The Wailing: Un lungo, inevitabile, terrificante dolore

Per il suo terzo lungometraggio, il regista sudcoreano Na Hong-jin punta sull'horror mescolato col poliziesco e il dramma famigliare. Fuori concorso a Cannes e nella sezione After Hours del Torino Film Festival.

Nel piccolo villaggio montano di Goksung comincia a diffondersi una misteriosa malattia, che scatena una furia omicida per poi provocare la morte della persona infettata. Il poliziotto Jong-hoo, che sta indagando sul contagio, viene a sapere della presenza di un eremita giapponese, il quale avrebbe delle caratteristiche demoniache secondo alcuni testimoni. Il caso si trasforma in una corsa contro il tempo per Jong-hoo, poiché anche sua figlia mostra i sintomi dell'epidemia...

Orrore progressivo

The Wailing: un momento di tensione del film
The Wailing: un momento di tensione del film

Correva l'anno 2008, e gli avventori del Festival di Cannes si imbatterono in The Chaser, presentato fuori concorso nella fascia oraria di mezzanotte. Questo thriller tesissimo di origine coreana, basato sulla storia vera di un serial killer, era l'opera prima di Na Hong-jin, tornato sulla Croisette nel 2010 con un altro film di genere, The Yellow Sea, questa volta nella sezione Un Certain Regard. Era molto atteso il suo ritorno dietro la macchina da presa, avvenuto quest'anno con The Wailing, presentato in anteprima mondiale sempre a Cannes (fuori concorso) e poi transitato, per quanto riguarda l'Italia, al Torino Film Festival nella sezione After Hours.

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Ancora cinema di genere, ma questa volta il thriller si tinge di componenti horror, traendo ispirazione da vari elementi folcloristici coreani per mettere in scena un'angoscia graduale, destinata a rimanere a lungo nel cuore e nella mente dello spettatore, soprattutto per chi si aspetta un happy end che non arriverà per forza (i cineasti orientali tendono ad essere molto più spietati). Una contaminazione di generi in parte già presente nelle opere precedenti del regista, ma che in questa sede si fa molto più esplicita e inquietante.

Tutti contro lo straniero

The Wailing: un'immagine tratta dal film
The Wailing: un'immagine tratta dal film

Il titolo originale di The Wailing ("Il lamento") è Goksung, il nome del villaggio dove si consuma l'orrore. Viene così esplicitata la dimensione corale del racconto, all'interno del quale si muove comunque la storia più intima e disperata di Jong-hoo (interpretato da Kwak Do-Won, già visto in The Yellow Sea e al servizio di altri grandi registi coreani come Jee-woon Kim e Bong Joon-ho). Tutta una comunità unita contro la minaccia rappresentata dallo straniero, dando al film una connotazione politica ben precisa e collocando in un contesto contemporaneo le tensioni tra Corea e Giappone che proprio adesso stanno riaffiorando come tema da esplorare al cinema (sempre a Cannes c'era Mademoiselle di Park Chan-Wook, mentre a Venezia è stato presentato The Age of Shadows, rappresentante della Corea del Sud nella corsa all' Oscar per il film straniero). La paura dell'ignoto, dell'altro, domina la parte più strettamente narrativa, di genere, gestita dal cineasta con una precisione notevole, alla quale si unisce un gusto per l'ambiguità che non farà contenti tutti, ma dà alla pellicola un sapore angoscioso aggiuntivo, che non si dilegua durante l'epilogo fintamente conciliatorio.

Una lunga sofferenza

The Wailing: un'immagine del film sudcoreano
The Wailing: un'immagine del film sudcoreano

Demoni, virus e l'amore di un padre per la propria figlia si fondono in un'ineluttabile discesa verso le lacrime, con il dolore che viene aumentato da una durata generosa (156 minuti) che in realtà è funzionale alla creazione di una suspense sempre più insostenibile, che le apparenti risoluzioni degli enigmi appagano solo in parte. E lì si cela la vera grandezza di The Wailing, che al contempo però è anche, a seconda dei punti di vista, il suo unico vero difetto: chi preferisce una storia dove vengono fornite (quasi) tutte le risposte potrebbe uscire dalla sala con un minimo di delusione, chi invece è disposto ad immergersi nelle acque torbide (e gelide, come quelle di Goksung) del racconto orchestrato da Na Hong-jin ne emergerà poi forse non purificato, ma almeno rinfrescato da una dose abbondante di buon cinema.

Movieplayer.it

4.0/5