Gabriele Monti, Samuele Teneggi, Ludovica Nasti sono gli straordinari interpreti de La storia del Frank e della Nina, nuovo (e notevole) film di Paola Randi. Presentato (con successo) a Venezia 81, e finalmente arrivato al cinema, è il racconto di tre ragazzi che si incontrano, aprendosi a nuove consapevolezze. Gabriele Monti è Gollum, che non parla ma scrive, Samuele Teneggi è Frank, che sembra uscito da un manga, e poi Ludovica Nasti è Nina, ragazza rom con una figlia e un marito violento.
Ambientato a Milano (una Milano diversa, inusuale, quasi fiabesca), il film scritto e diretto dalla Randi (al quinto film, confermando un innegabile talento visivo e narrativo), gioca sui colori e sulle emozioni di tre personaggi in fuga. Alla fine del viaggio, una nuova famiglia, allargata e bellissima.
La storia del Frank e della Nina: intervista a Ludovica Nasti, Samuele Teneggi, Gabriele Monti
Un film dai riverberi generazionali (qui la recensione de La storia del Frank e della Nina), esaltando una generazione decisamente speciale, come ci dice Ludovica Nasti, nella nostra intervista. "Ci sono tanti giovani che hanno molte capacità, molta voglia di fare. Come vediamo anche con il mio personaggio. Dobbiamo solo credere di più a ciò che facciamo, del resto siamo dei sognatori. Nel film lo vediamo: il Gollum ci trova, ci prende, ci accoglie. E noi accogliamo il Gollum e la Nina viene accolta dal Frank, e tutto inizia a collegarsi, come in un intreccio".
Per Samuele Teneggi, poi, è una questione di fiducia e coraggio. "Le possibilità ci sono, ma questo non è un mondo facile. Non abbiamo la strada spianata, ma possiamo spianarla noi. Ci viole fiducia, coraggio. Anche con il rischio di andare contro le convenzioni sociali, culturali, familiari. Spesso si cerca l'approvazione dall'esterno, ma credo che innanzitutto dovremmo approvarci noi stessi, circondandoci poi di persone strane e diverse, con cui sentirci a nostro agio".
La storia del Frank e della Nina, la recensione: una lettera d'amore ai sognatori
Una generazione troppo stimolata
Gabriele Monti, dall'altra parte, spiega che "Siamo una generazione molto, forse troppo stimolata. Una questione di input in cui è difficile districarsi. La generazione in sé è quella avvezza a tutte le innovazioni tecnologiche. Quindi è una generazione che ha molto potenziale. Facciamo tutti parte di Gen Z o Millennials. E di noi c'è tanto nel film. Spero che la nostra generazioni si sia stancata di certi aspetti molto virtuali, tornando un po' indietro ad una dimensione umana ed empatica".