Raramente, nel mondo del cinema, un regista è stato così fortemente identificato con una sua creatura, e questa con lui, come è successo per George A. Romero e per la sua figura dello zombie: figura, quest'ultima, che già esisteva nel cinema horror dei decenni passati, ma che conservava un legame con le sue origini caraibiche (quelle legate ai riti legati del vodoo) tale da renderla un mostro triste, quasi romantico. Con La notte dei morti viventi (1968), horror low-budget girato da Romero durante il suo periodo universitario a Pittsburgh, questo protagonista dell'iconografia horror cambia totalmente faccia (e fisionomia) al punto da trasformarsi di fatto in un'altra cosa. L'andatura caracollante, gli occhi vacui e spenti, l'insaziabile fame di carne umana, la sua moltiplicazione e diffusione sull'intero pianeta: con quel piccolo film in bianco e nero, oggi considerato un classico del genere, venivano gettate le basi di un nuovo modo di fare horror, e veniva di fatto codificata una figura che avrebbe segnato l'immaginario del genere nei decenni successivi. Figura legata a doppio filo, nella concezione di Romero, alle tensioni della società contemporanea: era il '68, periodo di contestazioni per eccellenza, e il disfacimento che il film metteva in scena, la crudeltà dei militari quasi pari a quella dei morti viventi, l'aver eletto a eroe un personaggio di colore, non potevano non far venire in mente la realtà della società americana dell'epoca, e soprattutto la contemporanea tragedia del Vietnam.
Linea confermata da Romero nel suo secondo film dedicato ai morti viventi, datato 1978 e intitolato Zombi (Dawn of the Dead): le speranze del decennio precedente si sono ormai infrante, l'apocalisse è in atto e le spaventose creature stanno ormai prendendo il controllo dell'intero pianeta. Il teatro è un supermarket, simbolo del consumismo che viene sbeffeggiato e mostrato nella sua reale vacuità; l'uso del colore e le aumentate disponibilità economiche (insieme all'arrivo, al make-up, di un maestro come Tom Savini) rendono il film ancora più grafico e splatter del precedente, mentre la versione italiana, co-prodotta da Dario Argento, si avvale di una colonna sonora scritta dai Goblin destinata a fare epoca. Sette anni dopo, nel 1985, Il giorno degli zombi chiuderà quella che inizialmente doveva essere una trilogia: il film, ambientato in un bunker sotterraneo su uno scenario ormai apocalittico e dominato dai morti viventi, è il più sanguinoso tra quelli usciti fino a quel momento, mostra di nuovo un volto feroce e disumano dei militari, e non è esente da una generale critica al reaganismo imperante negli anni '80. La trilogia storica si è appena chiusa, e nel 1990, in un periodo ancora lontano dalla remake-mania del decennio successivo, Tom Savini tenta quella che allora sembra un'impresa assai azzardata: un rifacimento a colori del primo La notte dei morti viventi. Il film segue più o meno fedelmente la sceneggiatura dell'originale, ma trasforma il principale personaggio femminile in una specie di Ripley da Alien; paradossalmente, però, Savini sembra aver paura di calcare troppo la mano con la violenza e il sangue, e il film, nonostante la larghezza di mezzi, si rivela meno grafico, oltre che meno coraggioso e corrosivo, di quello del 1968. Un vero e proprio affronto, il classico di Romero lo avrebbe invece subito nel 1998, con una release in DVD realizzata per il trentennale, in cui lo sceneggiatore John Russo rimonta il film originale, aggiungendo alcune scene da lui girate ex-novo e sostituendo la colonna sonora. Un'operazione che, comprensibilmente, non ha incontrato il favore del regista, per cui La notte dei morti viventi andava benissimo così com'era. Si dovrà aspettare il nuovo millennio perché le creature romeriane, rinnovate e rivitalizzate secondo il gusto delle nuove generazioni, tornino sugli schermi: nel 2004 l'esordiente Zack Snyder dirige L'alba dei morti viventi, remake del film del 1978 che presenta zombi decisamente più atletici e uno stile più serrato e basato sull'azione rispetto alla pellicola precedente. Ma sarà l'anno dopo che lo stesso Romero deciderà, finalmente, di tornare a occuparsi delle sue creature: La terra dei morti viventi si inserisce perfettamente nella saga, rende ancora più esplicite le sue tematiche sociali (in un mondo invaso dai morti viventi, si ripropone una rigida divisione di classe tra gli umani superstiti) e si avvale, tra le altre, delle interpretazioni di Dennis Hopper e Asia Argento. Il successo del film convince Romero a non mollare i suoi mostri preferiti, e a dare origine a quella che di fatto sarà una nuova trilogia: nel 2007 esce infatti Diary of the Dead - Le cronache dei morti viventi, film girato in parte in digitale attraverso "l'occhio" della videocamera dei protagonisti (un gruppo di studenti che vogliono realizzare un film horror) influenzato in questo da titoli come i precedenti horror Cloverfield e Rec. Dopo il progetto, poi accantonato, di un vero e proprio sequel di quest'ultimo film, che ne proseguisse le vicende, il regista ha optato per un nuovo capitolo indipendente della sua saga: Survival of the Dead, datato 2009, è una sorta di zombie-western ambientato su un isola del nordamerica in cui l'occhio polemico del regista è puntato ancora una volta sugli esseri umani, più che sugli zombi, dilaniati da assurde faide e più che mai incapaci di solidarietà e collaborazione contro il nemico comune. Nel frattempo, i film della trilogia originale continuano ad essere fatti oggetto di remake, ufficiali e non: nel 2006 esce Night of the Living Dead 3D di Jeff Broadstreet, rifacimento realizzato in stereoscopia e senza il permesso dei creatori del film originale; nel 2008, anche Il giorno degli zombi viene aggiornato e riproposto alle nuove generazioni, con un nuovo Day of the Dead che porta la firma di Steve Miner, ancora inedito in Italia. E' del 2009 l'annuncio di un'ulteriore nuova versione, questa volta ufficiale, del capolavoro del 1968: Night of the Living Dead: Origins sarà una sorta di reboot animato, interamente digitale, del film originale, e sarà firmato dal regista esordiente Zebediah De Soto. Con i suoi classici più volte redivivi ad opera di altri, l'ormai settantenne Romero non sembra tuttavia voler mollare le sue creature: nel 2010 l'amico Tom Savini esprime il desiderio di tornare a collaborare col regista, per un remake della horror comedy L'assedio dei morti viventi, che fu diretta nel 1972 da Bob Clark. Che questa parentesi comica sia confermata o meno, una cosa è certa: i morti viventi non sembrano affatto aver stancato il loro papà, che ha confermato di voler continuare a sfornare film a loro dedicati; ovviamente, stando alle sue stesse parole, "continuando a toccare i temi sociali che mi stanno a cuore".Romero e gli zombie: un legame indissolubile
Dal classico La notte dei morti viventi in poi, il regista George A. Romero è stato sempre più identificato con la moderna figura dello zombie, e quest'ultima con lui.