
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La voce di Fantozzi è quindi soprattutto una serie di aneddoti, che nel corso di 78 minuti - troppo pochi per una figura così emblematica del cinema italiano, l'unico in ambito comico ad aver dato vita a un aggettivo ufficiale, ossia "fantozziano" - raccontano l'evoluzione di un fenomeno, non solo cinematografico (viene abbozzata anche un'analisi sociologica). Si spazia dal reclutamento di Parenti, ufficialmente ingaggiato per spalleggiare Villaggio nella regia del terzo film e poi promosso a sola presenza dietro la macchina da presa, alla famosa "voce lupata" che per motivi pratici veniva sempre registrata per ultima in fase di doppiaggio a causa della raucedine, passando per Banfi che ricorda, prima della collaborazione con Villaggio sul set di Fracchia la belva umana, il proprio curriculum fatto di "film socio-culturèli" al fianco di donne "bruttissime" come Edwige Fenech.
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"Com'è umano lei!"
L'operazione di Sesti è filologica e guidata da una vera passione per la materia, con l'unico difetto di un certo schematismo, passando da una situazione all'altra senza dare a certi argomenti il tempo per respirare, sulla falsariga di quello che potrebbe essere (e molto probabilmente sarà) il contenuto speciale della prossima riedizione in Blu-ray del primo Fantozzi (o della saga intera). Difatti è difficile immaginare un vero percorso in sala per questo prodotto al di fuori di cornici festivaliere come quella veneziana, trattandosi anche di un progetto il cui pubblico di riferimento, ossia i fan del ragioniere, sarà probabilmente già a conoscenza di gran parte delle storie raccontate. Ciò non toglie che, in attesa di un lavoro più esauriente, La voce di Fantozzi rappresenti una distrazione alquanto gradevole, soprattutto per il piacere di vedere Villaggio che, pur consapevole del tempo limitato a disposizione, è rimasto fino all'ultimo la maschera perfetta della realtà tragicomica che è l'Italia, non solo al cinema.
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3.0/5