Vi ricordate quando più o meno quindici anni fa la DreamWorks, di pari passi con la Pixar, ha dato il via alla rivoluzione e alla modernizzazione dell'animazione, facendola diventare qualche cosa di più di un semplice strumento d'intrattenimento per i più piccoli? Bene, quei tempi sembrano essere momentaneamente sospesi e in attesa di un periodo migliore per tornare. Per lo studios, guidato da Jeffrey Katzenberg, il 2014 è stato un anno da dimenticare, visto il flop di Turbo e Mr. Peabody & Sherman. Due esperienze negative che hanno in qualche modo agevolato la crisi economica del gruppo, il taglio di posti di lavoro e il necessario inserimento di un limite per definire con ragionevolezza dei budget sempre più stratosferici e incontrollabili. In definitiva l'Oscar ottenuto con Shrek, per non parlare di Mostri contro Alieni con cui l'animazione è entrata ufficialmente nella nuova era del 3D, sembrano essere ricordi del passato.
Naturale, dunque, che Katzenberg e il suo team abbiano puntato tutto su Home - A casa, spingendo e accendendo la curiosità del progetto già un anno fa grazie ad un corto, imitando in parte lo stile Pixar, che faceva da apripista a Mr Peabody. E questa strategia ha, obiettivamente, ottenuto i suoi effetti, visto che l'animazione diretta da Tim Johnson è ad oggi una delle più attese della stagione, insieme al diretto concorrente Inside Out, già in odore di successo. Sta di fatto, però, che pur affidando il film allo storico regista dell'altrettanto innovativo Z la formica, il risultato finale gode di qualche antico sprazzo di genialità pur dimostrandosi chiaramente direzionato verso un pubblico di giovanissimi. E, considerando il background della DreamWorks, nota per il linguaggio moderno e adulto, quanto per i riferimenti cinematografici spesso sofisticati, questo appare come un passo indietro. Nonostante l'irresistibile simpatia di Oh, alieno in cerca di casa.
Oh - Telefono casa
L'universo cinematografico è pieno di incontri tra umani e alieni. Quando, però, si mettono insieme una piccola e buffa creatura venuta da mondi lontani e un bambino, in questo caso trattasi di ragazzina, il pensiero non può che andare all'unico e solo E.T. L'Extraterrestre. A riportarlo alla mente non è tanto l'aspetto di Oh, dotato di occhi grandi, della capacità di cambiare colore della pelle a secondo delle emozioni e di quattro dita per ogni mano, quanto piuttosto la ricerca di una casa e la sua avventura/amicizia con il giovane umano di turno. A fare giusto un minimo di differenza è il suo desiderio, e di tutti i Boov, di rimanere sulla terra con intenti da colonizzatori. Posto questo, gli animatori e Johnson hanno caratterizzato con decisione la natura di questo personaggio che, grazie ad una spontanea propensione all'allegria e alla curiosità, tradisce la riservatezza della sua gente riuscendo a stringere un rapporto di affetto con Tip, alla disperata ricerca della madre.
Inutile dire che, attraverso la sperimentazione di questo nuovo mondo, Oh determina il ritmo di tutto il film, prendendosi interamente la responsabilità dei momenti migliori come della comicità più riuscita. Anche se molto dipende, almeno nella versione originale, dalla voce di Jim Parsons, ufficialmente il nerd geniale più amato della televisione. Allo stesso tempo, però, sembra essere un personaggio assolutamente conformato e costruito sul più classico modello disneyano. Questo vuol dire che il guizzo di follia e divertimento che, fin dal suo inizio, ha caratterizzato il lavoro della DreamWorks tanto da renderlo inconfondibile, sembra essersi molto attenuato. E, a questo punto, non sembra il frutto di una casualità ma di una scelta artistica ben precisa, sostenuta anche da alcune tematiche inossidabili come l'importanza della famiglia, la conoscenza con un diverso e la capacità di accogliere. Tutte tematiche tanto fondamentali quanto già più volte declinate nei film dedicati ai più piccoli, puntando ad una comprensione immediata e, forse, anche ad un sicuro successo. L'unico dubbio è quanti benefici possa portare in futuro, visto anche la naturale "gara" con la Pixar che, pur avendo fatto i suoi passi falsi, continua a sperimentare su di un livello narrativo diverso.
Rihanna , dalla musica all'animazione
Home, con la sua estetica perfetta, colorata e lucida propone l'immagine di un prodotto curato nella sua esteriorità forse più che nel contenuto, anche se alcune trovate divertenti ne garantiscono anche la godibilità. Nulla toglie, però, tornando all'inizio di questa discussione sulla strategia dietro il lancio del cortometraggio un anno prima dell'uscita in sala, che sia anche un film progettato con molta attenzione per alcuni trend e elementi, in grado di renderlo più appetibile. Uno di questi, ad esempio è la presenza vocale di Rihanna che, pur scomparendo nel doppiaggio italiano, continua a farsi sentire nella colonna sonora, caratterizzata da tre inediti, e, cosa ancora più importante, risalta nei tratti della co-protagonista Tip.
La ragazzina, che coinvolge Oh nella ricerca della madre, rapita dai Boov per essere spostata con l'intera popolazione della Terra in Australia, è stata modellata utilizzando i tratti somatici della cantante, oltre ad avere le sue stesse origini. Entrambe, infatti, provengono dalle Barbados e possiamo scommetterci che non è certo una casualità. Posto che la musica ha sempre avuto un ruolo importante nelle animazioni della DreamWorks, basti ricordare Shrek, in questo modo i ritmi pop abbinati a bolle di sapone e macchine volanti finiscono per trasformare il film, almeno in alcuni momenti, in un video musicale. Anche se più castigato e meno provocatore di quelli con protagonista la stessa Rihanna.
Movieplayer.it
3.0/5