Marco Tullio Giordana torna sul grande schermo adattando un romanzo di Mariapia Veladiano, La vita accanto. Storia di provincia, storia di talento, storia famigliare, ed epopea che taglia diversi decenni, tra amore inespresso e amore ricercato, tra abbracci negati e personaggi, diremmo, decisamente controversi. L'opera racconta la storia di Rebecca, nata con un angioma sulla guancia (una semplice 'voglia') che, sua mamma Maria, però, ghettizza come una vergognosa macchia che potrebbe attirare le chiacchiere del paese. Papà Osvaldo, dall'altra parte, più amorevole, sembra però impreparato davanti la depressione post-parto di Maria (ma è depressa o anaffettiva?). A salvare la bambina, l'amore per la musica e il talento per il pianoforte.
Protagonisti de La vita accanto, presentato a Locarno 2024, Valentina Bellè, Paolo Pierobon, Beatrice Barison (alla prima d'attrice), Sara Ciocca. "Nel film, il talento è un grande scacco. Da bambini siamo tutti talentuosi. Poi il talento viene compresso, istituzionalizzato, ridotto", spiega Marco Tullio Giordana nella nostra intervista. "la musica però sfugge a questa compressione. Ci vuole però disciplina e determinazione"_.
La vita accanto: intervista a Marco Tullio Giordana, Beatrice Barison, Sara Ciocca
Sul talento riflette poi Beatrice Barison, all'esordio: "Il talento è anche responsabilità. Se lo hai, puoi permetterti di costruire un futuro tramite ciò che sai fare. Bisogna però coltivarlo. Se non hai sostegno è difficile. Può far paura in diversi sensi: può creare invidia, ma può incutere timore anche verso chi quel talento lo possiede". Per Sara Ciocca, invece, "Il talento è fine a sé. Perché solo lo studio genere il talento. Senza lo studio il talento non emerge. Ecco, credo nello studio del talento".
In La vita accanto si accavallano varie epoche, costruite dal regista secondo "il gusto dei costumi. Ci siamo affidati alla costumista Gemma Mascangni. Gli abiti sono precisi, così come le acconciature. Ho aggiunto poi il traffico, nelle rare scene esterne. Un elemento di forte cambiamento". Un accavallamento che risuona nel titolo emblematico, che si presta a diverse letture. Soprattutto oggi, in quanto viviamo in un'epoca che ci spinge ad osservare le vite altrui.
La vita accanto, la recensione: quando un finale macchia l'identità di un film
La ricerca dell'identità dietro il film
La lettura più approfondita, sull'interscambiabilità moderna e la controparte cinematografica, arriva da Marco Tullio Giordana. Secondo il regista "La vita accanto è un tessuto con un'ordita trama. Però, è come se esistessero milioni di vite che scorrono, senza essere più intrecciate. Questo è un danno terribile. Bisogna rintracciare questi rapporti, perché non ha senso vivere una vita parallela, senza comunicare con gli altri". Per Beatrice Barison, è una questione di "Identità. La ricerca di identità è basilare nel film, e oggi si è un po' persa. I ragazzi sono stimolati, anche troppi, ma non sanno concentrarsi su una sola cosa. Manca la curiosità, e manca la possibilità di un vero stimolo che possa far capire chi siamo davvero. Meglio sbagliare che stare fermi a giudicare".