Che Michiel Blanchart, regista belga all'esordio, ci sappia fare, è palese. Riprendendo i lacci di un thriller urbano, ma iniziando quasi fosse un film sociale (sullo sfondo le proteste, affossate dai manganelli della polizia, dei dimostranti a favore del Black Lives Matter), sforna (letteralmente) una sorta di fuggitivo post-moderno. Di conseguenza, il suo notevole debutto, Night Call (titolo originale, La Nuit se traine) ha fatto un po' il giro di tutti i festival, arrivando anche alla Festa del Cinema di Roma. Un bell'acchiappo, senza dubbio, visto l'animo adrenalinico di un film che scorre e corre via veloce, a metà tra un action alla Liam Neeson e il migliore dei lungometraggi di genere europei.
Pur non inventando nulla di nuovo, Blanchart, rafforza i migliori spunti di un'offerta autoriale nuova e fresca, di matrice appunto europea, e in netta evoluzione rispetto ai canoni del cinema hollywoodiano. Tant'è, che il suo precedente cortometraggio, You're Dead Helene, già selezionato per gli Oscar, è stato opzionato nientemeno che da Sam Raimi per un lungometraggio in fase di preparazione.
Night Call: una notte infinita
Atmosfera caldissima, come detto, in Night Call. Ossuto nella struttura, e sicuro nell'avanzare all'interno di una notte impossibile, racconta di Mady (Jonathan Feltre) che, per pagarsi gli studi, lavora di notte come fabbro, o meglio risponde alle chiamate di chi ha perso le chiavi di casa, manomettendo le serrature delle porte. Profilo basso e professionalità garantita, si imbatte in una ragazza rimasta chiusa fuori. Non ha documenti con sé (per dimostrare che quello sia effettivamente il suo appartamento), e sembra un filo frettolosa. Tuttavia, accetta l'incarico. Quando la ragazza misteriosa scende per andare a prelevare per pagare il servizio, Mady si ritroverà però ad affrontare una nottata imprevista e imprevedibile, braccato da una banda di criminali capitanati dall'ambiguo Yannick (Romain Duris, strepitoso).
Azioni e reazioni per un film dal grande ritmo
Insomma, il film di Michiel Blanchart ruota sul classico spunto dell'anti-eroe, che si ritrova a vivere una situazione marcatamente più grande di lui. Il plot twist, quindi, diventa la spinta propulsiva per generare cinema di alta qualità, che ragiona sui concetti scenografici (la fotografia urbana, il sound design) applicandoli al meglio alla sceneggiatura. Sceneggiatura, lo diciamo, che prevede una certa sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore. È qui che Night Call - La Nuit se traine perde infatti una parte del suo spirito: a tratti, la reazione di Mady sembra ben poco realistica, nonostante l'atmosfera metropolitana che alleggia sul film, capace invece di rendere la messa in scena credibile, alternando di continuo azioni e reazioni.
Derivativo di un certo cinema action americano, Night Call trattiene il fiato per oltre novanta minuti, stilizzando lo schema costruito dal regista, che gioca su un montaggio frettoloso per modellare al meglio un ritmo forsennato. Tuttavia, se l'odissea di Mandy sembra segnata, sarà poi il finale, ragionato e assestato, a dare al film un senso tutto nuovo: il posto sbagliato e il momento sbagliato saranno perciò il compimento di un percorso assurdamente catartico, che riflette - senza indugio - sulle scelte giuste da compiere, e su cosa siamo disposti davvero a fare una volta superati i nostri limiti. E in questo, il timido Mandy si rivelerà archetipo perfetto di un'opera prima di eccezionale impatto.
Conclusioni
Posto sbagliato, momento sbagliato. Questo lo spunto dietro Night Call di Michiel Blanchart, regista belga che dimostra di saperci fare, tanto nel ritmo quanto nello spirito. Un umore costante, sempre sull'orlo dell'implosione. Un film che corre dritto, verso un finale di quelli capace di cambiare la prospettiva dell'intera storia.
Perché ci piace
- Il tono generale.
- Il ritmo.
- La prova di Jonathan Feltre.
Cosa non va
- Alcuni passaggi decisamente esagerati.