"E' la realizzazione di un sogno, un sogno cominciato quando ero bambino. Sono cresciuto a Taiwan, ma mia madre era di Pechino e ho respirato cultura cinese ovunque: in casa, a scuola, al cinema. Così ho voluto mettere questa Cina in un film. Ma si tratta di una Cina fantastica, che probabilmente non è mai esistita. Per questo parlo di un sogno: ho inseguito un sogno, con la cocciutaggine e l'incoscienza di un sognatore". Così il regista Ang Lee racconta il suo film, che si capisce essere, tra quelli da lui diretti, il più sentito, probabilmente il più amato. Un film che nasce nella mente del suo autore nel lontano 1995, subito dopo il successo della commedia Mangiare bere uomo donna, quando Lee inizia a scrivere una sceneggiatura ispirata a una parte di un mastodontico romanzo (cinque volumi!) appartenente alla cultura popolare cinese.
Una volta terminato lo script, il regista inizia una serie di lunghe ed estenuanti trattative con la burocrazia cinese per assicurasi le future locations del film (che andranno dal deserto del Gobi alle Montagne Gialle), mentre il co-sceneggiatore James Schamus si mette alla ricerca di un finanziatore tra Asia, Europa e Stati Uniti. Alla fine, il film sarà una coproduzione Cina/Hong Kong/Taiwan, con i capitali statunitensi impiegati grazie al sostegno delle filiali asiatiche di Sony e Columbia.
La scelta del protagonista doveva inizialmente ricadere su Jet Li, vera e propria star del cinema di arti marziali di Hong Kong, da poco giunto al successo anche in occidente (il suo ultimo film è The One, diretto da James Wong); l'attore in quel periodo era però impegnato in un altro progetto, e la scelta di Lee è ricaduta così su Chow Yun-Fat, forse il più noto attore hongkonghese degli ultimi anni, giunto al successo negli anni ottanta grazie ai coreografici action diretti da John Woo, il regista a cui più di ogni altro deve la sua attuale notorietà. La scelta di Michelle Yeoh nel ruolo della co-protagonista è stata invece immediata e spontanea: l'attrice, con i suoi oltre venti film interpretati e la sua indiscussa abilità nelle arti marziali (unita a un numero incredibile di incidenti rimediati sui set di vari film, compreso questo: conseguenza questa della sua ferrea volontà di girare anche le scene più pericolose senza controfigure), era l'ideale in quanto a grazia, intensità di recitazione e forza fisica. Quanto a Zhang Ziyi, che interpreta la giovane Jen, si è trattato invece una vera e propria scommessa: dopo aver studiato danza, la ragazza aveva esordito con Zhang Yimou nel già citato La Strada Verso Casa, ed è stato proprio il regista cinese a consigliarla ad Ang Lee per un ruolo certo non facile, né dal punto di vista fisico né da quello strettamente interpretativo: oltre ad imparare le arti marziali, da lei sconosciute prima di girare questo film, la giovane attrice ha dovuto studiare per cinque mesi comportamento, etichetta e calligrafia, per entrare alla perfezione nel ruolo della figlia di un governatore cinese dell'800.
Le prime difficoltà che Ang Lee e il coreografo Yuen Woo-Ping si sono dovuti trovare ad affrontare non appena iniziate le riprese consistevano proprio nell'inesperienza nelle scene di combattimento di Zhang Ziyi e dello stesso Chow Yun-Fat, in passato mai impegnato in un film di arti marziali; il primo combattimento tra i due, ambientato in un cimitero, è stato infatti estremamente difficoltoso da girare e gli otto giorni di riprese previsti hanno finito per diventare sedici. La quasi totalità delle scene di lotta sono state realizzate usando la tecnica del wire-work, molto usata ad Hong Kong nei film di questo genere, che permette agli attori di compiere complicate evoluzioni nell'aria sfidando le leggi della gravità: l'attore viene messo dentro un'imbracatura e legato ad una serie di cavi, manovrati da un gruppo di esperti usando un complicato sistema di ganci e carrucole; i cavi vengono poi cancellati al computer in fase di post-produzione. I movimenti devono essere coordinati alla perfezione in modo da ricreare esattamente l'idea che il coreografo si è fatto della scena in questione: neanche il più piccolo dettaglio viene lasciato al caso. Due esempi significativi dell'utilizzo di questa tecnica sono il combattimento iniziale tra Michelle Yeoh e Zhang Ziyi, con le due attrici che scalano i muri e si inseguono volteggiando sui tetti delle case di Pechino, e la già citata, splendida sequenza del duello aereo tra Chow Yun-Fat e la stessa Zhang Ziyi sugli alberi della foresta: sequenza complessa, che ha richiesto due settimane di riprese e che omaggia un film molto amato dal regista, quel A Touch Of Zen diretto da King Hu nel 1969 e da molti considerato un classico della storia del cinema, non solo di quello di arti marziali. Per alcune scene, tra cui quest'ultima, Ang Lee si è avvalso anche di un sistema computerizzato di pre-visualizzazione delle immagini (opera dello stesso team, guidato da Roy Hodgson, che si aggiudicò l'Oscar per Matrix), che gli ha consentito di generare virtualmente le sequenze che aveva in mente prima che fossero materialmente girate, in modo di poterne valutare l'effetto e di poter prevedere eventuali imperfezioni: una sorta di storyboard virtuale di grande efficacia, che ha aiutato il regista a tenere sotto controllo ogni minimo particolare. La computer-grafica è stata inoltre utilizzata, seppur in modo discreto, per ricreare alcuni scenari (vedi l'antica Pechino, assemblaggio di fotografie di edifici antichi e immagini generate al computer) e per agire sullo spazio, spesso limitato, lasciato a disposizione dalla tecnica del wire-work, che per sua natura impedisce le riprese in campo lungo: un esempio del connubio di questi due elementi è nell'inseguimento tra Chow Yun-Fat e Zhang Ziyi sulla superficie del lago, precedente al duello nella foresta, rielaborato al computer per essere trasformato, appunto, in una ripresa in campo lungo, con le traiettorie dei balzi compiuti dai due attori molto più ampie di quelle effettivamente seguite.
Le musiche del film, in bilico tra ariose melodie romantiche e ritmi incalzanti, sono state composte dal musicista cinese Tan Dun, uno dei più apprezzati compositori orientali contemporanei (insignito di diversi premi anche in occidente), mentre l'altrettanto noto violoncellista Yo Yo Ma ha suonato alcuni degli assolo, avvalendosi anche di strumenti d'epoca. La canzone dei titoli di coda, "A Love Before Time", ricavata dal tema principale del film, è invece interpretata dalla popstar Coco Lee, che ne ha inciso due versioni, una in mandarino e una in inglese.
Il film è stato presentato in anteprima al festival di Cannes del 2000 raccogliendo unanimi consensi da parte del pubblico e della critica presenti; questo risultato ha funzionato come trampolino di lancio per la sua presentazione in occidente, che ha fatto registrare l'entusiasmo del pubblico francese e i successivi consensi delle platee europee e statunitensi, fino al riconoscimento ufficiale tributato dall'Academy Awards, che, come è noto, gli ha attribuito quattro statuette (film straniero, fotografia, colonna sonora e scenografia).
La realizzazione de La Tigre e il Dragone
"E' la realizzazione di un sogno, un sogno cominciato quando ero bambino. Si tratta di una Cina fantastica, che probabilmente non è mai esistita. Per questo parlo di un sogno: ho inseguito un sogno, con la cocciutaggine e l'incoscienza di un sognatore".