Sin dal 2002, quando la sua carriera da protagonista fu lanciata con The transporter, Jason Statham è divenuto l'ennesimo nome associato ad un certo tipo di cinema, adrenalinico e pirotecnico, privo di (troppa) intelligenza e profondità narrativa. Questo principio è valido sia quando l'attore londinese - tra i suoi elementi specifici c'è quell'accento un po' rozzo che non riesce a celare in nessun film - domina l'azione da solo (vedi Crank) o quando fa parte di un gruppo (I mercenari - The Expendables e anche, per certi versi, il suo ruolo da cattivo in Fast & Furious 7). Ogni tanto si concede delle digressioni comiche, come nel recente Spy, ma senza allontanarsi troppo dal suo territorio (cinematografico) natio.
Qualche volta, però, appare in film che oltre all'azione cercano di mettere avanti una certa componente drammatica. Pensiamo a Homefront di Gary Fleder, dove interpreta un vedovo che vuole solo crescere la figlia ma si trova inevitabilmente coinvolto in situazioni sgradevoli e ad alto contenuto di scazzottate e sparatorie, o a Redemption di Steven Knight, dove è un ex-soldato che si trasforma in angelo della vendetta per difendere le poche amicizie rimastegli. Due progetti senz'altro ambiziosi e a tratti dignitosi, ma in gran parte incompatibili con lo stile recitativo "tamarro" di Statham, mai veramente a suo agio quando non sta picchiando qualcuno o pronunciando una frase tipicamente "maschia".
Questione di remake
Il che ci porta a Joker - Wild Card, il nuovo film di quel Simon West che ha già diretto Statham in Professione assassino e I mercenari 2. Si tratta del remake di Black Jack, a sua volta tratto dal romanzo Heat di William Goldman (che ha anche firmato la sceneggiatura di entrambi gli adattamenti). Il film del 1986, con Burt Reynolds nel ruolo principale, è finito quasi subito nel dimenticatoio, disprezzato dalla critica ed ignorato dal pubblico. In altre parole, materiale perfetto per un rifacimento potenzialmente di qualità, dato che l'originale non gode di una schiera nutrita di fan pronti a massacrare in rete qualunque dettaglio riguardo la nuova versione (vedi Robocop o il prossimo Ghostbusters - Acchiappafantasmi). Inoltre, secondo il regista, questo sarebbe un vero passion project di Statham, che ha iniziato a lavorarci circa cinque anni prima dell'uscita.
E proprio l'attore inglese è il motivo migliore per vedere Joker, soprattutto se si fa il contrasto con Reynolds, la cui virilità cinematografica più classica si contrappone idealmente all'approccio più "da schiaffi" di Statham, evitando così paragoni eccessivi tra l'una e l'altra versione. Peccato che intorno a lui West abbia costruito un universo elegante ma vacuo, in cui si muovono personaggi privi di spessore e storie che servono solo da scusante per mettere in scena risse e uccisioni. Un'occasione particolarmente sprecata visto il calibro dei comprimari: Jason Alexander, Anne Heche, Stanley Tucci. In mezzo a loro si muove Statham, stoico, carismatico, costretto a reggere sulle proprie spalle una pellicola fondamentalmente dissociata dalla sua performance.
Distribuzione limitata
Non è dunque così sorprendente che anche il distributore americano, la Lionsgate, abbia dimostrato poca fiducia nei confronti del film, facendolo uscire in poche sale - dove ha incassato appena sopra il milione e mezzo di dollari, una frazione del suo budget di 30 milioni - e contemporaneamente in video on demand. Da noi arriva quasi sette mesi dopo, in un periodo tradizionalmente ritenuto poco salutare per le uscite che non siano titoli particolarmente forti e di richiamo (tra una settimana arriva Ant-Man, quella dopo Mission: Impossible - Rogue Nation). E Joker questo richiamo non ce l'ha, se non si è fan di Statham e della sua recitazione simpaticamente monocorde. E anche in quel caso si rischia di uscire dalla sala insoddisfatti.
Movieplayer.it
2.0/5