La perla di Vermeer
Peter Webber, documentarista all'esordio cinematografico, dipinge una pellicola visivamente magnifica incarnando l'essenza del Maestro fiammingo Johannes Vermeer (1632-1675). I suoi collaboratori dei reparti costumi, scenografia e fotografia (le tre categorie concorrono per l'assegnazione del premio Oscar 2004) hanno effigiato ogni singola sequenza riuscendo nell'intento di restituire la gentilezza del pennello del pittore. Il film è assolutamente un quadro di Vermeer. Il ritratto è la candida attrice Scarlett Johansson. La sua bellezza esangue assorbe le cornici dello schermo e cattura lo sguardo di chi si lascia sedurre. Dà vita, insieme all'inglese Colin Firth, ad uno dei rapporti platonici più violentemente repressi della storia del cinema.
Minimalista l'interpretazione dei due attori, come richiede la storia stessa. Non è sempre necessario essere passionali, violenti o in fin di vita per suscitare una forte emozione. Non è la lacrima in meno a sedare lo scompiglio interiore. La sensibilità personale è l'unità di misura per apprezzare La ragazza con l'orecchino di perla. La domestica Griet è l'unica in casa Vermeer ad avere l'occhio, l'unica dotata della finezza essenziale per riconoscere la luce dei colori, rilevare la spazialità degli oggetti negli ambienti, percepire la creatività del pittore. Essere, pertanto, il seme della discordia per il resto della famiglia.
L'idea di partenza è di Tracy Chevalier, autrice del romanzo da cui il film è tratto, la quale si è sempre chiesta cosa potesse mai avere fatto Vermeer a quella ragazza per farla sembrare così triste e felice allo stesso tempo. Con i pochi elementi conosciuti sulla vita dell'ermetico pittore, la scrittrice ha immaginato la situazione caotica in casa dell'artista, tra problemi finanziari e incomprensioni familiari, nell'Olanda del 1665. La ragazza con l'orecchino di perla, l'autentico dipinto, è conservato nella collezione permanente della Mauritshuis a L'Aia.