Mentre La scelta di Anne - L'Évenement, veniva presentato in concorso alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, in Texas veniva approvata una legge che vieta l'aborto dopo la sesta settimana di gravidanza, anche in casi di stupro e incesto. Ispirato al romanzo di Annie Ernaux, il film racconta la storia di Anne, ragazza iscritta all'università che, negli anni '60, rimane incinta e trova un muro di indifferenza e giudizio quando decide di abortire.
All'epoca in Francia l'aborto era illegale e quindi l'unica scelta che si presenta alla ragazza è abortire clandestinamente. Un processo non soltanto doloroso, ma pericolosissimo. Al secondo film Audrey Diwan è stata premiata con il Leone d'Oro al miglior film, nelle sale italiane dal 4 novembre. A interpretare la protagonista è Anamaria Vartolomei, sulle cui spalle, e sul suo sguardo, si posa l'intera pellicola.
Abbiamo incontrato la regista e l'attrice proprio al Lido di Venezia, dove ci hanno raccontato quanto è stato difficile trasmettere in immagini il grandissimo senso di solitudine che accompagna le donne che compiono questa scelta.
La video intervista ad Audrey Diwan e Anamaria Vartolomei
La scelta di Anne - L'Évenement: l'insostenibile peso della solitudine
La solitudine che circonda Anne quando decide di abortire è sconcertante. Come siete riuscite a portarla sullo schermo?
Audrey Diwan: La solitudine era nel libro di Annie Ernaux e forse uno degli aspetti più importanti è stato vedere come ha dovuto affrontare questo calvario da sola. Abbiamo lavorato in 4:3, stando con la camera addosso ad Anne, seguendola: in modo da essere lei piuttosto che guardarla. Questo stratagemma ci ha permesso di entrare nella psiche e nell'interiorità del personaggio. Abbiamo lavorato insieme.
Anamaria Vartolomei: Abbiamo lavorato sulla respirazione, che è molto importante e la dice lunga sulla sua solitudine, poiché più siamo con lei, più si capisce che il suo monologo interiore è forte e che risuona con se stessa più che con gli altri. E poi sullo sguardo: uno sguardo che cerca all'inizio del film, soprattutto nella scena della festa. Poi il suo sguardo si trasforma, è uno sguardo sfuggente, perché ha paura di guardare gli altri negli occhi, ha paura che la gente la scopra. Ha paura delle conseguenze. Anche quelle che all'inizio erano sue amiche si trasformano in persone egoiste. Rimane completamente sola. Tutto il mondo la abbandona. È ognuno per sé. Non si rischia per gli altri, si mette a tacere la coscienza.
Il film è ambientato negli anni '60, ma ancora oggi l'aborto è un diritto messo in discussione. Perché secondo voi?
Audrey Diwan: C'è una cosa che non cambia mai: l'aborto è un tema, sfortunatamente, sempre attuale, perché lo vediamo tutti i giorni, a seconda del paese, la legge fa dei passi indietro. Come è successo in Texas. Ciò che volevamo mostrare con questo film, attraverso un'esperienza cinematografica, era questo percorso clandestino, con la sua violenza e, soprattutto, farlo senza voltare lo sguardo e abbassare gli occhi.
La scelta di Anne - L'Évenement: il corpo delle donne
Quanto è importante che a parlare del copro delle donne siano le donne stesse?
Anamaria Vartolomei: Ovviamente. Penso che troppi uomini si siano appropriati del corpo della donna e che sia finalmente arrivato il momento per le donne di decidere per sé.
Audrey Diwan: È interessante ciò che dici, perché il punto è riappropriarsi del proprio corpo. È il percorso della giovane protagonista, non è un oggetto ma il soggetto. Ha senso.
Perché il corpo delle donne fa ancora così tanta paura?
Audrey Diwan: Questa domanda devi farla a un uomo. Il corpo della donna ancora oggi è una questione politica. Per me è un oggetto affascinante, adoro filmare il corpo, quello della donna in particolare perché racchiude diversi misteri, perché niente è mai fermo e lo sguardo che si posa su di esso non è mai lo stesso. Il corpo della donna è anche un territorio di piacere ed è al centro di un dibattito politico.
La scelta di Anne - L'Évenement: Anamaria Vartolomei, un nuovo talento
Anamaria sei la protagonista assoluta del film: qual è stata la sfida più difficile come attrice?
Audrey Diwan: Il dolore.
Anamaria Vartolomei: Sì, il dolore fisico. È molto difficile in effetti da trovare, perché non sapevo a che cosa ispirarmi.
Audrey Diwan: L'esperienza del dolore: abbiamo sempre detto che nel film volevamo evitare gli artifici, essere il più accurati possibile. Anamaria è giovane, abbiamo dovuto cercare delle esperienze dolorose, l'abbiamo fatto davvero mano nella mano, a tentoni, provando a raggiungere il momento in cui dire "provo questo dolore".