E' un divertito Steve Della Casa che parla ad una divertita platea, quello che presenta il DVD Uomini Forti, il suo documentario e atto d'amore verso il cinema mitologico degli anni '50 e '60, quello dei culturisti americani come Steve Reeves o Gordon Mitchell e delle discinte e provocanti ancelle. Il cinema delle visioni chiassose (come ricorda Verdone) e dei molti trucchi (come ricorda Enrico Lucherini) ma soprattutto dei grandi incassi nazionali e internazionali a fronte di budget non eccezionali.
Critico, direttore del festival di Torino ed eminenza del cinema piemontese, Della Casa è una delle menti cinematografiche più attive e prolifiche al momento in circolazione e non meraviglia che una simile operazione provenga proprio da lui che assieme a Marco Giusti (altro amante del cinema mitologico italiano) è stato uno degli alfieri della rivalutazione del cinema italiano di serie B.
Certo non si tratta dei film di Mario Bava o di Ferdinando DiLeo, vere perle da rivalutare, ma il documentario di 50 minuti, realizzato aggregando materiale dell'epoca, cinegiornali dell'Istituto Luce e moderne interviste ad attori e registi di quei film nonchè qualche altro amante del genere, è più un atto d'amore che un tentativo di rivalutazione di un cinema che incassava molto ma era anche fatto con parecchia ingenuità e trascuratezza. Un cinema dai grandi numeri, dalle molte produzioni e dalle molte maestranze, basti pensare, come ricorda lo stesso Della Casa, che è stato in questo genere che si sono fatti le ossa maestri come Antonioni e Lizzani. Insomma un esempio di vera e propria industria del cinema all'interno del panorama italiano della Cinecittà anni '50/'60.
Incalzato da qualche domanda, Della Casa rispolvera con gusto qualche titolo degno di nota come Maciste l'eroe più grande del mondo, realizzato unicamente con taglia e incolla di scene scartate da altri film, oppure Ercole alla conquista di Atlantide che può vantare la presenza di Gian Maria Volontè ed Enrico Maria Salerno o ancora I giganti di Roma, un vero e proprio remake di I cannoni di Navarone.
Ed è proprio con competenza e affetto che Steve Della Casa ha girato questo piccolo documentario che parlando di questo cinema riesce a dare anche una visione da dietro le quinte del cinema del periodo d'oro di Cinecittà e una visione divertita e poco seriosa di quell'artigianalità all'italiana. Ed è con il medesimo affetto che ricorda il suo curioso rapporto con il forzuto (ma attempato) Gordon Mitchell, che lusingato dalla stima e dalla conoscenza di Della Casa era diventato in breve suo amico. Amico al punto da inviargli ogni anno biglietti d'auguri da una palestra inesistente e continuare a proporgli di fare un film intitolato Superspaghetti, su un uomo che mangiando gli spaghetti diventa buono.