Lunedì 4 giugno a Roma, dopo la proiezione del film Guido che sfidò le Brigate Rosse, il regista Giuseppe Ferrara, il produttore Carmine De Benedittis e alcuni degli interpreti, Massimo Ghini, Gianmarco Tognazzi e Elvira Giannini, hanno presentato il loro film e spiegato le aspettative che sottendono questo progetto.
Il film, storia dell'operaio sindacalista ucciso nel '79 dalle BR per il suo impegno politico di opposizione contro il gruppo terrorista, è stato girato due anni fa e ultimato nel luglio 2006, uscirà il 7 giugno in un'anteprima speciale al cinema Barberini nel centro di Roma. Per l'occasione sono state invitate le più alte cariche dello Stato, esponenti di Camera e Senato, rappresentanti di CIGL, CISL e UIL, attori e personaggi dello spettacolo.
Presente in sala anche Otello Angeli, in rappresentanza della CGIL: l'apporto del sindacato è stato infatti fondamentale, poiché il film è stato realizzato anche grazie al sostegno dell'Associazione del Centenario CGIL. L'opera è stata considerata come un indispensabile mezzo per ricordare un uomo che col suo coraggio ha contribuito a combattere il terrorismo brigatista, ma anche un modo per informare e far luce su un periodo di fondamentale importanza per la storia d'Italia.
Alla proiezione di giovedì 7 giugno ci sarà il Presidente Napolitano?
Giuseppe Ferrara: Noi lo abbiamo invitato. Abbiamo già staccato due mila biglietti, affittando tutte le cinque sale del cinema Barberini per la sicurezza del Presidente, ma non abbiamo una risposta certa. La cosa è dubbia perché in questi giorni aveva molti altri impegni. Ci saranno comunque molte cariche dello Stato, tra cui il Ministro del Lavoro.
Massimo Ghini: Guido Rossa è stato medaglia d'oro al valor civile, per questo Napolitano dovrebbe esserci. È un esempio per le nuove generazioni. Perché non raccontare ai ragazzi la storia italiana degli ultimi anni del terrorismo?
Quando uscirà il film nelle sale?
Carmine De Benedittis: Le proiezioni partiranno a metà agosto. La CGIL ha aiutato moltissimo Guido che sfidò le Brigate Rosse, ha permesso l'accordo con la RAI che ne ha acquistato i diritti. Per fortuna o sfortuna, il film non rischia di scadere d'attualità, perché purtroppo stanno tornando...
Giuseppe Ferrara: Si avvertono anche oggi tendenze contro le BR, le paure che sparino ancora ci sono. Il film è assolutamente contraddittorio, ha già avuto due interpellanze del Senato.
Avete ricevuto già molte critiche, il film sembra essere sotto una sorta di boicottaggio. Perché sta succedendo questo? Credete che non sia piaciuto?
Giuseppe Ferrara: C'è una sottovalutazione del problema e un'ostilità verso il film perché l'ho fatto io. Il sottoscritto è nella lista nera della RAI, ne ho le prove. Io sono un regista che fa un audience altissimo: ho fatto anche 10 milioni di spettatori con i miei film. Ma non mi fanno lavorare. I diritti li hanno presi perché non potevano dire di no ad un sindacato come la CGIL.
È una vergogna che questo film non sia distribuito degli organi statali, che non abbia dalle istituzioni il giusto sostegno. I sindacati hanno reso un servizio allo Stato, invece il film che ne porta memoria è bloccato, impedito, boicottato. Questo è filobrigatismo sotterraneo che viene dalle compiacenze.
Il film è stato sottoposto alla selezione di festival italiani o internazionali?
Giuseppe Ferrara: Non ci siamo mai presentati a festival stranieri. A Venezia e a Roma non ci hanno voluto. Il film è andato a Trento, dove c'è il Festival della montagna (il protagonista, Guido Rossa, era anche un famoso alpinista. ndr) che lo ha portato anche a Bolzano.
Nei titoli di coda avete scritto una frase che prende posizione in modo estremo: dopo aver riportato il numero dei morti dovuti alle BR, si legge "decisivo contributo allo spostamento a destra del Paese". Non credete che anche questo abbia contribuito alle reticenze nei confronti del film?
Massimo Ghini: Questo è il finale di un film di Ferrara, che non è una persona accondiscendente, mi sarei stupito del contrario. In un Paese "ambiguo" - per usare un eufemismo - come il nostro, questo può non essere accettato.
Giuseppe Ferrara: Non vorrei peggiorare la situazione... ma la scritta finale è una piuma. Come è una piuma quando Gelli dice che Berlusconi dovrebbe pagargli i diritti della P2.
Ghini, com'è stato mettersi nei panni di un personaggio di questo genere?
Massimo Ghini: La cosa più emozionante è stata incontrare i suoi colleghi di lavoro. Quando ho visto la figlia di Rossa, Sabina, mi ero preparato ad un rifiuto anche solo per la differenza somatica da suo padre, ero già pronto al duro impatto emotivo. Invece, l'incontro con i più stretti amici e compagni di fabbrica è stato bellissimo. Mi rammarico sempre di non averlo filmato. Anche per questo era bello raccontare il rapporto umano con gli amici, la moglie, la figlia e con tutte le persone che aiutava e che lo stimavano. Storie meravigliose del personaggio. Anche se, devo ammettere, riguardo alla vicenda politica, c'è sempre una certa difficoltà nel parlarne, un'atmosfera strana.
Quale pensate possa essere il futuro di questo film, quali prospettive ci sono?
Massimo Ghini: C'è stata una disattenzione ambigua rispetto a Guido Rossa. Il film è difficile e imperfetto, è giusto ammetterlo, ma questa è una cinematografia che deve avere il suo spazio. L'imperfezione è solo una mancanza di risorse, è logico che, se lo Stato continua a non finanziare film di questo genere, sarà sempre così. Non voglio con questo sminuire nessuno, io rivendico di aver fatto questo film e rivendico un film imperfetto, ma queste storie devono essere raccontate. Io credo sinceramente che probabilmente non avrà un percorso cinematografico, ma magari ne avrà uno televisivo. Magari se ne potrebbe parlare a Porta a Porta, aprire un dibattito. Ricordando che la figlia di Rossa è diventata Senatore della Repubblica, per esempio. Vorremo suscitare attenzione e discussione.
Otello Angeli: C'è un impegno della CGIL di parlare con il Ministro all'Istruzione per portare il film nelle scuole, a questo punto a settembre. Mi rendo conto che è difficile entrare nel mercato cinematografico.
Gianmarco Tognazzi: Già uscire a metà agosto non aiuta molto.
Elvira Giannini: Io non credo che il film sia tanto difficile, né particolarmente pesante. Ha la sua fluidità e può essere capito dal pubblico. Dovrebbe essere sostenuto dalla sinistra. Rossa era un grande uomo, ma non sembra gliene freghi niente a nessuno.