Recensione Forgotten (2012)

Con una narrazione che dissemina flashback, intermezzi musicali ed assordanti effetti sonori, Forgotten punta molto sull'effetto sorpresa e sul colpo di scena per ricostruire intorno al personaggio principale un puzzle che verso il finale si completa ma non riesce ad essere mai convincente.

La vendetta non dimentica

Hanna e Clarissa erano amiche quando erano bambine e passavano ogni estate con i loro genitori nella casa delle vacanze su una piccola isola di pescatori. Dopo il nono compleanno di Hanna qualcosa nelle loro vite è cambiato per sempre e si sono perse di vista fino al giorno in cui Clarissa, dopo aver tentato il suicidio ingerendo un flacone di pillole, viene ricoverata nell'ospedale in cui Hanna lavora come primario. Sono passati venticinque anni e Hanna nel frattempo di è sposata ed ha una figlia di sette anni mentre Clarissa sembra non aver avuto la stessa fortuna. In nome dei vecchi tempi le due donne decidono di tornare per una breve vacanza nella casa sull'isola ma ad attenderle troveranno gli scheletri nell'armadio di un passato drammatico che tutti hanno cercato invano di dimenticare. Sarà proprio nei luoghi della sua infanzia che Hanna si ricorderà di Maria, la bambina con cui era amica prima di conoscere Clarissa, scomparsa in misteriose circostanze proprio pochi giorni dopo il suo nono compleanno e mai ritrovata. Improvvisamente i ricordi inizieranno a riaffiorare e per Hanna sarà tempo di fare i conti con gli oscuri segreti rimasti a lungo nascosti nei ricordi di una bambina e delle sue compagne di gioco.

Diretto dall'esordiente regista tedesca Alex Schmidt, Forgotten è un thriller psicologico che inizia ammiccando al ghost-movie e al filone delle case infestate per raccontare allo spettatore una storia che di soprannaturale ha ben poco, anzi nulla. Con una narrazione che dissemina flashback, intermezzi musicali ed assordanti effetti sonori, Forgotten punta molto sull'effetto sorpresa e sul colpo di scena per ricostruire intorno al personaggio principale un puzzle che verso il finale si completa ma non riesce ad essere mai convincente e tanto meno realistico. Tra spaventi comandati e prevedibili soluzioni il film si trasforma da thriller-horror ambientato in una casa infestata dai fantasmi del passato in un dramma psicologico incentrato sul trauma infantile e sulla vendetta, dunque tematiche del tutto terrene che poco hanno a che fare con i fantasmi. Atmosfere gotiche, personaggi inquietanti e dialoghi telefonati per un film gioca sulle paure primordiali per poi arrivare a poggiarsi su modelli cinematografici già ampiamente abusati. La regista, che con questo film fa il suo esordio dietro la macchina da presa, punta tutto sul twist di genere per raccontare una storia che va a pescare a piene mani in un ventennio di cinema horror senza offrire nulla di più di un gigantesco calderone in cui vengono continuamente rimescolate le carte per stupire lo spettatore, nel frattempo caduto in un profondo stato di noia. Saremmo curiosi di sapere cosa penserebbero Tim Burton e Michael Haneke, i cineasti cui la regista dice di essersi ispirata, del finale corredato di un lunghissimo ed insopportabile spiegone a ripercorrere tutta la storia dall'inizio alla fine.

Movieplayer.it

2.0/5