La personalità complessa e tormentata di Michael Glatze ha trovato il suo giusto interprete per il grande schermo in James Franco che, in I Am Michael, esplora la tematica dell'identità con grande bravura.
Alla regia del film, tratto da una storia vera, c'è Justin Kelly, al suo convincente debutto dietro la macchina da presa di un lungometraggio dopo varie esperienze nel mondo del cinema, tra cui quelle come montatore, attività che l'ha portato a conoscere il suo protagonista durante la lavorazione di Milk.
Da attivista a pastore
Michael è un brillante giovane omosessuale che si è trasferito, insieme al fidanzato architetto Bennett, a San Francisco (Zachary Quinto), città dove lavora per l'iconica rivista XY Magazine, dedicata al mondo omosessuale.
Quando la coppia si trasferisce a Halifax, in Canada, Glatze inizia ad avere dei problemi fisici che lo gettano in uno stato di dubbi e paranoia, inducendolo a mettere in discussione le sue teorie sulla fede e sull'identità. Il momento difficile della sua vita lo porterà quindi ad avvicinarsi alla religione, fino a giungere alla conclusione di dover servire Dio e diventare eterosessuale, rinnegando il suo passato e studiando per diventare un pastore, conoscendo anche una giovane, Rebekah (Emma Roberts), che si innamora di lui.
Un'ottima performance del cast
Kelly, con l'essenziale supporto di Franco - che spazia tra emozioni e percezioni spesso estreme e contrastanti - si avvicina alla tematica dell'identità sessuale raccontando una storia molto particolare e, a suo modo, affascinante. Nel farlo il regista cerca di mantenere la distanza necessaria a non prendere posizioni nette nei confronti dei vari punti di vista presenti negli eventi narrati e il suo obiettivo viene raggiunto senza troppe difficoltà.
Lo scontro tra fede e sessualità viene rappresentato senza scivolare negli stereotipi, grazie alla performance di James, ben calibrata anche nei passaggi più difficili, e di Quinto, a cui è stato affidato il personaggio che subisce maggiormente le conseguenze della scelta prese dall'uomo che amava, rimanendo ferito e segnato dalle scelte di Michael e dalla sua determinazione nel renderle pubbliche e condividerle con il mondo, senza tenere conto degli effetti che potrebbero avere le sue parole.
I Am Michael trova il giusto approccio per riuscire nel difficile compito di sollevare delle domande essenziali nella vita di ogni essere umano, a prescindere dal suo orientamento sessuale, e nel farlo sa inoltre offrire un buon quadro storico di quanto avvenuto nel periodo storico in cui è ambientato e delineare un ritratto realistico della vita di una coppia, a prescindere che sia composta da due uomini o da un uomo e una donna.
Un peccato, però, l'esiguo spazio concesso al personaggio affidato a Emma Roberts, di cui sarebbe stato interessante scoprire con più cura i motivi che l'hanno portata ad accettare le scelte dell'uomo che ama e a fidarsi totalmente di lui, nonostante l'opinione degli altri potesse rappresentare un duro ostacolo per la loro relazione.
Conclusione
Andando oltre il semplice spunto di un uomo gay che cambia idea sulla propria sessualità, I Am Michael riesce a essere un racconto onesto e sincero della realtà emotiva di un individuo afflitto da dubbi e alla ricerca di una sua pace interiore, trovando proprio nella fede in Dio la risposta a quelle domande che lo affliggono e lo tormentano, conducendolo a fare delle scelte forse discutibili che ognuno potrà interpretare e giudicare in base alle proprie convinzioni e idee.
Movieplayer.it
3.5/5