Dalla Garbatella alla conquista del mondo. Da Roma verso 190 paesi, quelli in cui è attivo il servizio. Parliamo de La svolta, opera prima di Riccardo Antonaroli, scritto da Roberto Cimpanelli e Gabriele Scarfone, presentato fuori concorso al Festival di Torino e disponibile in streaming su Netflix dal 20 aprile. Dove, al momento in cui abbiamo intervistato Roberto Cimpanelli, sceneggiatore e produttore, e Riccardo Antonaroli, regista del film, La svolta era al n.12 tra i film più visti sulla piattaforma in tutto il mondo. Sono grandi soddisfazioni, che lasciano in secondo piano il rimpianto per aver avuto una presenza più breve nelle sale. La svolta è la storia di un'amicizia tra due ragazzi lontanissimi tra loro: Ludovico è uno studente fuori corso, in ritardo con gli esami, che non si piace, Jack è un ladruncolo che ha appena fatto una rapina, lo prende in ostaggio e si piazza a casa sua.
Riccardo Antonaroli: "Essere visti in 190 paesi è un'emozione grandissima"
La nostra chiacchierata parte proprio da qui, dalla scelta di uscire su Netflix per un film come questo. Era stato pensato già per la piattaforma, o è una scelta che è arrivata dopo? "È una domanda molto interessante. coglie un punto estetico del prodotto" ci spiega Roberto Cimpanelli. "Per mia formazione io amo il cinema e mi piacerebbe tanto continuare a pensare in termini di cinema. Ma ovviamente non puoi prescindere da realtà che oggi ti permettono anche di lavorare. Il film è stato pensato per il cinema, con Rodeo Drive e Rai Cinema, che ha gestito i rapporti con Netflix, a cui il film è piaciuto molto e lo ha acquistato. A questo proposito ho imparato io stesso che un prodotto di piattaforma deve avere un inizio, un ingaggio molto accattivante. Mi è stato fatto notare che i primi minuti sono un po' lenti, con questo ragazzo che parla con il padre. Ma è cinema, presenti un personaggio. Così quando lo ritrovi sai chi è. Questo induce a considerare il rischio, quando pensi per la piattaforma, comunque in qualche modo sei condizionato. Pensi: devo fare qualcosa che immediatamente non faccia cambiare film dopo pochi minuti...". E per un regista alla sua opera prima, quali sono le sensazioni, tra l'uscita in sala e la possibilità di essere visto ovunque? "Senza dubbio uscire in sala è una cosa bellissima, vedere un film in sala è un'altra cosa, vieni circondato dalla storia, rapito dalla sala stessa" ci risponde Riccardo Antonaroli. "Andare su piattaforma è altrettanto bello oggi. Uscire in sala con un piccolo film come questo può essere rischioso, potresti morire un po' lì. La soddisfazione l'ho avuta, siamo andati al Festival di Torino, abbiamo avuto tre giorni in sala a Roma. Di andare su Netflix sono felicissimo, l'idea che un ragazzo in Francia, in Spagna, in Sudamerica e in 190 paesi possa vedere il mio film è un'emozione grandissima". Il soggetto originale è di Gabriele Scarfone e di Francesco Cimpanelli, figlio di Roberto, che ha riaperto la casa di produzione, con il nuovo nome di Life Cinema. Gli sceneggiatori hanno aggiunto profondità ai ragazzi. "Ho pensato a 'Il sorpasso da fermi'", ci ha spiegato Roberto Cimpanelli, che ha costruito così un film chiuso dentro una stanza della Garbatella. "Balzac diceva: se vuoi essere universale, parla del tuo paese" ragiona il produttore. "Quanto più parliamo delle nostre cose umane tanto più siamo universali".
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Roberto Cimpanelli: "La fisicità degli attori ha guidato le nostre scelte"
Quando abbiamo intervistato Andrea Lattanzi, che nella storia è Jack, ci ha rivelato di aver letto entrambi i ruoli dei protagonisti e di aver poi scelto il suo personaggio. "In realtà sono malizie un po' da produttori, da cinematografari" ci racconta Cimpanelli. "È chiaro che noi già avevamo in mente, perché il fisico lo portava a fare quel personaggio, Andrea. A volte si fanno anche azzardi, si gioca contro ruolo. Ma la fisicità di Andrea suggeriva che lui fosse il 'cattivo' e Brando Pacitto quello buono. È andata così. Li abbiamo fatti leggere, per dare loro libertà. Ma dopo cinque pagine non c'era partita, tutti e due hanno capito che quelli erano i loro ruoli". "Avevamo visto vari volti e fino ad arrivare a loro due, anche per la loro fisicità erano perfetti" aggiunge Riccardo Antonaroli. "Li abbiamo incontrati e, dopo aver fatto due chiacchiere, ho voluto fare il film con loro: me li ero immaginati proprio così quando avevo letto la sceneggiatura. Andrea ha un viso particolare. Ed entrambi, già a parlarci, si portavano dietro le caratteristiche di Jack e Ludovico. Leggendo la sceneggiatura mi sono accorto che tutto il film era loro due, la loro amicizia e la loro alchimia. Ho voluto fare più di un mese di prove, per conoscerci e per cucire loro addosso questi due personaggi, Abbiamo lavorato insieme, anche con gli sceneggiatori, e abbiamo aggiunto delle cose, modellare su di loro questi due ragazzi, ritornando alla loro fisicità, all'articolo "il"".
Riccardo Antonaroli: "Chabeli Sastre Gonzales, solarità e leggerezza"
La svolta, lo abbiamo scritto, è un film con una scelta di cast davvero azzeccata. Accanto ai due protagonisti maschili, il lato femminile della storia è composto da Ludovica Martino e Chabeli Sastre Gonzales. "Per il cast è stato fondamentale Francesco" ci spiega Cimpanelli. "Conosceva Andrea e Brando, è stato facile per lui contattarli e proporre la cosa. Chabeli è stata una scelta di Riccardo e ci ha visto giusto". "Ludovica Martino era una mia idea dell'inizio e sono stato contento che abbia accettato questo ruolo" aggiunge Antonaroli. "Ero molto sicuro di lei. Quello che mi ha colpito di Chabeli Sastre Gonzales è che, rispetto a come l'avevo vista in altri film, ha tirato fuori una solarità e una leggerezza. Quando fai un provino dentro di me capisco che c'è qualcosa in più che ha un personaggio. È una cosa a pelle". "Mi sono preso la parte dei cattivi" interviene Cimpanelli. "Avendoli scritti, ispirati a personaggi che nella vita ho incontrato, ho cercato di cambiare un pochino i cliché di certi cattivi. Caino è esistito veramente, come è esistito il personaggio di Marcello Fonte, con le sue scarpe bianche e nere. Ho conosciuto un personaggio che era un picchiatore, che gestiva crediti, quando ero ragazzino e frequentavo la sala biliardi. Sono personaggi che, anche se li abbiamo stilizzati, sono autentici".
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Riccardo Antonaroli: "Il sorpasso, un modo per incuriosire i giovani sul film"
Ludovico è un ragazzo che disegna un suo mondo, storie criminali ambientate nel suo quartiere, perché non gli piace il suo, ma poi si ritrova proprio nel mondo che disegna. È una gran bella idea. "Ludovico ha il sogno di fare il fumettista e mi piaceva l'idea che il mondo da lui tanto bramato piombasse nella sua vita" ci racconta il regista. "Mi piaceva raccontare un mondo criminale un po' diverso, diversificarlo dal mondo reale, quello della storia dell'amicizia. Così fotograficamente abbiamo scelto due momenti diversi. Da una parte, nella casa usiamo delle ottiche sferiche, come sono molto umane come visione. Dall'altra, all'esterno, per la Roma cattiva, abbiamo scelto delle ottiche anamorfiche, che hanno una visione non umana. È una cosa sottilissima. A livello registico, quando parte la storia di loro due, Jack si sveglia e ho prediletto una macchina a mano. per stare dietro a loro e seguirli da vicino. Nella parte più cinematografica, criminale, c'è un linguaggio diverso". La fotografia è di Emanuele Zardenga. "È un partito di cinema, abbiamo parlato a lungo, abbiamo visto tanto reference, abbiamo fatto un lavoro sulle palette di colori" racconta Antonaroli. "Emanuele è un grande direttore della fotografia. La cosa bella di questo set è che eravamo tutti ragazzi giovani con la voglia di fare un film". Un film su dei ragazzi di oggi, con un occhio a due "ragazzi" del passato, i protagonisti de Il sorpasso di Dino Risi. "Era una cosa scritta in sceneggiatura, l'abbiamo fatto con le dovute distanze da quel film: è un omaggio a questo film stupendo. È anche un modo per incuriosire un pubblico giovane che forse non lo ha visto per scoprirlo".