Siamo nella Buffalo, New York del boom demografico ed economico alla vigilia della storica Fiera mondiale del 1901, dove la ventenne Edith Cushing (Mia Wasikowska), figlia di un ricco industriale, sogna non un buon matrimonio ma di diventare scrittrice. Nel suo passato, la traumatica perdita della mamma, il cui fantasma le apparve in una notte terrificante e fatidica della sua infanzia per avvisarla del pericolo che un giorno l'avrebbe minacciata; nel suo futuro, la passione irresistibile per Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), un affascinante baronetto che incanterà la giovane con il suo carisma, i suoi sogni e le sue promesse.
Sconvolta dall'improvviso e brutale assassinio del padre, Edith accetta di sposare Sir Thomas e lo accompagna in Inghilterra, nell'imponente e fatiscente maniero dove lo sposo vive con la sorella, l'ombrosa ed enigmatica Lucille Sharpe (Jessica Chastain). Presto la serenità della ragazza viene ulteriormente turbata dall'atmosfera ambigua della piccola famiglia e da una serie di inspiegabili, terrificanti visioni, che sembrano suggerire la morte violenta di diverse persone avvenuta nel castello. Nel frattempo avanza l'inverno, e, con la neve, la collina di argilla rossa sui cui sorge Allerdale Hall si trasforma in uno spettacolo maestoso e inquietante: la cima rosso sangue, Crimson Peak. E Edith ricorda il monito materno.
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I modelli di Del Toro: i classici del gotico
Chi ha un po' di dimestichezza con il gotico - genere letterario sviluppatosi in epoca vittoriana soprattutto nei paesi anglofoni, e considerato il progenitore dell'horror moderno - si sarà già reso conto dell'origine non sospetta di molti elementi nelle premesse di Crimson Peak. La fanciulla ingenua (ma con la vocazione intellettuale), tormentata e insidiata, l'uomo affascinante e misterioso, il castello infestato da presenze inspiegabili, sono tutti topoi che è possibile ritrovare nei classici del gotico, da Il castello di Otranto di Horace Walpole a Rebecca di Daphne Du Maurier, con I misteri di Udolpho di Anne Radcliffe e Lo zio Silas di J. Sheridan Le Fanu a rappresentare forse i modelli principali per gli sceneggiatori del film Guillermo del Toro e Matthew Robbins.
La matrice psicologica del romanzo gotico, strettamente legata all'età vittoriana, è piuttosto evidente: la vergine lascia la tutela paterna per affrontare gli "orrori" della vita adulta e della maternità. I tempi sono cambiati, oggi le giovani donne (o per lo meno le privilegiate della società occidentale) non guardano più alla sessualità con sospetto e terrore né tanto meno con colpevole e pruriginosa curiosità, e probabilmente se ne rendono conto anche i nostri sceneggiatori, che del gotico cercano l'anima più romantica e passionale, oltre a sfruttare l'ambientazione così curata ed evocativa per regalare momenti di vero terrore, complice l'immaginazione, il makeup e un tocco di CGI che ci avevano già regalato le incredibili creature che popolavano gli incubi della piccola Ofelia ne Il labirinto del fauno.
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L'angelo di Allerdale Hall
Nei corridoi del maniero si aggira dunque, curiosa e impavida, la biancovestita Edith, che come noi continua a imbattersi in tanti stereotipi legati al gotico, dalle farfalle che simboleggiano le anime dei defunti alle chiavi che aprono fatalmente le comunicazioni con l'aldilà, dando accesso a una verità che sconvolgerà l'eroina. Del trio di talenti che Del Toro ha a disposizione, Mia Wasikowska è certamente quella che ne esce meglio: se ci sono momenti davvero riusciti in Crimson Peak sono quelli in cui in scena c'è soltanto lei, normalmente in compagnia di un esemplare dell'assortita compagnia di raccapriccianti trapassati. La realizzazione dei fantasmi, interpretati da attori orribilmente camuffati e anch'essi debitori di vari prototipi letterari (in questo caso la fonte d'ispirazione di Del Toro è M.R. James) è un altro dei punti di forza del film, insieme al grandioso allestimento scenografico del castello, quasi una presenza vivente, una manifestazione tangibile e soffocante dell'enormità della corruzione e della follia di quanto si è compiuto tra le sue mura.
Peccato che i truculenti fantasmi non abbiano affatto la funzione narrativa e l'importanza simbolica che ha il soprannaturale nei romanzi di Anne Radcliffe; e peccato che le magnifiche scenografie servano solo a fare da scenario a una vicenda sempliciotta e banale che vanifica i pochi momenti di grande effetto e tensione con svolte troppo prevedibili e sequenze in cui l'unica cosa terrificante è il livello della messa in scena.
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Il "segreto" degli Sharpe
Se, come dicevamo, la Wasikowska riesce a far funzionare il suo personaggio nonostante l'inconsistenza della sceneggiatura, non si può dire altrettanto di Hiddleston e Chastain. Jessica, nei panni di una donna magnetica e instabile, ha alti e bassi, ma i bassi purtroppo sono preponderanti e davvero grotteschi; Tom si sforza palesemente di trasmettere senza parole il logorio interiore del suo Thomas, un uomo sospeso tra miseria e ambizione, tra paralizzante senso di colpa e amore nascente, tra passato e futuro, ma il suo impegno serve solo a renderne più evidenti le debolezze di scrittura; di fatto, ogni sforzo dei due interpreti è annientato dalla sterilità della trama e dalla miopia di una sceneggiatura che, soprattutto per quanto riguarda i fratelli Sharpe e il mistero che li lega (che poi dovrebbe essere il cuore nero della storia, peccato che sia prevedibilissimo), non riesce a guardare un centimetro oltre agli stereotipi e li gestisce anche in maniera maldestra.
Per questo motivo Crimson Peak - pur interessante nelle premesse e tecnicamente ammirevole soprattutto per le scenografie, i costumi e gli effetti visivi - resta un omaggio piuttosto sterile, o, a voler essere più generosi, un tentativo coraggioso di modernizzare il genere gotico con esiti altalenanti.
Movieplayer.it
2.5/5