Che la Disney negli ultimi anni sia finita spesso per vincere l'Academy Award, anche quando magari lo meritava meno, è un fatto oramai risaputo. Tra questi circa un decennio fa, a ottenere la nomination ma non la vittoria c'è stato La storia della Principessa Splendente, a favore di Big Hero 6, che per la prima volta univa la Casa di Topolino insieme a quella delle Idee. Peccato, perché tra i nominati c'era quello che sarebbe diventato il testamento animato di Isao Takahata, poiché ultima pellicola da lui diretta per lo Studio Ghibli (morirà nel 2018) ben 14 anni dopo la precedente, I miei vicini Yamada. In occasione della rassegna Un mondo di sogni animati organizzata da Lucky Red, il film torna alla magia della sala cinematografica dal 25 al 31 luglio e quindi quale miglior occasione per noi di celebrare il compimento di una carriera che ci lascia tutto quello che c'è da sapere sul Maestro dell'animazione giapponese.
C'era una volta...
La storia della Principessa Splendente prende ispirazione da un antico racconto popolare nipponico, Taketori monogatari ovvero Il racconto di un tagliabambù, che il regista co-fondatore dello Studio Ghibli e mentore di Hayao Miyazaki, riuscì a trasporre in una vera e propria poesia per immagini. Un talento che, come sappiamo, ha poi passato al più riconosciuto rappresentante dell'animazione giapponese nel mondo. Loro due, infatti, ebbero il compito di chiudere il capitolo più florido ed importante dello studio di animazione insieme a Hiromasa Yonebayashi e la sua Marnie dieci anni orsono. Miyazaki ci ha messo sette anni ma è tornato con una nuova pellicola lo scorso anno, grazie all'aiuto dello Studio Ponoc, nato proprio da una loro costola, Il ragazzo e l'airone, che gli ha dato la soddisfazione di un secondo Oscar. Soddisfazione che Isao Takahata non ha potuto prendersi prima della morte.
Il cerchio della vita
La pellicola racconta, proprio come se fosse un cerchio che si chiude, la storia della Principessa Kaguya, soprannominata Gemma di Bambù, poiché un anziano tagliatore di canne trova dentro un fusto questo essere luminoso che si trasforma in una neonata, decidendo di crescerla insieme alla moglie dato che non avevano figli. La piccola crescerà molto più in fretta del previsto, diventando presto adolescente, tanto da ambientarsi velocemente nel villaggio e aiutare il padre a lavoro. Altrettanto presto i genitori adottivi scopriranno la sua vera identità e capiranno di averla quasi rapita e rubata al proprio destino. Un fato che la ricongiungerà alla natura, quella tanto cara a Takahata e alla sua poetica bucolica. Proprio in quest'ottica ne La Storia della Principessa Splendente avviene per la protagonista anche il passaggio dalla campagna alla città (altro elemento ricorrente per il regista) nel quale la famiglia le dà il titolo nobiliare di Principessa - per quella bellezza e fascino che esercita su tutti, compreso Sutemaru, un'adolescente del villaggio con cui è cresciuta - facendola educare al galateo che si confà al suo titolo. Una serie di regole che le vanno subito strette e che mostrano la sua indole libera e indipendente, tipica della natura selvaggia che scopriremo rappresenta.
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Il corso delle stagioni e il ciclo della luna
Non solo natura selvatica ma anche legata al ciclo lunare, proprio come l'intera pellicola che pesca dal racconto popolare nipponico. Takahata riesce a mettere insieme un poema animato non solo a livello narrativo, ma anche visivo. La sua regia è delicata e dolce, ma allo stesso tempo brutale e feroce come la natura incontaminata, accompagnando lo spettatore attraverso l'incredibile vita del personaggio titolare. Allo stesso tempo il suo talento riesce a far percepire tutta l'artigianalità dei partecipanti al racconto attraverso l'animazione classica disegnata a mano, tipica dello Studio Ghibli e della lezione che impartirà a Miyazaki, in cui tutto diventa pittorico, come un'esplosione di pennellate di colore. Dai paesaggi tanto cari a Takahata e rappresentativi della sua filmografia, fino agli abiti prima naturali e poi cuciti a mano per Kaguya. La storia d'amore platonico con Sutemaru rimane tale e questa è un'altra forza della pellicola che vuole mostrare un'esistenza (ultra)terrena: raccontare il potere della memoria, perché anche quando la perdiamo rimane un velo di nostalgia che ci fa percepire sottopelle ciò che non ricordiamo di aver vissuto. Proprio come accadrà alla Principessa Splendente, un sentimento racchiuso in quell'ultimo sguardo carico di significato nella scena finale di questo capolavoro d'animazione.