Recensione Katalin Varga (2008)

L'esordio alla regia di Peter Strickland è una ipnotica favola nera con protagonista un paesaggio minaccioso e la bellezza fiera e selvaggia di Hilda Péter.

La vendetta rovesciata

E' un villaggio fuori dal tempo, quello sperduto tra i Carpazi in cui si consuma il dramma familiare che innesca la furia vindice di una mite giovane donna di nome Katalin Varga. L'adorato marito ha scoperto, per una leggerezza, l'amaro segreto che Katalin ha custodito per undici anni: Orbàn, il loro bambino, è figlio di un altro uomo. Ferito e rabbioso, Szigmund ordina a entrambi di lasciare il villaggio: pur non doma, anzi speranzosa di poter prima o poi riconquistare il marito, Katalin si mette in viaggio sul suo calessino dicendo al piccolo Orbàn che vanno a trovare la nonna malata, ma coltivando in sé un altro proposito.

Uno scenario minaccioso e un silenzio oscuro e inesplicabile da parte della madre accompagnano il viaggio della coppia che attraversa le montagne per raggiungere una cittadina remota e dalla pessima reputazione per farsi finalmente giustizia.
L'esordio alla regia di Peter Strickland, inglese classe '73, è una ipnotica favola nera con protagonista un paesaggio minaccioso e la bellezza fiera e selvaggia di Hilda Péter. Ma, al contrario di quanto avviene nelle favole, il "cattivo" non ha le sembianze che ci aspetteremmo. Il crimine di cui è stata vittima Katalin è devastante, ma nel bellissimo monologo in cui lo descrive, torturando con parole affilate suo aguzzino, un uomo che ha vissuto undici anni pensando che la sua punizione fosse proprio l'essere sfuggito a una condanna, e divenendo un uomo generoso e affettuoso, il codice morale dello spettatore è messo seriamente alla prova. Al punto che, quando la vendetta si concretizza in una forma parossisticamente crudele, non c'è nessuna catarsi: soltanto altro orrore.

Katalin Varga abbraccia il genere del revenge-movie mettendo in discussione il senso di soddisfazione e giustizia che la vendetta finale dovrebbe indurre; accanto a questa premessa interessante, c'è una realizzazione valida che sfrutta al meglio le potenzialità del paesaggio transilvano amplificando la minaccia incombente con un minimale e atmosferico commento musicale che consta di inquietanti armonie atonali, il quale ha un ruolo significativo nel far montare la tensione e nell'imprimere nella memoria la figura scarmigliata e fiera della cupa vendicatrice.

Movieplayer.it

3.0/5