L'universo di Elena Ferrante tra cinema e serie si sta per ampliare con un altro importante tassello, La vita bugiarda degli adulti, serie italiana Netflix diretta per lo schermo da Edoardo De Angelis e al debutto in catalogo il prossimo 4 Gennaio. Sei episodi che mettono al centro del racconto la giovane esordiente Giordana Marengo nei panni della protagonista Giovanna, con Alessandro Preziosi e Pina Turco a dar vita ai suoi genitori Andrea e Nella. C'è però soprattutto Valeria Golino a tratteggiare uno dei personaggi principali della storia, la travolgente zia Vittoria che arriverà a scuotere la vita della nipote Giovanna. Del suo ruolo e dell'adattamento dal romanzo allo schermo si è parlato nella conferenza di presentazione della serie, tenutasi a Roma nella splendida cornice del rinnovato Multisala Barberini.
Un confronto inevitabile?
Ha parlato di una "serie potente e ambiziosa" Tinni Andreatta nell'introdurre l'incontro, "che dà un'idea di dove voglia arrivare il racconto seriale di Netflix", lavorando su "nuovi talenti davanti e dietro la macchina da presa". Un concetto completato da Ilaria Castiglioni, che ha parlato di "penne capaci di restituire i personaggi e la loro voce, ma allo stesso tempo di reinventarli", ma anche di una "regia potente, visionaria, di grande personalità" per portare in scena le figure che animano la storia, ma anche i luoghi in cui è ambientata. Siamo a Napoli, ovviamente, nel 1994, subito dopo il periodo coperto dai quattro libri de L'amica geniale. "Siamo sempre in quel mondo" ha detto Procacci, "che è anche il mondo di Edoardo e del suo cinema". Perfetto quindi per questo lavoro Edoardo De Angelis, capace di restituire il testo della Ferrante, aggiungendo una propria cifra stilistica.
Inevitabile il confronto con quanto già fatto su L'amica geniale. "Era una mia preoccupazione" ha detto il produttore Domenico Procacci, "ma l'abbiamo messa da parte quando Edoardo ha accettato di prendersi in carico questo progetto, perché conoscendo il suo lavoro era chiaro che non avrebbe tenuto fuori il suo cinema, che avrebbe combinato il suo immaginario a quello della Ferrante". Non è infatti semplice adattare Elena Ferrante, ma a giudicare dai primi episodi la missione è stata compiuta anche in questo caso: "Le parole della Ferrante sono molto belle" ha spiegato De Angelis, "ed è stato altrettanto bello aprirle per vedere cosa ci fosse dentro. Abbiamo trovato tanti spunti che sono diventati fatti da affidare agli attori che li hanno resi vivi."
La forza di Zia Vittoria
Personaggio centrale, accanto alla protagonista Giovanna, è la zia Vittoria di Valeria Golino, grata per questo magnifico e complesso ruolo. "È sempre un po' noioso raccontare come ci si prepari a per un ruolo così distante da sé" ha spiegato l'attrice, "ma è stato un lavoro importantissimo, molto lungo e concentrato soprattutto sul linguaggio, che pur da napoletana mi era molto estraneo. Ho lavorato sul corpo, sull'impiego dello spazio, sull'essere lei. Ed è stato un lavoro molto ansiogeno, non mi sentivo mai all'altezza, anche perché Edoardo durante la preparazione non mi diceva nulla. Mi ha messo a disposizione persone straordinarie per prepararmi, ma non capivo in che modo avrei lavorato. Solo dopo mi è stato chiaro che era un suo modo per capirmi e scoprire come stimolarmi."
La Golino è stata però importante anche come guida per la giovane protagonista, l'esordiente Giordana Marengo, bravissima nel mettere in scena l'età di passaggio e di scoperta della sua Giovanna. "Non avrei mai pensato di fare qualcosa del genere" ha raccontato l'attrice, "ed è stato del tutto casuale perché un'amica di mia madre ha mandato una foto alla casting director della serie". Sul rapporto con la collega più esperta ha ricordato come "la prima volta che ho visto Valeria eravamo nel palazzo in cui abbiamo fatto le prove e mi ha subito abbracciata, creando un gran calore che spero che siamo riuscite a mettere in scena."
Le bugie degli adulti
Acconto a loro troviamo Pina Turco e Alessandro Preziosi nei panni dei genitori di Giovanna, Nella e Andrea. "È stata la prima volta in cui ho trovato una profonda semplicità nel concepire i personaggio" ha raccontato la Turco, "perché sin dalle prime battute ho trovato che somigliasse alla mia mamma, che fosse un tipo umano che conoscevo perfettamente. È stato un viaggio molto intimo perché ho rivisto proprio lei, perché ho rivisto cose sue che ho amato molto da figlia e che amo molto da donna." Non complicato, insomma, ma intenso. Sulla sua Nella ha aggiunto che "commette l'errore delle donne di qualche anno fa di affidare la propria felicità nelle mani di qualcun altro. È un errore che tendenzialmente si paga."
Molto interessante anche il personaggio di Andrea, marito di Nella e padre di Giovanna che per Alessandro Preziosi è "la legittimazione della bugia, la legittimazione del male, una delle cose più affascinanti della letteratura e di questo racconto per immagini che ha fatto Edoardo." Sono aspetti che per Preziosi "fanno parte del mondo di questo personaggio, un mondo di cui ho avuto un assaggio nella mia adolescenza napoletana. Quelle bugie prima o poi vengono smascherate" e così avviene anche nella serie, con una potenza espressiva che è "fatta di tanti colori" per il modo in cui De Angelis ha messo in scena il tutto.
Napoli e gli anni '90
C'è Napoli a far da sfondo a La vita bugiarda degli adulti, una Napoli di contrasti sociali, in gran fermento, ben tratteggiata da De Angelis e i suoi autori. "Chi ha letto il romanzo sa che Ferrante non si sofferma molto su sociologia e politica di quegli anni, ma sulla psicologia dei personaggi" ha spiegato Laura Paolucci nello spiegare il tipo di libertà avuta nel definire l'ambientazione. "Questo rende questo racconto più universale. È una favola nera. Abbiamo un oggetto, il braccialetto, che è magico, positivo o negativo a seconda di chi lo indossa." Un background che si è iniziato a definire a partire dalla musica, che ha poi dato il via a ricordi di ogni tipo: "Edoardo da subito ha iniziato a mandarci playlist. Abbiamo ascoltato Peppino di Capri per mesi. Abbiamo usato la musica di gruppi che sono stati la base di quegli anni, dai 99 Posse agli Almamegretta. Io ero a Bologna, ma i centri sociali erano gli stessi." E infatti una delle scene aggiunte alla serie, assente nel romanzo, è ambientata proprio in un centro sociale.
Un luogo "mitico", fondamentale anche per mettere in scena i contrasti sociali. "Non c'è nulla che si veda bene a Napoli come la differenza tra le classi sociali" ha spiegato Francesco Piccolo, "la discesa di Giovanna verso un mondo nuovo, per scoprire che non è affatto un mondo nuovo ma quello da cui arriva tutto, è una soluzione affascinante." Ma anche l'uso del dialetto è stato "affascinante" e significativo in tal senso, per dei personaggi che "usano la bugia come strumento di lotta, per piegare la realtà ai loro desideri". C'è però un altro aspetto relativo alla città partenopea che ha sottolineato Piccolo: "Un'altra cosa unica che la Ferrante coglie benissimo è che in tutto il mondo c'è qualcuno che fa del male, ma in nessun altro posto quella persona vuole anche essere voluta bene."