Non avrà più la verve comica di qualche decennio fa, ma a 82 anni suonati Woody Allen rimane comunque uno dei più grandi drammaturghi che il cinema abbia mai avuto il piacere di conoscere. Perché da tempo le risate si sono affievolite, le battute sono sempre più rare, e ciò che rimane del regista e comico newyorchese è quella visione cinica e pessimista della vita che da sempre ha accompagnato i suoi film, anche quelli più divertenti di inizio carriera.
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Non è certo un caso che tutti i suoi film più ispirati dell'ultimo decennio siano stati quasi sempre (melo)drammatici, tra cui il recente Blue Jasmine che portò una divina Cate Blanchett all'Oscar e che era evidentemente un omaggio alla celebre pièce teatrale Un tram che si chiama desiderio. Questo nuovo film di Allen, La ruota delle meraviglie, continua ad essere dalle parti di Tennessee Williams, con una nuova splendida protagonista (Kate Winslet) che ha rinunciato al suo sogno di diventare attrice e si arrabatta come può nella colorata Coney Island facendo la cameriera, crescendo un figlio difficile con tendenze piromani in compagnia del nuovo marito ex alcolizzato (James Belushi).
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La sua vita sembra volgere al meglio quando intreccia una relazione extraconiugale con un giovane bagnino (Justin Timberlake) che sogna di diventare scrittore, ma a complicare le cose c'è l'arrivo a sorpresa della figliastra Carolina (Juno Temple) che cerca di sfuggire a dei gangster che la stanno cercando. Proprio come il parco di divertimenti che fa da sfondo al film, il destino sembra continuamente illudere questi protagonisti, mostrandogli speranze ed illusioni. Ma al termine di ogni giro di giostra tutti devono fare i conti con le proprie scelte e le inevitabili conseguenze.
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Un luna park chiamato desiderio
Oltre i temi, Woody Allen ritrova quindi tempi e luoghi a lui cari come la Coney Island degli anni '50, brillantemente fotografata dal "nostro" Vittorio Storaro che si ispira ai dipinti di Norman Rockwell. Se La ruota delle meraviglie è uno dei film visivamente più belli della recente filmografia del regista il merito è certamente suo, esattamente come il merito è quasi tutto della Winslet per quanto riguarda l'aspetto emozionale e drammatico del film. A lei spettano i momenti migliori del film e soprattutto un finale mozzafiato con un monologo assolutamente da applausi, che Storaro riesce a fotografare e valorizzare al meglio.
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Da tempo il cinema di Allen regista è sempre più debitore delle interpretazioni delle sue muse e dell'apporto dei suoi collaboratori. È impossibile non accorgersi che il regista di alcuni dei più grandi capolavori del cinema della New Hollywood sia sicuramente stanco e deluso, ma il suo talento non per questo è meno puro. La sua scrittura si fa sempre più asciutta ed affilata, meno propensa alla battuta e alla leggerezza, ma non perde nulla della sua brillantezza o della sua sagacia. Non sarà più, forse, il grande regista di una volta e i suoi film non saranno più i capolavori di un tempo, ma il cinema di Woody Allen continua a raccontare una sua personalissima visione della vita che non può lasciare indifferenti. Soprattutto quando per farlo si avvale di talenti sopraffini che riescono a portare avanti ed elevare il suo lavoro.
Movieplayer.it
3.5/5