"A volte sai che sta per succedere qualcosa. Lo senti nell'aria, nello stomaco. Non riesci a dormire. Una voce nella tua testa ti dice che qualcosa andrà terribilmente storto, e non c'è niente che tu possa fare per impedirlo. È quello che ho provato quando mio fratello è tornato a casa."
È un presagio funesto, o piuttosto un'amara consapevolezza, a trapelare dalle parole pronunciate in voice over dal detective John Rayburn durante l'incipit di Bloodline, mentre sullo schermo scorrono le immagini di un panorama costiero della Florida. Quella di John è una voce che, forse, proviene dal futuro; è una voce che pare voler rendere testimonianza di un Fato ineluttabile, come nella più classica delle tragedie greche, e che si rivolge allo spettatore quando il sangue - quel sangue che ritroviamo già nel titolo - ormai è stato versato. Irrimediabilmente, e senza possibilità di correggere quanto avvenuto.
Il ritorno del figliol prodigo
A fare ritorno a casa, come preannunciato dalla voce di John, è Danny, il primogenito del clan dei Rayburn, che ha il volto sbattuto e l'espressione vaga e sfuggente dell'attore australiano Ben Mendelsohn. Ed è proprio Danny, la "pecora nera" destinata ad attirare i dardi del Fato, la figura pivotale del primo episodio di Bloodline, l'individuo in grado di catalizzare su di sé risentimenti mai sopiti e tensioni pronte ad esplodere. L'occasione per il ricongiungimento di Danny, adulto scapestrato ed assuefatto agli antidolorifici, con il resto della famiglia è costituita da una cerimonia pubblica in onore dei suoi genitori, proprietari di un rinomato resort che si affaccia proprio sulla spiaggia: Robert, il patriarca dei Reyburn, impersonato dal veterano Sam Shepard, e sua moglie Sally, interpretata da una superba Sissy Spacek. La visita di Danny, tuttavia, non suscita l'entusiasmo dei suoi tre fratelli, i quali hanno mantenuto al contrario uno stretto legame fra loro: John (Kyle Chandler), Meg (Linda Cardellini) e Kevin (Norbert Leo Butz).
In apparenza il carattere festoso della circostanza, nonché la fiduciosa benevolenza di Sally nei confronti del figlio maggiore, dovrebbero preludere ad un'auspicata riconciliazione fra Danny, i suoi fratelli e il padre Robert; alla prova dei fatti, però, i reciproci rapporti si riveleranno assai più complessi e difficoltosi, acuiti fra l'altro da un ictus che, nel secondo episodio, colpisce Robert appena poche ore prima della cerimonia organizzata per rendergli omaggio. Danny, nel frattempo, è sommerso da gravi problemi finanziari ed è invischiato in loschi traffici, mentre John avverte un forte senso di scissione fra due impulsi opposti: allontanare una volta per tutte il fratello, come vorrebbe il burbero ed irruento Kevin, o concedergli un'altra occasione, secondo il desiderio di sua madre e il proprio dovere di solidarietà familiare. Eppure, lo spettatore sa alla perfezione che tale dilemma sarà risolto nella maniera più drastica e violenta...
Tra presente e futuro
Gli artefici di Bloodline, nuovo fiore all'occhiello di un servizio di streaming on demand, Netflix, che vanta titoli del calibro di House of Cards, Orange Is the New Black e il recentissimo Unbreakable Kimmy Schmidt, sono un terzetto di autori uniti da un lungo e fruttuoso sodalizio professionale: Todd A. Kessler, Glenn Kessler e Daniel Zelman. Un team che ha legato il proprio nome a uno dei massimi capolavori televisivi dell'ultimo decennio: quel Damages che, con un trionfale esordio sulla FX nel 2007, ha segnato un vertice tuttora insuperato nel campo del legal thriller, ma anche nell'ambito delle narrazioni strutturate su una pluralità di linee cronologiche. E in questa prospettiva, pure in Bloodline si può rintracciare quel "marchio di fabbrica" che consiste nell'utilizzo della tecnica del flashforward, l'anticipazione di avvenimenti futuri, come elemento di ulteriore complicazione dell'intreccio. Una tecnica impiegata nelle cinque stagioni di Damages con un virtuosisimo sorprendente e con un'intelligenza sopraffina, tale da rendere il flashforward un meccanismo di suspense e, al contempo, un veicolo di riflessione sull'ambiguità e la sostanziale inafferrabilità delle molteplici sfumature del reale.
In Bloodline, in maniera analoga, l'episodio pilota si chiude con una drammatica visione di quanto si verificherà in un futuro prossimo ed inesorabile: John, il figlio responsabile e premuroso, il fratello comprensivo disposto a perdonare gli errori del passato, trascina il corpo privo di sensi (di vita?) di Danny sulla barca dei suoi genitori, per poi provocare un'esplosione che - presumibilmente - inghiottirà Danny in un viluppo di fuoco. "Non siamo persone cattive, ma abbiamo commesso un'azione cattiva" ammette la voce fuori campo di John, suggellando il mistero e il misfatto verso i quali si svilupperà la trama di Bloodline, in maniera progressiva ed inesorabile. In Damages, i flashforward contribuivano a ridefinire la struttura stessa del thriller e ad alimentare il pathos del serrato confronto fra gli avvocati interpretati da Glenn Close e Rose Byrne; in Bloodline, la prolessi rappresenta invece l'unica, vera fonte di suspense, in funzione di un'atmosfera di tragica gravità nella quale non pare aprirsi alcuno spiraglio di luce.
Caino e Abele
Il fratricidio: sembra essere questo, almeno a giudicare dai primi indizi forniti dagli autori nei flashforward (ma anche da altri indicatori, più sottili ma altrettanto emblematici), il tema al cuore di Bloodline. La pecora nera abbattuta dagli altri componenti del gregge, il figliol prodigo massacrato dai suoi fratelli (John, come del resto ci viene fatto intuire fin da subito, non è l'unico responsabile della fine di Danny). La sommessa infelicità della famiglia borghese, il binomio amore/odio, l'istinto di sopraffazione e la pulsione di morte che trapelano dal sepolcro imbiancato dell'amore fra consanguinei: aspetti chiave di una larga parte del teatro e del cinema americani del Novecento, riproposti spesso pure dalla moderna serialità televisiva, secondo le più varie e suggestive declinazioni. In Bloodline, le origini dei contrasti familiari sono riconducibili ad un passato rispetto al quale non è affatto facile tagliare i ponti: ecco così riaffiorare, nel secondo episodio, i tormentosi ricordi d'infanzia di John, che in un concitato flashback rivive l'orrore provato di fronte alla scena del fratello Danny rincorso e picchiato selvaggiamente dal padre.
Sono proprio tali sequenze ad offrire gli apici di coinvolgimento emotivo di una serie che, a giudicare dai due episodi iniziali, punta in particolar modo sull'introspezione psicologica dei protagonisti e sulla cruda disamina delle relazioni che li legano gli uni agli altri. Secondo questa ottica, un prodotto quale Bloodline si inserisce pienamente entro la categoria del dramma familiare, rinunciando quasi del tutto ai twist mozzafiato e ai fascinosi giochi di specchi del suo 'progenitore' Damages, a favore di un'attenzione pressoché assoluta nei confronti dei personaggi, dipinti con uno sguardo quanto più possibile lucido e realistico; una scelta, quella degli autori di Bloodline, che comporta necessariamente la responsabilità di continuare a stimolare la curiosità e l'attenzione del pubblico nel corso di ben tredici episodi, ovvero una sfida tutt'altro che semplice...
Il cast
Con presupposti del genere, e al netto di una scrittura di indubbio spessore, una serie come Bloodline non avrebbe la medesima forza senza una squadra di interpreti di prim'ordine; e, per sua fortuna, lo show targato Netflix può contare su un manipolo di attori validissimi, a partire dal già citato Ben Mendelsohn. Apprezzato in primis nell'ottimo Animal Kingdom, Mendelsohn conferisce alla figura di Danny una natura enigmatica e non facilmente definibile: quella di un uomo inaffidabile e alla deriva, ma anche di un individuo tremendamente fragile nel cui animo si agitano inquietudini e demoni ancora in attesa di rivelarsi del tutto. Alla palese instabilità di Danny fanno da contraltare la solidità e il granitico pragmatismo del secondogenito dei Rayburn: quel John, membro delle forze dell'ordine, che trova il suo interprete ideale in Kyle Chandler, protagonista fino a quattro anni fa della serie TV Friday Night Lights e qui alle prese con un altro ruolo dalle notevoli potenzialità.
Ancora in ombra nei primi due episodi, ma con lo spazio per emergere a dovere nelle puntate successive, vi è la sorella di Danny e John, Meg, avvocato, alla quale presta il volto Linda Cardellini, per molti anni nel cast di E.R. - Medici in prima linea e, nel 2013, fra gli interpreti della sesta stagione di Mad Men; per la parte di Kevin, invece, gli autori si sono affidati a Norbert Leo Butz, un attore impegnato soprattutto a teatro, mentre Jacinda Barrett è Diana, la moglie di John. Sam Shepard costituisce un esempio di casting impeccabile nei panni del severo e autoritario Robert Rayburn, ma a lasciare davvero il segno è un'attrice di enorme talento come Sissy Spacek: la sua Sally, madre dolente divisa fra una timorosa speranza e una logorante sofferenza a causa dei conflitti che stanno dilaniando la propria famiglia, è un personaggio di grande impatto, e nel corso della serie potrebbe regalarci diversi momenti da pelle d'oca.