Una donna sulla ventina abbandonata in un luogo poco frequentato, il suo cadavere imbottito di cocaina. Le indagini conducono al suicidio; questo almeno è l'ipotesi più gettonata dalla dottoressa Viola Mantovani (Simona Cavallari, la "signora della legge" di tantissime fiction) che si occupa dell'indagine locale, mentre l'ispettore di Milano Michele Benvenuto (Giuseppe Zeno) si persuade che l'overdose della giovane sia stata indotta da criminali legati alla famiglia di origini calabresi dei Marruso.
Inizia così Le mani dentro la città, fiction di Canale 5 in partenza venerdì 14 marzo in prima serata per sei settimane.
Scritta dal veterano del genere Claudio Fava (Il capo dei capi, Il clan dei camorristi), indaga la realtà dell'infiltrazione del crimine organizzato nella "operosa città" di Milano, che come i comuni della Brianza e limitrofi ha sofferto per la recessione economica rendendo più forti associazioni a delinquere come la 'ndrangheta. La cittadina della provincia milanese inventata per la fiction, dove è stata rinvenuto il corpo della giovane, pare avere un legame di natura economica con il capoluogo lombardo; infatti i Marruso, trasferiti al Nord da ormai tre generazioni e perfettamente integrati nel tessuto sociale settentrionale, vantano ormai ingerenze anche nel campo amministrativo. Il patriarca della famiglia Carmine ha il controllo su una grossa operazione finanziaria che vede la connivenza del corrotto sindaco locale; a parte la figlia Maria, che è stata tenuta parzialmente fuori dalle attività dei Marruso, gli altri eredi dell'uomo, Pinuccio (Marco Rossetti) e Fulvio (Giulio Beranek) sono estensione del padre nelle attività illegali, tra le quali c'è anche lo spaccio di cocaina. Questa arriva in aeroporto con l'aiuto di un poliziotto corrotto, e solo l'insistenza di Benevento, irremovibile, porta all'individuazione della partita e dell'agente coinvolto. Mafia vs forze dell'ordine
Inizia così una guerra senza quartiere tra la polizia lombarda e la 'ndrangheta infiltrata al Nord e incarnata dai Marruso. La fiction mediaset punta su volti noti, come quello di Cavalleri e Zeno, conosciuti al pubblico di questo tipo di prodotto. Più improntata al poliziesco rispetto al Tv movie che solo un mesetto fa ha portato lo stesso tema in evidenza, L'assalto con Diego Abatantuono nei panni di un imprenditore in debito con la 'ndrangheta, Le mani dentro la città cerca di dare rilevanza a un dato che in molti al Nord stentano ad accettare: che la mafia è perfettamente integrata e al Nord fa ottimi affari. Mentre il Tv movie partiva dal punto di vista dell'imprenditore edile onesto che ricorreva ai soldi dei criminali per cercare di salvare l'azienda costruita facendo tanti sacrifici, Le mani dentro la città divide lo sguardo; da un lato la famiglia mafiosa dei Marruso, dall'altra la squadra speciale dei poliziotti che rischiano la vita per cercare di sventarne i piani illegali. La prima impressione
Niente di nuovo all'orizzonte per quanto riguarda la struttura e la costruzione della fiction Mediaset di stampo poliziesco: l'aspetto meno gradevole è probabilmente quello delle musiche troppo invadenti, mentre la recitazione della coppia protagonista rivela l'assuefazione degli interpreti a questo tipo di lavoro, che ormai conoscono troppo bene. Dal primo episodio mostrato la serie sembra più un pretesto per l'ennesima fiction procedurale, ma ci auguriamo che con le puntate successive vengano esplorate, come sembra, le dinamiche relazionali dei personaggi, soprattutto dalla parte dei Marruso, anche a discapito delle indagini destinate a svelare i tanti strati della corruzione.