Un buon momento, questo, per accogliere nelle sale italiane Come ti divento bella e la sua deliziosa e rivoluzionaria protagonista Amy Schumer: è come se d'estate, per qualche ragione, il sessismo quotidiano fosse amplificato. Un continuo, estenuante giudicare, soprattutto sul piano estetico, da quei sandali bassi troppo poco sexy agli shorts che andrebbero vietati per le taglie forti; al giudizio estetico si accompagna spesso il giudizio morale: in questo caso l'oggetto di disapprovazione sui social sono le foto in bikini con abbinata la citazione letteraria più o meno erudita a cui il maschio mette il like per poi poi cercare a sua volta consensi con la relativa paternale, mentre la donna se nega il like è invidiosa e se lo mette è ipocrita.
Sarà l'abbigliamento leggero che ci turba, le insolazioni, le zanzare; sarà che il Natale è lontano, ma le persone sono un po' più cattive, e le donne, come dimostrano tanti studi degli ultimi anni sul fenomeno dello hate speech sulla Rete - sono le vittime predilette di questa cattiveria. Una cattiveria multiforme e spesso subdola, e in buona parte anche piuttosto ingenua. Una cattiveria consumata anche dalle stesse donne, perché, si sa "le donne sono le peggiori nemiche delle donne": uno stereotipo nauseante che forse vorrebbe condannare la misoginia, ma la nutre e la sobilla, con le donne solidali bollate, per l'appunto, come ipocrite.
Quelle che si preoccupano di essere solidali vanno scoraggiate, vanno convinte che l'ostilità tra femmine ha un'origine biologica e una funzione sociale: il nostro destino è quello di competere, in primis sul piano della desiderabilità, non tanto per il godimento dello sguardo maschile quanto per compiacere una società che ci vuole isolate, malleabili e impegnate a sprecare il nostro potenziale su cose futili, contribuendo diligentemente all'economia e arricchendo la gigantesca industria della bellezza. Forse vi sembrerà buffa e patetica, la Renee di Amy Schumer che non desidera altro che essere bella, ma è vittima, come il 99% delle donne che conoscete, di una schiavitù dalla quale è assai difficile affrancarsi; un condizionamento capillare e ineludibile che inizia il giorno in cui si sceglie un fiocco rosa per annunciare il nostro arrivo.
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La bellezza all'improvviso
Come ti divento bella non si spinge tanto a fondo da raccontare come l'ossessione per la bellezza ha condizionato il ruolo socio-economico delle donne, ma racconta quello che può succedere quando una donna smette di sentirsi "sbagliata" perché non abbastanza magra, non abbastanza sexy, non abbastanza bella, e inizia a vivere la sua vita al massimo delle sue potenzialità: la nuova Renee non è definita dalla propria bellezza, o meglio dalla fiducia nella propria bellezza, ma smette di essere ostacolata dal proprio senso di inadeguatezza, e diventa insensibile a qualunque commento e giudizio negativo sul suo aspetto fisico. Il modo in cui questo miracolo avviene è assimilabile a tenti escamotage della commedia mainstream stelle e strisce; anzi, è proprio una replica di Big a indurre Renee a esprimere il suo folle desiderio, che sembra esaudito quando, la mattina dopo, la ragazza cade dalla bici e batte la testa durante una lezione di spinning. Da quel momento si vede bellissima: addio insicurezze e benvenute felicità sentimentale e carriera in clamorosa ascesa.
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La sceneggiatura di Come ti divento bella, firmata dagli stessi registi Abby Kohn e Marc Silverstein, non vanta grandi colpi di genio sul piano della costruzione dell'intreccio, anzi diciamo che è piuttosto dozzinale; eppure è apprezzabile in piccoli dettagli come la caratterizzazione del personaggio di Rory Scovel che mostra come anche gli uomini possano essere opressi e danneggiati da stereotipi, giudizi e aspettative impossibili. Al resto pensa Amy Schumer con il suo humour, la sua incredibile presenza scenica e il suo coraggio. Si è detto e scritto, soprattutto negli States che Schumer è troppo attraente - e in salute, e femme, e cisgender, oltre al fatto che è decisamente più magra della media americana - per interpretare il ruolo di una donna oppressa dagli standard di bellezza, e che un film in cui una donna così viene definita "uno scorfano" è problematico più che utile per la causa contro la discriminazione estetica e la misoginia internalizzata, niente altro una sorta di pavida autogiustificazione hollywoodiana in cui anche la "donna brutta" è una gran bella bionda con un decolleté da urlo. Ma noi preferiamo pensare all'ironia e alla saggezza con cui Amy Schumer affronta ogni giorno gli insulti cagionati dal fatto non essere una taglia 40 o dal fatto di parlare liberamente di sessualità, al suo ruolo di campionessa fresca e vitale per le giovani generazioni, e promuovere Come ti divento bella come un passo avanti - anche se piccolo - nel percorso ancora lungo verso una rappresentazione mediatica paritaria e inclusiva.
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La gang delle ragazze
Tornando alla presunta naturale inimicizia tra individui cromosomati XX, un altro aspetto accattivante di Come ti divento bella è il suo essere prodotto di un network di legami e collaborazioni al femminile: l'adorabile Aidy Bryant, già vista in Girls e in The Big Sick, che interpreta una delle amiche del cuore di Renee, è effettivamente una delle migliori amiche di Amy Schumer; l'altra bestie della protagonista, Busy Philipps, che è sposata con Marc Silverstein, ha convinto a partecipare al film la sua migliore amica (dai tempi di Dawson's Creek) Michelle Williams, al debutto in un ruolo comico.
Non basta questo a fare di Come ti divento bella il nuovo Le amiche della sposa; la stessa Schumer deve crescere ancora un po' prima di poter essere appaiata a comédienne delle risma di Kristen Wiig, Maya Rudolph o Melissa McCarthy, ma i progressi in fatto di considerazione e discussione dell'esperienza femminile sono sufficienti a farci prendere in simpatia quella che in ogni caso è una commedia godibile, sebbene un po' semplicistica, dal buon ritmo, e con una protagonista meravigliosa.
Movieplayer.it
3.0/5