La giovane Michelle decide di cambiare vita, lasciandosi dietro la città, la casa e il fidanzato. Mentre guida di notte attraverso la Louisiana, rimane tramortita in seguito ad un incidente. Al suo risveglio, si ritrova incatenata in una stanza all'interno di un bunker. Il suo carceriere/benefattore, Howard, le spiega che un misterioso attacco distruttivo ha reso l'America inabitabile, e l'unica speranza per Michelle è restare nel bunker insieme a lui ed Emmett, un altro sopravvissuto. La ragazza si abitua gradualmente alla sua nuova vita sotterranea, ma il dubbio rimane: può fidarsi di Howard? Cos'è successo davvero quella sera? Il mondo è veramente finito?
Il metodo J.J. Abrams
In un'epoca in cui tutto è accessibile e rintracciabile online, si prova un certo sollievo sapendo che esiste un cineasta come J.J. Abrams che, sulla falsariga del collega Christopher Nolan, cerca di far sì che i suoi film possano essere fruiti come quando lui era un giovane spettatore: un'esperienza cinematografica pura, senza infiniti dettagli svelati in interviste, articoli e trailer. Certo, a volte questo approccio può risultare controproducente, come ben sa chi ha visto Into Darkness - Star Trek (film il cui marketing si basava in gran parte sulla smentita continua della presenza di Khan, cattivo principale della pellicola), ma nel complesso è un metodo che merita di essere salvaguardato al giorno d'oggi.
L'esempio più noto di questo modo di pensare è probabilmente Cloverfield, il monster movie di Matt Reeves che nel 2007 uscì praticamente dal nulla a livello di presenza mediatica, per poi farsi apprezzare da critica e pubblico pochi mesi dopo. A distanza di circa otto anni la storia si ripete con 10 Cloverfield Lane, un "consanguineo" - come ha detto lo stesso Abrams, suggerendo quindi che siamo in zona spin-off e non alle prese con un vero e proprio sequel - del film di Reeves, la cui esistenza, per lo meno come parente di Cloverfield, è stata resa nota al pubblico solo un paio di mesi prima dell'uscita nelle sale americane. E noi seguiamo senza esitazioni il consiglio di Abrams, ragion per cui non ci dilungheremo sul legame tra i due film: il piacere della visione di 10 Cloverfield Lane sta anche nella scoperta senza contaminazioni esterne.
Così lontano, così vicino
10 Cloverfield Lane è un film ibrido, nato come progetto a sé stante e poi trasformato in cugino di Cloverfield una volta finito in mano a Bad Robot, la casa di produzione di Abrams. Una trasformazione invisibile, che nulla toglie ai meriti dell'opera prima del regista Dan Trachtenberg. Chi si aspettava, in base al titolo, un film d'azione pieno zeppo di alieni rischia di rimanere deluso, perché 10 Cloverfield Lane è più piccolo, più intimo, più umano. Siamo nei territori del thriller psicologico, dove tutto si basa sulla location claustrofobica e sulle interazioni, tese e a tratti violente, fra i tre protagonisti (e qui si sente la firma, in sede di sceneggiatura, di Damien Chazelle, autore di Whiplash). Al posto del found footage c'è un'impostazione molto teatrale (in senso positivo), che si affida principalmente a tre grandissime interpretazioni. In particolare, a brillare di una luce recitativa mai veramente vista prima è Mary Elizabeth Winstead, che mette in mostra una versatilità piuttosto inedita con una performance che è l'ancora emotiva del film.
E poi c'è John Goodman, enorme - in tutti i sensi - e terrificante, capace di far venire i brividi con l'arma più improbabile di tutte, quel sorriso che lo accompagna da decenni e lo ha aiutato a costruire una vasta gamma di personaggi irresistibilmente simpatici. Solitamente "relegato" a ruoli di supporto, qui ha l'occasione di dominare insieme alla Winstead e, come da copione, non delude. Completa il quadro John Gallagher Jr., visto da poco in Hush - il terrore del silenzio e in questa sede il ponte ideale fra l'innocenza di Michelle e la violenza repressa di Howard. Viene quasi il sospetto che Abrams, al quale dobbiamo anche il cameo vocale di Bradley Cooper all'inizio del film, abbia deciso di trasformare The Cellar - questo il titolo originale - in 10 Cloverfield Lane soprattutto per dare maggiore visibilità ad un anti-blockbuster che, in un periodo dominato da supereroi, Star Wars e Transformers, ha la capacità di ricordarci che esistono anche esperienze cinematografiche più piccole, ma pur sempre di genere ed altrettanto divertenti. In tal caso, chapeau!
Il futuro
Senza svelare troppo, possiamo dire che la strada rimane tuttora aperta per un più tradizionale Cloverfield 2, ma in questo caso le possibilità sono veramente illimitate, e il successo commerciale di 10 Cloverfield Lane - finora 105 milioni di dollari a livello globale, ossia ben sette volte il suo budget produttivo, con un rientro economico notevole - conferma un certo appetito per un entertainment diverso. Se l'esplorazione di questa storia dovesse continuare, possibilmente con una specie di format antologico, potremmo trovarci ad avere a che fare con un franchise davvero diverso e piuttosto originale.
Il che, al giorno d'oggi, non può che essere un bene.
Movieplayer.it
4.0/5