Due studentesse si imbattono nel famoso "video maledetto", ritenuto una leggenda urbana, e devono fare i conti con la maledizione di Sadako Yamamura, che si manifesterà dopo due giorni per mietere vittime. Un'altra ragazza si trasferisce in una casa che si trova vicino all'abitazione infestata dalla perfida Kayako e dal di lei figlio Toshio, e rischia di finire nelle grinfie dei due spiriti maligni. Per risolvere il duplice problema, un esorcista escogita uno stratagemma estremo: far scontrare Sadako e Kayako, nella speranza che si distruggano a vicenda...
A volte ritornano
Contando anche i remake americani e relativi sequel, The Ring vs. The Grudge è il dodicesimo episodio sia di Ringu che di Ju-on, i due massimi esponenti del cosiddetto J-horror che terrorizza il pubblico da quasi vent'anni (il primo franchise è stato inaugurato nel 1998, il secondo nel 2000). Due decenni nel corso dei quali sono cambiate molte cose, in particolare nella saga di Ju-on dove negli ultimi anni Kayako è stata ridotta al rango di antagonista secondario, ma gli elementi di base sono sempre gli stessi: la videocassetta di Sadako, accompagnata dall'immagine agghiacciante di lei che esce dal televisore con il volto coperto dai lunghissimi capelli neri, e il rantolo di morte che segnala l'arrivo di Kayako, preferibilmente mentre scende le scale contorcendosi come Linda Blair ne L'esorcista. Adesso è arrivato il momento del vero scontro tra le due entità maligne, sulla falsariga degli infiniti combattimenti tra Godzilla e altri mostri della Toho o, spostandoci in America ma restando in zona horror, del pessimo Freddy Vs. Jason che nel 2003 sancì la fine definitiva delle saghe originali di Nightmare - Dal profondo della notte e Venerdì 13.
Uno scontro molto atteso, che nel natio Giappone è stato promosso a livello di marketing con delle trovate a dir poco bislacche, come l'apparizione a sorpresa di Sadako e Kayako durante una partita di baseball, e che per l'anteprima italiana in occasione della notte horror del Torino Film Festival ha attirato una vera orda di spettatori entusiasti, i cui applausi hanno accolto già l'apparizione del titolo. E in quel contesto, come parte di una maratona del brivido conclusasi alle 5 del mattino, la presenza di un titolo simile è più che giustificabile. Più difficile, invece, che riesca a sfigurare in sala, da solo, quando ad orari più umani e senza l'euforia collettiva della minirassegna, diventano molto più evidenti i difetti di questa operazione, a cominciare da quel titolo ingannevole, problema che accomuna vari film con lo scontro annunciato (vedi anche il recente Batman v Superman: Dawn of Justice): le botte ci sono, ma arrivano tardi e durano pochissimo, in questo caso ponendo le basi per quello che, nelle intenzioni di chi ha realizzato il lungometraggio, dovrebbe essere l'ennesima incarnazione dei due franchise.
La continuità, questa sconosciuta
A livello filologico The Ring vs. The Grudge è al contempo lodevole e blasfemo: se da un lato reintroduce Kayako come vera antagonista di Ju-on, dopo una manciata di film dove era al servizio di Toshio, dall'altro stravolge completamente la mitologia di Ringu, trasformando i sette giorni canonici che passano dalla telefonata di Sadako al momento della morte in appena quarantotto ore, presumibilmente per motivi legati al ritmo del racconto. Un paradosso che potrebbe anche funzionare se l'operazione intendesse puntare sull'ironia e sottolineare la mancanza di continuità in saghe di lunga durata, tra infinite reinvenzioni sia in patria che all'estero, nonché l'assurdità del crossover stesso. Invece il regista Kôji Shiraishi prende tutto sul serio, passando da momenti di tensione sporadicamente efficaci a discussioni ridicole sulla natura delle due maledizioni, tra le quali si salva solo una lezione sul concetto delle leggende urbane, un elemento che avrebbe potuto - anzi, dovuto - essere approfondito per esplorare le due storyline da un punto di vista relativamente inedito (in chiave seria o autoironica, a scelta). Certo, chi si aspetta solo il solito horror da vedere con gli amici un sabato sera potrebbe anche accontentarsi, ma è alquanto mortificante, in un panorama di genere dove i prodotti veramente interessanti scarseggiano al di fuori dei festival e del mercato home video/streaming, vedere anche due franchise di tutto rispetto ridotti ad una lunga, spesso imbarazzante barzelletta.
Meno male che c'è l'esorcista
Non giova al film neanche la caratterizzazione delle protagoniste, le solite studentesse il cui unico ruolo, purtroppo, è sembrare preoccupate e/o spaventate a seconda delle esigenze delle diverse scene. A dare manforte a questo insipido terzetto c'è però un personaggio strepitoso, uno strambo esorcista che, accompagnato da una giovane medium cieca, meriterebbe un proprio spin-off. Solo lui, a livello di scrittura e recitazione, è perfettamente inserito in quello che dovrebbe essere un lungometraggio votato all'assurdo e al trash, ma che sacrifica la decostruzione del J-horror in nome di spaventi "normali" che si manifestano solo a tratti e in poche occasioni (incluso l'obbligatorio jump scare di natura felina, qui usato mediamente bene). In sostanza, quella di The Ring vs. The Grudge è un'esperienza molto frustrante, causata da un prodotto girato in maniera competente ma incapace di sfruttare nel modo giusto la maggior parte delle proprie potenzialità, nella convinzione che riciclare materiale già visto senza rifletterci minimamente sopra e ignorare le regole dei due franchise di base sia sufficiente per intrattenere lo spettatore. E lì si cela il vero orrore: sapere che, molto probabilmente, eventuali sequel - annunciati sia dal finale "a sorpresa" che da una scena collocata dopo i titoli di coda - continueranno nella stessa direzione.
Movieplayer.it
2.0/5