Alison Whitford è felicemente sposata da cinque anni con Dominick, in quello che a tutti appare come un matrimonio impeccabile. Almeno fino al giorno in cui l'uomo viene investito da una macchina e muore sul colpo: avrebbe dovuto recarsi in aeroporto per prendere un aereo al fine di un impegno lavorativo, ma in realtà aveva mentito a sua moglie e si era recato dall'altra parte della città per incontrare la sua seconda consorte.
Come vi raccontiamo nella recensione de La regola delle tre mogli, infatti la vittima era sposata con un'altra donna, all'insaputa di Alison, la quale ora finisce per risultare la principale sospettata. Le indagini sulla morte di Dominick fanno appunto propendere per un omicidio e il detective Strickland inizia a tenerla d'occhio. Nel frattempo Alison ha modo di conoscere Marla, l'altra "vedova", e stringe con lei un tacito accordo per saperne di più sulla doppia vita del comune marito. Quello che scopriranno le lascerà a bocca aperta, in quanto viene alla luce una terza moglie, Cheryl, la prima in ordine cronologico a essere convolata a nozze con il recidivo traditore...
Noi siamo un trio...
Una premessa che parte da basi assurde anche se non del tutto irrealistiche, in quanto anche nella realtà si sono effettivamente realizzati dei casi dove uomini erano soliti ingannare le loro rispettive compagne conducendo una duplice esistenza, sfruttando l'escamotage di presunti viaggi lavorativi all'estero o fuori regione per giustificare le loro assenze: castelli di carta destinati prima o poi a crollare, come appunto avviene anche in questo thriller per il mercato televisivo. La regola delle tre mogli si sviluppa a cominciare da quell'evento che già dopo un paio di minuti elimina definitivamente l'elemento accomunatore, quel triplice marito che non si era fatto scrupoli nel nascondere la verità, comportandosi di volta in volta amorevolmente con la prescelta che in quel momento si trovava al suo fianco.
Scomparse, la recensione: su Prime Video un poliziesco di routine
Un harem variegato
Non appena compreso lo sviluppo dell'intreccio, con il risvolto chiave già introdotto dall'esplicativo titolo - anche l'originale All my husband's wives non andava d'altronde per il sottile - ha gioco una partita a tre tra le figure femminili, che si ritrovano l'una contro l'altra o forzatamente dalla medesima parte a seconda dell'occasione, formando alleanze o subodorando tradimenti di sorta, fino a quell'epilogo che è un vero e proprio plot-twist capace di ribaltare tutte le certezze fino allora costruite dallo spettatore. Se la narrazione può dirsi quindi più avvincente rispetto alla bassa e floscia media delle produzioni a tema, ancora una volta sono la regia e la messa in scena il principale problema, con uno stile fiacco e anonimo che priva di mordente anche le scene a potenziale tasso di tensione, come la resa dei conti finale e quel fittizio stallo alla messicana che mette i personaggi di fronte a errori e paure.
Essere o non essere
La sceneggiatura dissemina false piste qua e là, con ambiguità varie nella gestione di questo tris tutto al femminile, con il pubblico pronto a identificarsi con una o con nessuna, giacché ben presto si palesa l'impressione che quanto indirizzato conduca in realtà ad una soluzione fin troppo facile e prevedibile, aprendo perciò le porte a quel colpo di scena che si presenta definitivamente soltanto nell'epilogo. La regista Caroline Labrèche aveva fatto ben sperare a inizio carriera con il sottovalutato thriller sci-fi Radius (2017) - che vi consigliamo di riscoprire - salvo poi firmare una serie di scialbe produzioni per il piccolo schermo senza particolare personalità. Discreto invece il cast, con Erin Karpluk, Kelly Rutheford e Kate Corbett che danno vita a caratteri sui generis con il giusto piglio, pur dovendo fare i conti con alcune pacchiane forzature in fase narrativa.
Conclusioni
Tre donne tra loro sconosciute scoprono di avere in comune non soltanto il defunto marito ma anche la fresca vedovanza, giacché l'uomo è appunto scomparso in un tragico - misterioso - incidente stradale. Tra sospetti e interessi, le protagoniste cercheranno di far luce sull'accaduto e far valere i loro diritti. Come vi abbiamo raccontato nella recensione de La regola delle tre mogli, ci troviamo davanti a un thriller contorto e improbabile dal punto di visto narrativo, per quanto non totalmente disprezzabile sul piano dei colpi di scena e nella gestione dei personaggi, complice un cast in palla. Ma seguendo la scia di altre produzioni a tema per il piccolo schermo, è la messa in scena elementare e anonima a penalizzare, anche più del dovuto, i discreti spunti che fanno capolino qua e là.
Perché ci piace
- Un trio di protagoniste azzeccate nei rispettivi ruoli.
- Sceneggiatura ricca di colpi di scena...
Cosa non va
- ... ma in certi passaggi forzata e/o inverosimile.
- Messa in scena piatta e anonima.